giovedì 17 dicembre 2009

Ringrazio i miei lettori

Ringrazio i miei lettori che mi seguono sempre più assiduamente anche se non aggiorno frequentemente il blog (sono un normale studente universitario dopotutto).

Vi ringrazio anche perché, oggi, mi è stato comunicato che il mio piccolo blog si è classificato 117 nella nuova classifica tenuta da wikio.it!!! Grazie ancora a tutti!!

giovedì 10 dicembre 2009

Aggiornamento FLASH euribor – Dicembre 2009

Per vedere tutti gli articoli più aggiornati sull’euribor, [clicca qui].

Credo che lasciare parlare i grafici sia già abbastanza per capire l’andamento dell’euribor. Ricordo solo ai meno esperti che esistono 14 tipi di euribor, tutti in base alle varie scadenze previste (per esempio, se siete interessati ad un prestito con pagamento ogni anno, si andrà a vedere l’andamento dell’euribor ad 1 anno, mentre per i normali mutui il riferimento è l’euribor a 3 mesi). Dunque quelli a scadenza più breve saranno più variabili perché dipendenti dalla situazione economica “giornaliera”, mentre quelli a scadenza sono meno volatili, ma solitamente indicano quello che è la tendenza prevalente nel mercato.

euribor 2009

 

set09, euribor

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sabato 5 dicembre 2009

Us occupation

Sul fronte occupazionale americano il mercato del lavoro sembra smuoversi, almeno da quel che risulta dalle indagini statistiche. Infatti in questa settimana sia i Jobless claims che i dati della disoccupazione sono stati nettamente migliori delle attese.

jobless

E specialmente i Nonfarm Payrolls (indicatore che indica i posti di lavoro persi o aggiunti mensilmente), hanno mostrato un miglioramento nettamente imprevisto (consenso fermo sui –100.000 posti di lavoro persi contro il -11,000 rilevato dal Bls), e secondo gli economisti più ottimisti già dalla prossima lettura si avrà un guadagno di posti di lavoro [Link]; guadagno che non avveniva dai primi mesi del 2008.

nonfarmpayroll

Situazione che dunque, almeno dai numeri, sembra in via di miglioramento. Ma ho voluto, perdendomi tra fogli di Excel, cercare un grafico che mi permettesse (e che offro a tutti voi lettori) di individuare una sorta di equilibrio di lungo periodo dell’economia americana in particolare, ma si potrebbe fare su qualsiasi altra nazione.

Ecco a voi, un adattamento del sottoscritto del famoso indicatore inspirato dalla legge di Okun. Il confronto si basa sulle variazioni trimestrali del Prodotto interno lordo e il tasso di disoccupazione rilevato all’inizio di ogni trimestre.

equilibrio

Il puntino blu è la situazione riscontrata il terzo trimestre 2009: crescita economica al 2,8% e tasso di disoccupazione al 9,8%. E’ evidente che la situazione è fuori dalla media, e non di poco. Infatti, se rapportiamo tutti i dati ad un rappresentazione lineare (tendenza lineare), ad un tasso di crescita del 2,8%, la disoccupazione in equilibrio dovrebbe attestarsi tra il 6 e il 6,5%, ben al di sotto di dove oggi si trova. E visto che si tratta di una tendenza basata sugli ultimi 29 anni, ha parecchia attendibilità e nei prossimi mesi, e forse anni, l’andamento dovrà allinearsi alla tendenza lineare (linea verde nel grafico) (ndr dopo la stesura iniziale: con excel, ricontrollando, ho verificato che il modello nella sua struttura non è molto rappresentativo della realtà. Lo terrò sempre in considerazione ma cercherò in questa settimana di svilupparne uno sulla situazione italiana o europea). Sempre che non si tratti di una crisi mai vissuta prima, c’è sempre una prima volta!

Siete d’accordo con me o la vedete in modo diverso? Commentate qui sotto!

* Vorrei suggerirvi anche una bella analisi sicuramente più corretta della mia presa dal blog calculatedrisk, in cui si è fatto un confronto tra crescita economica e i Nonfarm Payrolls. Questo è il [link].

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mercoledì 2 dicembre 2009

Dov’è andato a finire l’effetto Dubai?

L’effetto Dubai dov’è per quanto si è visto? Secondo me non c’è mai stato: solo un rumors per riportare equilibrio al troppo ottimismo che ormai stava girando e che ora ricomincerà a crescere… e poi, i 60 miliardi di Dubai rappresentano il 0,90% (su per giù…) una porzione infinitesimale del Pil Mondiale, che si aggira su stime che stavano sui 65,61 triliardi (mille miliardi di miliardi  di dollari nel 2007 [fonte economywatch].

Ecco invece, diverse spunti positivi….

Australia_rate

  • Dopo un mese dall’ultimo rialzo, la banca centrale Australiana rialza i tassi al 3,5%. Questo il comunicato di Bloomberg [link].

BDi

  • Il Baltic Dry Index ha fissato nuovi massimi da un anno pochi giorni fa: le commodity sono molto toniche ora, e anche i metalli industriali cominciano a performare bene. E se c’è domanda di metalli industriali, vuol dire che c’è l’industria dietro che compra…

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domenica 29 novembre 2009

Sono giuste le critiche sul deficit italiano?

In questi ultimi anni, le discussioni riguardo il deficit italiano hanno sempre fatto seguito alle critiche di gran parte degli osservatori internazionali, tra cui la stessa commissione Ue che deve accertarsi il rispetto del rapporto deficit/pil al 3% per tutti i membri dell’Unione. In questi mesi, poi, le questioni si sono fatte ancora più critiche, visto l’andamento economico generale e la crescita  (anche se a ritmi più bassi degli altri paesi) del terzo debito pubblico mondiale, previsto al 115,30% rispetto al Pil dal [Dpef 2010-2013 (pag.... 7)].

A parte la questione indebitamento, che meriterebbe un articolo a parte, proviamo a concentrare il mio articolo sulla questione deficit.

