domenica 27 febbraio 2011

Bilancia commerciale Italiana sempre più negativa

Sinceramente non avevo mai buttato l’occhio su questo importante indicatore, ma oggi appare interessante guardare l’andamento della bilancia commerciale italiana.
NoteE guarda te che ti capita. Nonostante la caduta dell’euro dai massimi degli scorsi anni, la bilancia commerciale dall’inizio del 2010 è in picchiata. Infatti da un punto di vista annuale siamo passati da un deficit di circa 5875 (milioni? Non ne sono sicuro) a un saldo negativo di 27313 (milioni?!?).
Il dato come al solito, può suggerire due interpretazioni contrapposte, ma che potrebbero essere accettate simultaneamente: una caduta delle esportazioni (e quindi crisi del settore manifatturiero italiano orientato all’export) controbilanciato da una forte ripresa dell’import (con evidenti indicazioni di una positiva ripresa dei consumi interni). Vediamo però cosa può essere veramente successo.Note1

giovedì 24 febbraio 2011

Imz Febbraio 2011: dato preliminare

La fiducia nei mercati continua a crescere, e l’indicatore da me creato continua a crescere. Intanto devo rettificare il dato di gennaio, che da 198,4 viene rivisto a 199,9. Poi, analizziamo il dato per febbraio, che potrebbe variare ancora di 1-2 punti indice.

NoteIl dato (preliminare), per febbraio, si  attesta sui 201,1 (-6% a/a; +1 m/m). E’ il quarto mese di fila che l’indice della fiducia sta risalendo. Però il ritmo è evidentemente calato, e in vista dei prossimi dati, le conseguenze delle rivoluzione del medio-oriente si faranno sentire sulle rilevazioni.

Per non sottolineare l’impatto che avrà il prezzo del petrolio, che anche contro le mie previsioni, evidentemente miopi, balza sopra i 100$/barile.

Previsioni per il prossimo mese? Penso che il dato si stabilizzerà e la zona evidenziata di verde nel grafico (prevista lo scorso 22 gennaio) non potrà essere raggiunta almeno nel breve termine, 3-4 mesi.

martedì 22 febbraio 2011

Ore cassa integrazione operai: –25,10% rispetto allo scorso anno!

Ecco l’aggiornamento della cassa integrazione a Gennaio 2011. Questa volta voglio anche fornirvi il dato generale, presentando sia le ore autorizzate per gli impiegati e per gli operai.

Tutti e due i dati presentano una riduzione (che è un fenomeno stagionale) e il grafico sotto dimostra che comunque l’andamento verso la riduzione delle ore prosegue con un trend ormai consolidato da giugno scorso (2010).

Note

Questo invece l’aggiornamento delle ore autorizzate ai soli operai.Note1  Come evidenziato, il trend è ormai forte di 5 cali mensili consecutivi della variazione annuale (siamo agli attuali –25,1% dal –21% di dicembre 2010), attestandosi a 47.350 mila ore.

Ricordo che nello scorso post del 27 gennaio avevo stimato un dato per gennaio che doveva avvicinarsi ai 55 milioni di ore. Evidentemente ho sottostimato la ripresa del mercato occupazionale. Ma ricordiamoci che gennaio è un mese molto volatile. Ma visto che non mi costa nulla, provo a fare una nuova previsione per l’attuale mese di febbraio. Per gli operai, quindi, le ore autorizzate potrebbero stare nel range di 58,1 – 48,1 50 - 70 milioni di ore.

domenica 20 febbraio 2011

Le scorte continuano a crescere…

Giusto una decina di giorni fa abbiamo paventato un possibile picco dell’economia americana proprio dall’analisi delle scorte di barili. Ora che abbiamo i dati di un altra settimana, vediamo di registrarne il nuovo sviluppo.Note Le scorte sono continuate ad aumentare, portandosi sui 345,9 milioni di “barili”. Anche nello scorso post sottolineavamo il trend in atto

“Sono infatti 5 settimane che le scorte sono in continuo aumento e la tendenza sembra non sia destinata a invertire.”                [dallo scorso post]

E anche il prezzo spot del petrolio ne ha risentito, visto anche la forte dipendenza dell’economia americana di questa importante commodity (vedi grafico).