Il deficit è un pensiero economico ormai assodato nella finanza pubblica. Ormai ogni governo nazionale accetta e prevede il deficit come strumento per finanziare le proprie politiche fiscali e governative. In sostanza, il deficit va ad indicare il “saldo” tra i ricavi e i costi dell’intera PA e l’intero settore pubblico. E’ logico intuire che, se il saldo fosse positivo, si avrebbe un surplus pubblico, mentre se fosse negativo, si avrebbe il più comune deficit. Questo comunque non toglie il fatto che, anche in Europa vi siano esempi di surplus pubblici; chiari esempi possono essere la Danimarca, Germania e Olanda [dati riferiti al 2008]. Vi invito comunque a leggere il concetto di deficit su wikipedia.

Dai documenti Ocse, e dopo alcune correzioni che hanno reso sicuramente meno preciso i dati, ho elaborato l’andamento del deficit-pil dal 2000 di alcuni paesi europei.

deficitpil

In grassetto ho marciato i principali paesi “spia” che, secondo il mio punto di vista, rappresentano i “poli” dell’economia Europea (dalla parsimoniosa Germania all’ Inghilterra disastrata dal settore bancario). Certo, credo che anche voi vi sareste immaginati una situazione generale ben più grave, ma questo è la situazione, i “numeri” su cui bisogna discutere.

Ora direi di cominciare a fare qualche osservazione su quello che possiamo capire e interpretare da questo grafico:

  • Nel 2008, cioè nell’anno dell’esplosione della crisi (che comunque ha sferrato i suoi colpi più duri nel 2009) solo 5 erano i paesi europei a rischio di eccessivo deficit, e dunque di incorrere nella procedura di infrazione (importante nota: nel grafico non sono rappresentati solo in paesi che hanno adottato l’euro, ma paesi della “zona” europea. L’infrazione non può infatti procedere contro i paesi che non adottano l’euro!): Polonia, Irlanda, Grecia, Inghilterra e Francia.
  • Negli ultimi otto anni (dal 2000), l’Italia ha sfondato il tetto del 3% solo nel 2005, a cui sono seguiti due anni di forte contrazione, anche grazie a manovre finanziare molto rigide promosse dal governo Prodi (oggetto di numerose critiche per la priorità che il governo ha dato all’equilibrio statale rispetto alle imprese e le famiglie).
  • Situazione molto allarmante è quella della Spagna. Nel biennio 2006-2007 presentava un surplus del 1,85% (il surplus è indicato da tutti i grafici sotto l’asse dello zero) e in meno di un anno il deficit è esploso già oltre al 3% del Pil, e secondo il Wall Street Journal non si fermerà su questa soglia [link Wsj].
  • I dati del 2009 non sono ancora stati ufficializzati, ma la commissione europea ha già aperto le procedure di infrazione per deficit eccessivo e stilato i relativi piani. Da un articolo de La Stampa, leggiamo:

“La Commissione europea ha proposto oggi di fissare al 2013 il termine per riportare il deficit sotto il 3% in Austria, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Paesi Bassi e Portogallo, mentre ha dato un anno in più all'Irlanda e due al Regno Unito. Il termine per Italia e Belgio è invece fissato al 2012, poiché i due paesi sono caratterizzati “da una dimensione inferiore del disavanzo e dalla contemporanea esistenza di un elevato debito pubblico”. [link La Stampa], 11-11-2009.

 

Ma ritorniamo alla questione principale, sono giuste le critiche sul deficit italiano?

Io credo proprio di no. Il nostro paese è afflitto da un grossissimo debito pubblico e risulterebbe logico pensare che l’andamento del deficit sia correlato. Invece, contrariamente a quanto la logica ci farebbe pensare, il deficit è molto più sotto controllo di quanto sembra. Vi è difficile credere a questa mia opinione? Allora, utilizzando solo le previsioni di due sole nazioni, quella Italiana (stime commissione Ue) e Spagna (stime WsJ dell’ articolo precedente), ho ottenuto quest’altro grafico.

deficitpilproiez Chi ha voglia di richiedere a Zapatero del sorpasso economico della Spagna sull’Italia? Dov’è tutto quel benessere che Zapatero dice di aver creato (disoccupazione al 18%; un esplosione che sta preoccupando tutta l’europa)?

Io in Spagna in questo ultimo decennio ho visto solo una bolla, una bolla immobiliare! Ma quale sorpasso…

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giovedì 26 novembre 2009

Liquidità e basi monetarie

E’ stato interessante leggere ieri, sul sito di intermaketandmore, una bellissima ricerca che è andata ad indagare ancora in maniera più profonda gli aggregati monetari americani e la liquidità immessa sul mercato rispetto al mio precedente articolo.

Questa è stata la conclusione di Mattacchiuz, l’autore della ricerca:

“In conclusione, sono partito cercando di capire i probabili sviluppi del nostro sistema finanziario, esplorando  possibilità di un’inflazione galoppante e di una estenuante deflazione. Ho cercato i dati più depurati possibile, per capire se davvero esiste tutta questa liquidità, pronta a inondare il mercato non appena l’economia si sia ripresa. La risposta che mi sono dato è….”

Eheh, la risposta la avrete solo leggendo l’intera ricerca, furbacchioni!

[link articolo intermarket&more]       [link diretto alla ricerca]

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mercoledì 25 novembre 2009

M3, questo sconosciuto

M3, questo sconosciuto. Tutti ne parlano ma nessuno ha in realtà una precisa idea di cosa si tratta. Vediamo se Wikipedia ci dà una mano. In generale, wikipedia, parlando di aggregati monetari, afferma:

“Gli aggregati monetari misurano l'offerta di moneta esistente in un determinato momento nel sistema economico; la loro entità influenza i tassi di interesse e di inflazione.”

La Bce, come è noto, utilizza l’aggregato M3 per tenere sotto controllo l’andamento monetario. Infatti la nostra banca centrale ha “imposto” (delineato…) una soglia di crescita massima del M3, che dovrebbe attestarsi al 4,5% massimo di crescita annua (ndr La media dal 2000  ad oggi però si attesta al 7,77%), che è accompagnata da un tasso di inflazione medio di riferimento (ipotetico, programmato cioè dalla Bce) al 2%.

M3

E’ chiaro, che, la crisi di questi giorni, ha di fatto arrestato la crescita di questo importante aggregato. Infatti sia la variazione  base mensile (M/m) che annuale (Y/y) si sono di parecchio ridotti, fino a quasi ad apprestarsi negativi(vedi tabella a fianco). Sono segnali var m3veramente rilevanti , visto che il suo andamento è stato caratterizzato da una sua crescita “quasi-esponenziale” dagli anni ‘80 ad oggi.

Sempre da wikipedia ci viene data un altra importante interpretazione che può darci questo aggregato. Da Wiki:

“[…] una maggiore offerta di moneta, infatti, si traduce in un minor tasso d'interesse (a parità di domanda) e può tradursi in maggiore inflazione. Per questo motivo gli aggregati monetari sono normalmente utilizzati per esprimere gli obiettivi della politica monetaria (che, per esempio, potrebbero essere del tipo: crescita annua di M1 non superiore al 2%).”

Infatti, la stabilizzazione del M3 (e la forte caduta della variazione annua) hanno frenato l’inflazione, che dal 3-4% del 2008 sta, in questi mesi, cercando di togliersi dal “pantano” della deflazione (-0,3 a settembre 2009). Non ci credete? Allora confrontate la variazione annua del M3 e l’inflazione e ditemi se non è vero…

…Tranquilli,ho già preparato tutto io, ecco la correlazione grafica…

inflazione m3

Dunque abbiamo capito un’altra lezione. Seguire la variazione annua del M3 è importante per stimare l’andamento dei prezzi futuri. Voi mi domanderete: ma dove li trovo questi indicatori, bisognerà cercarli tra i database del sito della Bce e io mi perdo! E invece, la Bce, conscia anche dell’importanza che dà a questo indicatore, in una pagina riassuntiva permette di consultare i più importanti indicatori economici europei (tra cui lo stesso M3): mettetevelo tra i vostri preferiti [Link Bce].

Fonti: [Aggregati monetari] [Inflazione Eu]

* Volete dare un’occhiata ad un mio vecchio post che ho ritrovato dopo aver rileggendomi il blog? I concetti si ripetono, e le previsioni erano anche “tendenzialmente” giuste. Sono passati un po' di mesi, ma vedere che a febbraio qualcosa (anche se in maniera non precisa) l’avevo “centrata”, mi fa ancora più contento! [Link post febbraio 2009: M3 ed inflazione].

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lunedì 23 novembre 2009

Berlusconi vuole o non vuole il risparmio privato?

 

Questo è quello che più di un anno fa il nostro premier diceva durante il periodo più acuto della crisi:

27 novembre 2008

“ Berlusconi ribadisce che il superamento della crisi “dipenderà dall’atmosfera che tutti noi riusciremo a creare, dalla volontà di non cambiare lo stile di vita e di non rinunciare agli acquisti.

23 dicembre 2008

“ Guardiamo la realtà senza farci influenzare dagli allarmismi, a volte interessati: gli italiani possono mantenere le abitudini di vita di sempre, ciascuno secondo i propri mezzi. ”

In definitiva un invito a non risparmiare, e non cambiare i propri stili di vita,   utilizzando i propri risparmi per non rinunciare agli acquisti”.

Ma provo ad andare più a fondo ed interpretare quello che secondo me intendeva dire realmente il presidente: Berlusconi, (conscio che l’italiano medio è uno dei più importarti e sicuri aspetti che hanno garantito, alla nostra nazione, una più forte risposta alla crisi rispetto ad altri paesi), tentava, facendo leva sul suo ottimismo, di sbloccare quel grande tesoretto per creare un “surplus di domanda” che avrebbe realmente contribuito a far rimbalzare l’economia italiana.

Di fatto, però, il risparmiatore italiano, molto perspicace sotto questo aspetto, non va a farsi influenzare da nessuno quando si parla dei propri risparmi di una vita. Testimone ne è il fatto che la ripresa che stiamo assaggiando è arrivata in concomitanza con la ripresa di tutte le altre economie mondiali e anche dal grafico qui sotto, che dimostra che nel pieno della crisi, la propensione al risparmio delle famiglie italiani è cresciuta.

risparmio

Analisi scaricabile da QUI, www.istat.it

Ora Berlusconi è giustamente ottimista. L’uscita dalla crisi che annuncia da ormai un anno, sembra realizzarsi, e, lo scorso 21 novembre, dichiara:

“Poi Berlusocni ribadisce il suo ottimismo sulla situazione economica, sulla crisi che "è ormai alle spalle", e torna a prendersela con i giornali: "Non guardate a quello che dicono. La realtà italiana a volte è addirittura opposta. Siamo in una situazione abbastanza tranquilla e ne verremo fuori e meglio degli altri Paesi perché noi siamo un popolo di risparmiatori". “

Ora Berlusconi è compiaciuto che gli Italiani siano un popolo di risparmiatori, sottolineando che è stato un fattore determinante anche per l’intero paese. Ma più di un anno fa, sembrava che fosse un po' seccato di questo “esagerato” risparmio…

Mah, difficile capire la volontà del nostro presidente. Ma in fin dei conti è il suo compito: dire sempre che tutto va bene.