Questo invece che segue è un pur spartano tentativo di rappresentare la relazione tra le scorte americane e il prezzo del barile di petrolio.Note2 La relazione, come ogni buon corso di macroeconomia insegna, è inversa. E lo si può facilmente cogliere dalla linea di tendenza nera, che è un tentativo matematico di rappresentare questa relazione.

Questo grafico quindi cosa ci dovrebbe suggerire? Non ci suggerisce quasi nulla, ma più esserci d’aiuto per analizzare qualche scenario. Vediamone due in particolare, che nei prossimi post verranno continuamente aggiornati.

SCENARIO NR. 1: RALLENTAMENTO ECONOMICO

In questo scenario tipo, le scorte comincerebbero a crescere (questo sarebbe lo scenario guida se fossero analizzati i dati di queste ultime settimane. Guardando il grafico, all’altezza dei 90$/barile si può cogliere che la linea si muove verso “nord-ovest”, indicando una aumento delle scorte e una riduzione del prezzo spot) fino ad un livello indicativo di 365/370 milioni in breve tempo. A questi livelli il prezzo del petrolio potrebbe tranquillamente sostare sotto i 70$, comunque sotto i 75$ con un buon margine di sicurezza.

SCENARIO NR. 2: CRESCITA ECONOMICA

Se l’attuale crescita “drogata” dovesse continuare, rendendosi immune dalla sua stessa droga, le scorte dovrebbero registrare una forte caduta. Livelli di scorte sotto i 330 milioni indicherebbero un forte rinvigorimento dell’intero settore industriale, che porterà di pari passo a prezzi stabili sui 95-100 $ al barile.

Secondo le mie stime, le prossime pubblicazioni potrebbero suggerire una pausa nella crescita delle scorte, ma poi l’obbiettivo di medio termine è arrivare costantemente sui 350 milioni a settimana.

giovedì 17 febbraio 2011

Leading indicator – febbraio 2011

Credo sia ora di aggiornare un pò i nostri leading indicator di fiducia. Qui li troverete elencati e con un piccolo commento.

€UROCOIN

La previsione che avevo rilanciato su twitter (e che si può ritrovare su questo post) era di un deciso rallentamento della crescita in zona euro attorno al 1%. Cosa che però non si è verificata, e vi mostro sul grafico seguente l’aggiornamento di quel grafico postato qualche settimana fa (con il dato dell’€urocoin traslato in avanti di 4 mesi).Note

OCSE COMPOSITE LEADING INDICATOR

Note1Questo a fianco è l’aggiornamento globale per macroaree (zona euro, paesi nafta e i 5 maggiori paesi asiatici), mentre in basso si può vedere l’'aggiornamento per la sola Italia, con evidenziata la media a 6 mesi. E’ facile notare che la media (linea tratteggiata) è superiore al dato dell’Ocse, quindi la tendenza non è di certo positiva per l’economia italiana.  (cliccate sopra i grafici per ingrandirli).Note2

PCI INDEX

Vi riporto direttamente il commento ufficiale in inglese, con il grafico allegato.