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martedì 17 novembre 2009

Disoccupazione: caduta senza fondo?


un rateLo scorso mese, il Bls ha annunciato che per la prima volta dal 1982 il tasso di disoccupazione americano ha sfondato il 10%, attestandosi al 10,20%. Dato sempre più preoccupante, perché va ad evidenziare, se c’è ne fosse ancora bisogno, che l’unico mercato che non si sta riprendendo è proprio il mercato del lavoro (il termine “mercato” è in effetti poco adatto per parlare di persone e da ora in poi parleremo di situazione occupazionale).
Quando parliamo di disoccupazione però è giusto rendersi conto come sia calcolato, perché parecchie volte viene confuso con altri numerosi indicatori che si interessano di diverse sfaccettature della situazione occupazionale delle persone. Su Wikipedia c’è parecchio sulla disoccupazione e vi rimando direttamente alle sue pagine senza perdermi in spiegazioni che trovate già ben organizzate [link disoccupazione] .
 chart_001 L'America rappresenta l’index per eccellenza per verificare l’andamento della situazione occupazionale, ma volte volte ciò che succede in america si ripercuote in maniera diversa di nazione in nazione. Qui sopra trovate un grafico interessante che si può produrre autonomamente sul sito del IMF . Questi dati ci stanno dicendo moltissimo riguardo gli scenari che si svilupperanno nei prossimi decenni in ambito geopolitico. Guardate per esempio la Spagna: è a livelli disoccupazioni inaccettabili per una nazione europea (vicino al 18%) e l’America sembra in una situazione nettamente più equilibrata, ma se oggi date una letta a qualche giornale la Spagna sembra non abbia problemi e l’America sembra perdere posti di lavoro a ritmi che nessun altra nazione riesce a eguagliare. La terza osservata, con un andamento stabile ma verso la tendenziale riduzione, è il Brasile. La B di Bric, è conosciuta anche così il Brasile. Una delle quattro nazioni che, secondo Goldman Sachs che ha coniato il neologismo Bric, guiderà nei prossimi decenni l’economia mondiale. Solo nel 2007 era impensabile che il Brasile avesse un tasso di disoccupazione minore degli Usa, ben che meno durante una crisi. Eppure, nonostante la crisi, è da 5 mesi che il Brasile presenta un tasso minore rispetto agli Usa e potrebbe essere una tendenza che nel lungo termine si consoliderà.
Dopo aver discusso di decoupling (cioè della visione economica che prevede un distaccamento delle più importanti nazioni emergenti dalla insistente influenza economica americana), analizziamo analiticamente l’andamento occupazionale americano.
employOggi stiamo assistendo alla contrazione della forza lavoro più intensa dal 1948, anno in cui sono cominciate le rilevazioni. Basta guardare alla variazione annua (y/Y) delle persone occupate per notare che non si sta verificando nessun rallento ed è ormai da un anno che il tasso di contrazione non ripassa sotto il –3 %.

Guardate bene la tabella qui a fianco per rendervi conto come dal picco (un valore attorno a quello della prima riga della tabella) si siano persi ben 8.390.000 di persone che da occupate sono diventate disoccupate (all’incirca il 5,72% della forza lavoro è stata eliminata!).
Numero occupati us
Una caduta che ancora non vede il fondo, neanche secondo la Fed e il suo presidente, Ben Bernanke, che proprio oggi ha affermato che
“Jobs are likely to remain scarce for some time, keeping households cautious about spending,” he said. While payrolls will increase as the economy recovers, unemployment “likely will decline only slowly if economic growth remains moderate, as I expect.”
Link bloomberg: [LINK]
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giovedì 12 novembre 2009

Ism americano: segnali di crescita

Il 2 novembre scorso, L’Ism ha rilasciato il suo consueto report sull’andamento del settore manifatturiero (=industriale) americano (Ism manufacturing index). Il dato, riferito al mese di ottobre 2009, ha mostrato una decisa crescita, passando da 52,6 di un mese prima ai 55,7 del mese scorso. Ma cosa ha spinto così in alto l’indicatore? Cerchiamo di vederlo assieme….

ism oct09

Il dato che l’Ism ci ha fornito è sicuramente molto positivo: forse anche troppo. Il rimbalzo che si è avuto infatti da inizio anno è stato imponente visto anche che per gli anni precedenti non c’è stata molta volatilità. Oggi siamo, come detto prima, attorno ad un valore di 55,7 punti, che, se confrontato con i criteri dello stesso istituto, ci afferma che l’America è uscita dalla recessione, visto che la lettura di ottobre è maggiore di 50 punti, punto di svolta per i redattori dell’indicatore.

L’indice in sé però è il risultato di altri sotto indici (11 per la precisione). Non li vedremo tutti: solo 3 che ora ritengo molto interessanti.ism empl oct09 Il primo è quello qui a fianco. Rappresenta la situazione occupazionale in America. Il dato, dopo essere sprofondato ai livelli minimi di sempre a febbraio di quest’anno, in pochi mesi ha recuperato la critica quota 50 e lo scorso ottobre l’indice si è portato attorno ai 53,1 punti. Tutti gli economisti ormai sono fissati sul mercato occupazionale per giudicare attendibile o meno questa “semi”-ripresa. L’ism in questo caso ci offre un certo trend di crescita ma sarà possibile almeno stabilizzarlo? Perché se nel mese di ottobre l’Ism ha segnato un ottimo dato, è vero anche che la disoccupazione americana ha sfondato il 10% secondo il dato rilasciato la scorsa settimana di novembre e secondo altri blog, in realtà starebbe sui 17-18%.

man oct09

Questo a fianco è invece l’andamento della produzione industriale. E’ in netta zona “over 50”, sarebbe anche solo necessario che si stabilizzasse attorno a questi valori per permettere alla ripresa di stabilizzarsi.

Ultimo dei componenti che io ritengo importanti dell’'Ism manufacturing è la sezione “Price”, che in questo caso ho deciso di confrontare con il tasso di inflazione ufficiale degli stati uniti d'America.

price and infl oct09Da porre in evidenza la tendenza dell’Ism di anticipare l’inflazione reale: e qui comincia la diatriba: sarà di nuovo inflazione (non azzardo più super inflazione) o continuerà la tesi di icebergfinanza sulla deflazione? Il recupero di fatto è in atto, ma solo i navigatori sanno guardar distante…

martedì 10 novembre 2009

L’Ocse rivaluta l’economia italiana?

L’ocse (Oecd in inglese), nel corso della settimana appena conclusa, ha pubblicato l’aggiornamento del suo superindice che, con una certa sorpresa, ha evidenziato il progressivo allontanamento delle economie mondiali dai picchi registrati gli scorsi mesi, anche se si sono evidenziate parecchie differenze da paese a paese.
Dal sito dell’ocse sono stato in grado di disegnare qualche grafico, che a mio modestissimo parere, risulta assai interessante.
OCSE totale
Questo a fianco rappresenta l’andamento economico di tutti i paesi Ocse. Da ricordare, che gli indicatori economici chiamati leading indicator non ci posso fornire dati precisi, (cioè una stima precisa di crescita economica, che so,  al 2,9%!), bensì sono usati dagli economisti per cercare di inquadrare la situazione e elaborarci di seguito un ragionamento più puntiglioso. Dal grafico, L’Ocse ci sta dicendo che la fine della (prima ?) recessione globale è finita il febbraio di quest’anno (e aggiungo io, guarda caso i mercati azionari sono ripartiti i primi di marzo) e da oramai da 9 mesi non vede più momenti di sosta.
Certamente un dato positivo, visto anche che, sempre dall’Ocse, arrivano bellissimi segnali positivi dalla nostra economia. Infatti il superindice italiano, su base annua, segna un + 11,37%, unendosi ad altre poche nazioni che possono vantare una situazione assai favorevole [vedi tabella].
Italia Francia Japan USA € area Brasile Cina
Sep-09 +11,37 +8,72 -0,74 +1,42 +6,58 -6,72 +7,33
Poi mi sono interessato talmente alla cosa che ho voluto confrontare l’uscita della crisi di varie nazioni, ponendo che  l’anno base  a Novembre 2007 fosse uguale a 100 (ipotizzando cioè che nel novembre 2007 tutte le nazioni partissero tutte dallo stesso punto. Ecco cosa ne è venuto fuori:
confronti superindice
Quello che mi colpisce di più di questo grafico sono solamente due cose:

  1. siamo stati i primi ad uscire dalla recessione a novembre dello scorso anno e stiamo riemergendo a ritmi superiori alla Cina (ricordo che ho in questo grafico si parte tutti dallo stesso punto);

  2. il superindice  italiano oggi si aggira attorno ai 105,5 , ben oltre lo stesso livello di partenza pre-crisi. Questo ha una rappresentazione sulla nostra vita reale? Una domanda che troverà difficilmente una risposta.
Parte aggiunta l’undici novembre 2009
          Dopo aver scritto il post ho letto un bellissimo articolo sul sito lavoce che smorzava i facili entusiasmi: sicuramente una ricerca ben più approfondita della mia [link].
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giovedì 5 novembre 2009

€ coin ancora in crescita

ecoin_26Oct09_web

L’eurocoin, nel mese di ottobre è continuato a crescere e a ritornare ai livelli pre-Lehman. E questo recupero, per un Leading indicator, è davvero poderoso.

Gli indicatori continuano a riaffermare la sicurezza che tutto ormai è finito, ma la realtà, nei fatti, non sembra ancora dar ragione agli indicatori. C’è da fidarsi?

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martedì 3 novembre 2009

Euribor, dove andrà dopo la recessione?

Siccome molti cercano informazioni riguardo l’euribor , vediamo di aggiornare la situazione e vedere cosa è cambiato rispetto anche a solo un anno fa.

euribor

Risulta chiaro che dai picchi di settembre 2008 siamo scesi all’ attuale 0,772% per l’euribor a tre mesi. Giustamente oggi, tutte le banche e gli intermediari finanziari spingono ad investire sui tassi variabili, ma a chi convengono questi tassi a maggior ragione ora che sono ai minimi storici?

Ovviamente risulta conveniente alle banche. E ora vi spiego la mia risposta. Oggi, di fatto, siamo ai minimi storici, e lo siamo ormai da giugno, ben 6 mesi di lateralizzazione continua: ora, ipotizzando che prenda di nuovo una direzione netta. Andrà verso il basso (fino a il teorico 0,00% da 0,772% oggi) o riprenderà a salire verso il teorico “infinito”? Aggiungiamo poi quella che ad oggi sembra “uscita economica dalla recessione” , sembra scontato che l’euribor riprenderà, anche se presumibilmente ad un ritmo blando, il ritmo di crescita che fu interrotto proprio con l’avvento di questa recessione.

Tanto per un confronto generale, anche perché l’euribor interessa i molti italiani alle prese con un mutuo, vediamo l’andamento dell’ultimo decennio dell’Eurirs, il tasso fisso a cui si va a congelare i vari mutui a 5, 10, 15 ,30 anni e così via.

eurirs

E che è successo? Come mai non è crollato sotto i livelli del 2005? Questa è una domanda che mi sono posto anche io e che sinceramente non so dare una risposta. Sta di fatto che comunque sono scese a livelli che, confrontandoli con l’andamento storico, rappresentando i “minimi” del tasso fisso; dunque convenienti per investimenti a lungo termine.

Poi, ognuno sceglierà per se: se si dovesse investire qualcosa, ora io propenderei per un tasso variabile. Oggi non prenderò molto, ma se proiettati al prossimo anno non dovrebbero far male!

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giovedì 29 ottobre 2009

Gli Usa crescono, ma come stanno crescendo?

ATTENZIONE: DATI RIVISTI AL RIBASSO DAL BLS. I DATI ANALIZZATI FANNO RIFERIMENTO SONO PRE-REVISIONE

Gli Usa, oggi, hanno presentato i dati del terzo trimestre (fonte Bloomberg), che hanno evidenziato una crescita del 3,50% per il semestre giugno-settembre rispetto a quello precedente. gdpIl pil usa non cresceva da ben un anno: era infatti dal primo trimestre del 2008 che l’America non cresceva più e si addentrava nella più severa recessione del secolo.

Vediamo ora se riusciamo a recuperare alcuni dati più significativi per vedere se il dato di questo trimestre può darci maggiore attendibilità.