“The Ceridian-UCLA Pulse of Commerce Index™ (PCI), issued today by the UCLA Anderson School of Management and Ceridian Corporation fell 0.3% on a seasonally and monthly workday adjusted basis in January, giving up some of December’s exceptional 1.8% sequential gain.  Because of the very strong December showing, the three-month annualized moving average is up 5.1% and gaining strength.  This follows a string of weak or negative readings experienced in the second half of last year, further supporting our view that there is no evidence for a “double dip” in 2011.  Importantly, however, we are not yet seeing signs of the growth required to drive meaningful employment gains”

www.ceridianindex.com userfiles file Index-Report-January-2011

Riassumendo, l’America e l’Europa ( non certo l’Italia) sembrano aver guadagnato un buon momentum per i prossimi 6 mesi del 2011. Forti rallentamenti in Asia, legati sicuramente all’avvento dell’inflazione e degli interventi monetari. L’Italia però potrebbe guadagnare in questa situazione da un possibile rinvigorimento dell’export, come conseguenza delle politiche economiche cinesi (leggi il post)

martedì 15 febbraio 2011

Bilancia commerciale cinese: la tendenza è verso lo “zero”

La bilancia commerciale per la Cina è quel dato macroeconomico che per noi potrebbe essere il debito pubblico: il dato centrale per le politiche economiche da poter implementare.
E’ noto ormai che la più grande bilancia commerciale positiva al mondo (export meno import ndr) è proprio quella cinese. Ed è altresì noto che la grande portata della bilancia commerciale è generata anche dalle politiche valutarie di Pechino, al fine di mantenere lo Yuan competitivo e favorire l’export. Però, negli ultimi periodi sono cambiati gli scenari di fondo.
In tempo non sospetto infatti già vi parlai della questione Yuan per la Cina. E qui vi riporto qualche estratto:
Se vi prendete la briga di andare a dare un occhiata all'andamento del cambio [link], vi rendereste conto che lo Yuan si è rivalutato del 3,14%, niente male per una politica di tassi di cambio che fino a pochi mesi fa era ufficialmente fissa.
Poi, rispetto a sei mesi fa c'è una nuova nube che si muove sopra Pechino: quella nube scura è l'inflazione […] Quindi, visto questo altro scenario che è venuto a crearsi, la rivalutazione dello Yuan sembra avere ancora più senso.
Partiamo quindi da un dato di fatto. La rivalutazione è cominciata lo scorso giugno (2010) e infatti, a 6 mesi i risultati sull’export si sono visti. Il tasso di crescita infatti si è tendenzialmente contratto.

lunedì 14 febbraio 2011

Debito pubblico, fabbisogno e saldo primario - Dicembre 2010 -

Che il debito pubblico italiano cresca incessantemente da anni non serve sottolinearlo. Però è d’obbligo tenerlo sotto osservazione, visto che rappresenta almeno per l’Italia la più importante macro-variabile che influenzi l’economia e la politica italiana.Note

E oggi la Banca d’Italia con l’ultimo bollettino ci aggiorna sulla situazione in cui si è chiuso il 2010. Questi i dati comunicati:
  1. Debito a circa 1.843 miliardi di euro (-26 mld rispetto a novembre 2010, ma è un effetto stagionale che si ripete sempre).
  2. Nell’arco del 2010, il debito è aumentato di 82 mld di euro, registrato un aumento del 4,45%.
Il grafico sopra riassume tutto ciò che ho elencato nei due punti. Interessante però è osservare la variazione annuale (linea arancione). Nel periodo post-picco (della crisi finanziaria), il tasso di crescita annuo è tendenzialmente diminuito (ne avevamo già parlato nello scorso post) e la speranza è che almeno continui. Almeno un’analisi prettamente statistica suggerirebbe un tale scenario.
Sempre oggi poi sono usciti anche i dati sul fabbisogno di dicembre. Così ora siamo in grado di analizzare il dato annuale e confrontarlo con gli anni passati.
Note1
Anche qui gli spunti sono tantissimi. In prima istanza la spesa pubblica è in diminuzione. Certo, una diminuzione non colossale (3%), ma che rispecchia le intenzioni del ministro Tremonti di limitarla. Nel contempo, però, la crisi ha avuto un forte impatto sul lato delle entrate (solo tributarie). Dal 2008 infatti sono calate del 3,6%. Una sorta di correzione che appare proporzionale alle uscite.
Ultimo aspetto, che è interessante osservare, è l’andamento del saldo primario*. Tale saldo rappresenta la differenza tra le entrate tributarie e la spesa pubblica che ogni mese è pubblicata sul sito della banca d’Italia [LINK]
Immagine