CONSUMI PERSONALI

consumi persI consumi personali, dopo essersi stabilizzati intorno ai 10.000 miliardi di $, ha ripreso a crescere. Certo, la crescita è stata drogata dai vari stimoli e incentivi agli acquisti di beni durevoli e non. Infatti, se guardiamo al prossimo grafico, appare evidente che la maggiore crescita nei consumi ha interessato i beni di consumo durevoli. Bisogna comunque sottolineare che tutti i tipi di consumi hanno registrato una variazione positiva, cosa che fa ben sperare…consumi 

INVESTIMENTI

In America, gli investimenti, seguendo ormai il trend di recupero iniziato il secondo trimestre, registrano variazioni positive.

investimenti

Logicamente, sono gli investimenti residenziali ha registrare la maggiore variazione ( + 23%), sempre come conseguenza degli sconti fiscali offerti dal governo americano. Per capire meglio cosa si intenda per “residential investment”, date una occhiata alla definizione data dalla Bea:

“Investment in residential structures consists of new construction of permanent-site single-family and multi-family units, improvements (additions, alterations, and major structural replacements) to housing units, expenditures on manufactured homes, brokers'commissions on the sale of residential property, and net purchases of used structures from government agencies. Residential structures also include some types of equipment that are built into residential structures, such as heating and air-conditioning equipment.”

IMPORT & EXPORT

Ultimo appunto, anche questo molto interessante, è la conferma che, drogata o no, l’America ha cominciato a consumare. Infatti, dopo un notevole miglioramento della bilancia commerciale durante questa crisi, le importazioni hanno ripreso ad un ritmo più ampio rispetto alle esportazione.

import

La bilancia dei pagamenti sarà un osservata speciale per rendersi conto dell’evoluzione dell’economia americana e dei diretti fornitori di beni di consumo (Cina in primis).

mercoledì 28 ottobre 2009

Anche la Norvegia si accoda

Anche la Norvegia alza i tassi dall’ 1,25 al 1,50%. E’ il primo paese europeo ad operare un rialzo dei tassi, aggiungendo, nello statement, che

“It appears that unemployment over the next few years will remain lower and wage growth somewhat higher than previously projected,” the bank said in a statement. This suggests higher inflation, indicating that the key policy rate should be raised somewhat more rapidly than previously projected. The key rate will average 4.25 percent in 2012, compared with a June forecast for 3.75 percent”.

E ditemi se è poco…

tassi norvegia

Fonte Bloomberg

domenica 25 ottobre 2009

Leading indicators

In questi giorni sono usciti molti leading indicators che ora vi pubblico su questo post.

Il primo è il leading indicator degli Usa, calcolato dall’ente americano Conference Board, che già dal titolo sottolinea che l’indicatore a settembre 2009 ha già segnato il sesto progresso consecutivo.lei

Infatti nel comunicato, si sottolinea che “the LEI’s six-month growth rate has improved to its highest pace since 1983”, e che solo i dati sull’occupazione e sul settore immobiliare hanno segnato un dato negativo. Non sono comunque cadute sostanziali di queste ultimi due settori, che di fatto hanno contribuito pesantemente a questa crisi, ma che ad oggi sembrano in fase di consolidazione (vedi prospetto qui sotto).

PROSPETTO ANDAMENTO SETTORI NEGATIVI DEL LEI, SEPT 09

(mar/set 2009) Occupazione, ore lavoro.                     (hours) 39.4 39.6 39.4(min Mag 09) 39.5 39.9 39.9  39.8

(mar/sett 09) Permessi di construzione abitazioni                  (thous.) 511 498 (min Apr 09) 518 570 564 580 573 (set 09)

E ora guardiamo come si è mosso il nostrano €-coin, pubblicato dalla Banca d’Italia, che segue l’andamento economico europeo.ecoin

Anche qui si vede il chiaro recupero e con il dato di settembre ha superato quota “zero”, dato che secondo la stessa Banca d’Italia “suggests that the recession in the Euro Area economy may be coming to an end. “

Peccato non si possano recuperare i dati analitici, ma l’utilità e l’efficacia di questi tipi di indicatori credo sia assoluta, basti vedere l’andamento che cominciò ad avere all’inizio del 2008.

sabato 17 ottobre 2009

Produzione industriale… confronti

ind usa

Ieri l’annuncio della Federal Reserve riguardo la produzione industriale americana ha rimarcato quello che ormai tutti continuano a ribadire e che si può dare già per assodato: il periodo più buio per ora è alle spalle.

E’ infatti il terzo mese consecutivo che la produzione industriale segna un aumento percentuale rispetto alla rilevazione precedente e, lentamente, ha fatto allontanare dagli abissi la variazione annuale, che per ora si attesta al –6,08% rispetto al dato rilevato a settembre 2009 (il picco più basso si è raggiunto a giugno 2009 a –13,28%; vedi grafico a lato).

Anche in Italia la notizia della forte ripresa industriale a rafforzato l’opinione di quei economisti che credono in una vicina uscita dalla recessione globale. Il dato del +7% su base mensile ad Agosto ha fatto rumore in Italia, e anche il governo ha pesantemente sottolineato il dato indicando lo sforzo svolto al fine di uscire dalla più grande recessione dell’ultimo “secolo”.

Ma mi è sorta una domanda: noi cresciamo del 7% e l’europa di pochi decimi percentuali, come è possibile? Allora a questo punto ho raffrontato la variazione percentuale anno su anno della nostra nazione con la grande superpotenza americana, ponendo come punto iniziale di confronto il gennaio 1992. Questo è il risultato.

aaa I dati sono, come mi aspettavo, molto più veritieri dei tanti articoli giornalistici che sottolineavano la superba performance della nostra industria nazionale. Se infatti allarghiamo il nostro spettro, risulta evidente che la nostra industria, fino alla bolla internet ( e l’attacco alle torri gemelle) ha, in certi casi, anche superato l'America con tassi di crescita nettamente superiori. Ma poi, come la stessa industria Usa, non ha più avuto tassi di crescita straordinari ( tassi di crescita che si sono trasferiti in Cina e in tutte le altre economie emergenti) e nel momento più scuro di questa crisi, il sistema industriale italiano ha di gran lunga più sofferto rispetto alle industrie di zio Tom. Ora, certo, il più sette per cento è un gran dato, ma se partivamo da molto più basso….

martedì 6 ottobre 2009

L’Australia alza i tassi!