Il forte miglioramento è visibile ad occhio nudo! L’attuale livello di disavanzo combacia con quello di settembre 2008, proprio nel periodo in cui Lehman Brothers fu fatta fallire. Un miglioramento di tale saldo dovrebbe attenuare la attuale “dipendenza da debito”. I giochi sono aperti e il saldo potrebbe migliorare ancora.

*: il saldo che viene qui mostrato non è la pura differenza tra entrate e uscite. Se così fosse stato i valori sarebbero apparsi troppo discontinui a causa della stagionalità. Per cui, ogni valore rappresentato è ottenuto dalla media (sia per le entrate che per le uscite) sui 12 mesi precedenti.

domenica 13 febbraio 2011

Euribor febbraio 2011

Intanto precisiamo che il range che avevo previsto per ora nello scorso post di gennaio è rispettato (max 1,16; min 0,86).
Detto questo, vediamo quale sia stata l’evoluzione dei tassi.
In poco meno di un mese l’euribor (3 mesi) ha registrato un nuovo massimo per l’anno a 1,094 il 10 febbraio. E la tendenza di fondo è sicuramente quella della risalita. E il range potrebbe essere sforato al rialzo.Note

Infatti la possibilità che si vada oltre il 1,16 preventivato lo scorso 18 gennaio è sopra al 50%. Ci si potrebbe avvicinare tranquillamente al 1,75-1,8 già a Marzo.
Quello che comunque è importante sottolineare è che la tendenza da ormai lo scorso aprile è improntato alla risalita dei tassi, non alla loro discesa. Valutare con correttezza il ritmo di crescita: questo è il cuore dei problemi di tutti i debitori!

sabato 12 febbraio 2011

Jobless claims: più su o più giù? (6w/2011)

NoteC’è da fidarsi dei forti progressi delle richieste di disoccupazione? Mah, la risposta è molto difficile. La volatilità delle variazione è chiaramente elevata (cerchio verde) mentre sui valori assoluti il trend è assolutamente favorevole alla ripresa del mercato del lavoro, con le 383.000 richieste di questa sesta settimana dell’anno appena passata.

L’unica è utilizzare la media a 12 settimane (linea più sottile blu), che per ora sembra stabilizzarsi. Ottima tendenza se fosse confermata, che confermerebbe l’ottima intonazione del Dow Jones, che però dovrà tirare il fiato prima o poi. Questi i grafici di aggiornamento, con evidenziato anche un confronto con gli scorsi 5 anni (in valori assoluti stagionalizzati).

Note1

Boom della produzione industriale

Ripresa, scatta la produzione industriale

di Gian Battista Bozzo

Il 2010 torna positivo (+5,3%) dopo due anni bui. Il dato si aggiunge allo stop nella disoccupazione, al calo della cig e all’inflazione che cresce meno del resto d’Europa. L’impatto delle misure decise dall’esecutivo.

Non fanno certo gridare al miracolo economico, eppu­re i segnali di ripresa conti­nuano a manifestarsi anche in Italia. L’ultimo riguarda la produzione industriale, che ritorna a crescere dopo il crol­lo del 2009. In dicembre ha se­gnato un progresso dello 0,3% rispetto al mese prece­dente, mentre rispetto a un anno prima l’aumento è del­l’ 8,7%. Nell’intero 2010 l’au­mento è stato del 5,3%: dato ancor più positivo pensando a quanto era accaduto nel 2009, quando la produzione era crollata del 18,4%.