L’Australia è la prima nazione di un certo peso che comincia ad alzare i tassi e le speranze di una ripresa economica a livello globale. Fonte Bloomberg

tassi uasd

L'Australia, nei primi due trimestri dell’anno, è cresciuta del 0,4 e dello 0,6% e oggi comincia ad alzare i tassi, sottolineando come la sovraperformance rispetto le altre nazioni del g20 si sta realmente realizzando, come se fosse una mossa per allontanarsi da quei paesi “sviluppati” che hanno di fatto creato questa crisi.

martedì 8 settembre 2009

E’ l’inflazione, ragazzi!


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Oggi soffermiamoci su un argomento molto dibattuto, l’inflazione. L’attuale crisi sta alimentando due correnti di pensiero nettamente contrastanti tra loro, tutte comunque incentrate sul futuro andamento dei prezzi al consumo. C’è chi è propenso a pensare ad una inflazione galoppante per via degli stimoli e della liquidità in eccesso (inflazionisti), o chi, invece, ipotizza una lunga e feroce deflazione per via dei consumi privati che anche fuori dall’apice della crisi non rientreranno nell’andamento pre-crisi (deflazionisti, tra cui c’è da annoverare un grande “blogger della crisi”, icebergfinanza).

Dopo questa semplice introduzione, provo a dare la mia interpretazione sul futuro che ci aspetta per noi consumatori. Intanto, io mi definisco “inflazionista”, almeno evitiamo di creare confusione. Per conto mio, tutti gli interventi, la liquidità e gli stimoli in circolo, almeno nel breve termine, devono sfogarsi in una feroce inflazione, cosa che però genererebbe quella double dip recession che in questo periodo di “after crisis” sta cominciando a nascere come possibile conseguenza degli squilibri economici.

Ora, giustamente, devo avvalorare la mia tesi pubblicando dei dati, empirici e statistici, che sembrano darmi ragione, almeno fino ad ora. Questa crisi ci ha insegnato a essere molto flessibili e cambiare il nostro pensiero economico giorno dopo giorno.

Inflazione in Europa

Inflazione euroarea











L’inflazione in Europa, almeno dal flash dell’eurostat di agosto, sembra in crescita rispetto a Luglio. Sia chiaro, siamo ancora a livelli di crescita “deflattiva”, –0,20%, ma l’andamento è incoraggiante.

Andamento dell'oro

gold












L’oro è risaputo, è un ottimo indicatore inflattivo. Infatti ad oggi è il bene che ha resistito di più alla crisi (anche per l’utilizzo che molti gli riconoscono di bene rifugio) e oggi in mattinata ha di nuovo rotto i 1.000 $ l’oncia. Se tanto mi da tanto…

Proiezioni del sito Fintrend

Inflazione_ago09













Questo ultimo grafico è un indicatore più empirico. E’ fornito dal sito fintrend, che mensilmente fa delle proiezioni sull’inflazione americana. E’ da molto che lo seguo, e devo dirvi che per mesi aveva previsto correttamente la deflazione e da mesi metteva luglio come mese crocevia per la ripresa dell’inflazione… ora aspettiamo i dati di agosto e se confermati, udite udite, secondo il “moore inflation”, entro dicembre, raggiungeremo un livello di inflazione al minimo del 3,00%!

martedì 1 settembre 2009

I prezzi almeno in Italia tornano a crescere

Come sta già prevedendo FINTREND per quanto riguarda l’inflazione attesa in USA, anche in Italia sembra che l’inflazione comincia a riaccendersi. A piccoli passi, è normale. Ma è già un piccolo segnale. Se infatti azzardiamo una semplificazione delle leggi economiche, si può ritenere che un aumento dei prezzi e indice anche di un aumento della domanda globale…sempre semplificando, eh!

SOLE 24 ORE, I PREZZI TORNANO A CRESCERE: INFLAZIONE AD AGOSTO +0,4%

venerdì 28 agosto 2009

Euro coin verso la fine della recessione

E l’euro-coin si conferma un ottimo anticipatore della situazione economica in Europa. E’ il sesto dato, quello di Agosto, che evidenzia una crescita. La salita, sottolinea il centro di ricerca, è data principalmente dal rallentamento della caduta della produzione industriale e dell’export e dalla fiducia degli imprenditori che continua a salire.

 ecoin_26Aug09_web

Ad ora, il punto più basso indicato dall’indicatore è stato evidenziato a febbraio. Da quel punto ( –1,27) si è assisti ad una crescita fino all’attuale (-0,21). Segnale veramente molto forte. Si può tranquillamente affermare a questo punto che l’Europa è già uscita sicuramente dall’apice della crisi. Ora dire che si prospetteranno anni e anni di crescita, però….

 

Fonte: EURO.COIN

lunedì 17 agosto 2009

Notiziole dal mondo

Fiscal revenues grow as economy recovers
Last Updated(Beijing Time):2009-08

China's fiscal revenues are growing rapidly due to the strong economic rebound, underpinning the government's efforts to further boost growth with a proactive fiscal policy.

National fiscal revenues reached 669.6 billion ($98 billion) in July, up 10.2 percent on the same period last year, the Ministry of Finance announced yesterday.


Loro aumentano di un 10 % le entrate fiscali, e noi, il paese Europeo "che sta uscendo meglio dalla crisi" (grafico) collezioniamo una diminuzione del 1,9%

"Nell'intervista il premier è tornato anche a parlare delle prospettive economiche dell'Italia spiegando che "dagli ultimi segnali che provengono dalle istituzioni internazionali vedo che il nostro Paese è quello che va meglio in Europa e questo mi dà ulteriore fiducia" (Italia fanalino di coda in Eu15 con Inghilterra e Olanda. E intanto Germania e Francia stanno già ricrescendo, ndr). Quindi ha ribadito il suo invito a riprendere al più presto le nostre abitudini di vita e di consumo"."

S. Berlusconi

giovedì 13 agosto 2009

Ritorno a scrivere

Da quanto tempo. Veramente tanto. In sei mesi non ho più avuto il tempo, quasi mi ero dimenticato del mio blog. E allora provo a riprenderlo in mano. Qualche idea, qualche spunto, qualsiasi cosa. Sperando sia gradita!


Ecco a voi le richieste di disoccupazione Usa da bene o male l'inizio della crisi (agosto 2007). Dai picchi di febbraio siamo scesi, ma ora? Su o giù? Sbaglierò ma resteremo stabili e le borse troveranno la scusa per correggere e per poi ripartire...

domenica 8 marzo 2009

Allora: è arrivata la ripresa?

endo, senza ingitantire più di tanto l'argomento, il post di un mesetto fa, dove sembravo abbastanza fiducioso riguardo una possibile stabilizzazione dell'economia e rimandavo ad un mesetto più tardi l'aggiornamento di tale analisi.

Quell'articolo lo scrissi proprio il 5 febbraio, e oggi credo sia il momento di riprendere tale analisi con il grafico dell' ISm non-manifacturing index, aggiornato a Febbraio.
Il recente dato non ci fornisce nulla di nuovo. L'attività manifatturiera si è stabilizzata dopo due mesi di crescita e statisticamente è molto sotto la sua deviazione standard (o retta di regressione lineare). Questo aspetto ci potrebbe suggerire che, nel lungo periodo, l'indice ritorni "sui suoi passi"; cioè su valori che si aggirano sui 53-55 punti. Per questo mese, dunque, n
ulla di nuovo. La tendenza di breve per ora rimane ancora ribassista, perciò gridare già alla ripresa con troppa insistenza sarebbe controproducente.

Ma siccome io sono un ottimista incallito, dovrò aggrapparmi pure a qualcosa per affermare con relativa sicurezza che almeno qualcosa si sta già muovendo, almeno in ambito "commodities".



Ed ecco qua il grafico che ci viene ogni volta in soccorso! Il baltic dry index sta riprendendo, senza soluzione di continuità, il suo trend originario e se sembra abbia recupera
to già tanto, non illudetevi: è un grafico su scala logaritmica (clicca qui per vedere il BDI confrontato con altri indici e borse). Il recupero, anche se limitato rispetto al suo precedente collasso, sembra dimostrare una forza relativa fortissima, con il Rate of Change (o Roc) ben sopra lo zero e i suoi prezzi che ormai viaggiano sopra la propria media mobile a 20 periodi dall'inizio dell'anno. A guardarlo bene, questo grafico ricorda un'altro indice che in questo primo anno sta facendo molto bene ( e dovrebbe essere l'unico anche in positivo, per ora). Qualcuno è stato in grado di riconoscerlo? Beh, se non lo avete capito, vi posto anche qui un altro confronto, ma questa volta l'indice FXI ve lo scoprite da soli (basta un clic!).




L'America, dopo 8 mesi, sta crescendo o è ancora lì ad arrancare? Leggi il post più recente riguardo la crescita in America, scritta a ottobre 2009.

venerdì 20 febbraio 2009

Pessimismo esagerato

Gli indicatori più brevi (relativi al Dow jones) sono veramente tirati a livelli che in passato hanno portato a forti rimbalzi (10-11 ottobre). Dunque attenzione alla chiusura di stasera che potrebbe portare, per la prossima settimana, una "ventata" di positività in tutti i listini mondiali. Si tratterà del solito bear market rally?

martedì 17 febbraio 2009

Zew, la ripresa economica sembra più vicina

Anche gli indici di fiducia, come il precedente Ism americano (già analizzato), stanno mostrando che la fiducia nel sistema economico sta migliorando. Nel particolare, l'attuale recupero dello Zew è partito da Novembre, ben 4 mesi fa… dunque è un segnale abbastanza stabile, da non sottovalutare!

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venerdì 6 febbraio 2009

Un bell’indicatore

Oggi, giravo qua e la per internet e ho visto, un indicatore, molto lento, ma molto affidabile. Siccome era basato su dati americani, ho ricercato, per quanto mi era possibile, dati Italiani e li ho provati ad inserire in un grafico… ecco cosa è venuto fuori:


Si tratta di un confronto tra Capitalizzazione della Borsa Italiana e il nostro Pil nazionale (ovviamente su base trimestrale). Ovviamente, il grafico si basa direttamente sul rapporto (capitalizzazione/Pil) e se non è in scala, poco importa, guardiamo solo l'andamento per ora. Se fosse un indicatore economico, già a fine 2007 (ricordo che i dati riferiti a un trimestre vengono riportati dagli istituti di statistica con mesi di ritardo) ci avrebbe segnalato l'inizio perlomeno di un rallentamento economico, che poi si è dimostrato recessivo, già credo agli inizi del 2008 senza tanti studi o analisi economiche.

Ora ci troviamo compressi ad un timido, 17,30% (prendete i dati per quelli che sono,…), molto lontani dal 25% di media. Ora, si potrebbe tentare una previsione dell'ultimo trimestre 2008. Prendendo le previsioni dell'Economist, che prevede per l'ultimo trimestre una contrazione dell'ultimo trimestre del 2,1%, ho provato a calcolare tale calo sul terzo trimestre 2008 ( non so se dovevo calcolarlo sull'ultimo o il quarto trimestre 2007, teniamolo solo a fine di esempio) e risulterebbe, avendo già i dati di capitalizzazione, un rapporto pari a meno del 14%. Peccato non avere uno storico più approfondito (sul sito di Borsa Italiana sono disponibili fino al 2004), sarebbe stato interessante averlo tenuto sott'occhio, anche per vedere a quali livelli, l'economia (sia "borsistica" che reale) sarebbe ripresa… appena si avranno i nuovi dati del Pil, provvederò all'aggiornamento.