Così cominciava ieri un bell’articolo dell’edizione online del Giornale [link]. Questo invece lo storico della variazione industriale su base annua.Note

uest“Scatta la produzione industriale” scriveva Bozzo, ma forse alla fine del titolo mancava un punto di domanda. La grande ripresa che lui tenta di darci a bere viene puntualmente smentita dal grafico. La produzione si sta stabilizzando da 6 mesi e l’area rosa lo sta a testimonia

re…

Evviva la crescita!

giovedì 10 febbraio 2011

I 100$ al barile si stanno allontanando?

Per fortuna i 100$ che avevo ipotizzato come prezzo obbiettivo per il wti è rimasto ben lontano dagli attuali corsi. Dai 90$ delle scorse settimane il prezzo spot è calato fino a 84$, per poi ritornare agli attuali 87$ (per vedere aggiornato il prezzo del petrolio potere fare riferimento al widget c’è ho lasciato a lato del blog).

Fatto questo breve aggiornamento, vediamo invece come si sono comportate nelle ultime settimane le scorte in “terra americana”.

Note Dall’ultima rilevazione dello scorso post siamo a 11.945 migliaia di barili in più, registrando di fatto una forte sferzata al trend che era in atto; aprendo di fatto la strada ad un probabile rallentamento economico.

In effetti, il picco si era registrato proprio durante la settimana della “befana”, settimane in cui l’effetto delle festività natalizie in America avrà contribuito nettamente ai dati che stiamo analizzando. Ma da ormai un mese le scorte continuano ad accumularsi e il segnale che si sta inviando ai mercati non sembra che si sia ancora percepito in tutto il suo potenziale informativo.

Sono infatti 5 settimane che le scorte sono in continuo aumento e la tendenza sembra non sia destinata a invertire. Prova ne è anche il fatto che il prezzo spot, come ricordato prima, è calato di 3-5 $ nell’ultimo mese.

Quindi è verosimile che nei prossimi mesi un picco economico in America? Dai dati e da tutti gli analisti sembra che il boom “sia appena cominciato”, però…

domenica 6 febbraio 2011

Richieste di disoccupazione (5w/11): situazione ancora volatile

Non c’è bisogno di ripeterlo, la situazione per le richieste di disoccupazione americane (5a settimana dell’anno)  sono ancora troppo volatili. Dopo la caduta della scorsa settimana, gli ultimi dati su base annua registrano ancora una variazione più che positiva.Note

In questa situazione non è più possibile fare un’analisi corretta. Per cui ribadisco la mia opinione: rimanere all’erta finché la situazione non si dimostrasse chiara.

Note1

giovedì 3 febbraio 2011

Vendite al dettaglio: –0,9% a/anno

ImmagineUn piccolo commento sulle vendite al dettaglio in Europa. La situazione non è rassicurante. I dati forniti oggi dall’eurostat mostrano una situazione di peggioramento delle vendite al dettaglio, che si avvicinano ai livelli di piena crisi degli scorsi 2 anni. E le borse, giustamente, cavalcano ancora… 
Sotto il comunicato dell’Eurostat (potrebbe essere non visibile nelle prime ore di pubblicazione)

mercoledì 2 febbraio 2011

Quota 23.000.000 occupati

l problema occupazione per l’Italia non è tanto il tasso di disoccupazione, bensì il numero degli occupati. Infatti la caduta da metà 2008 sono uscite dal mercato del lavoro 644.000 persone (19.500 persone mediamente al mese), e se pensiamo che dietro ad ognuno di questa ci sta una famiglia con un nucleo medio di 3 persone, ci avviciniamo a quasi 2.000.000 di persone che in 2 anni e mezzo hanno visto ridursi il loro reddito disponibile.Note1Poi la conferma di oggi dall’Istat di un tasso di disoccupazione fermo al 8,6 non sorprende. Però, come ho detto prima, credo che sia più opportuno osservare il tasso di occupazione rispetto a quello di disoccupazione (cioè il totale degli occupati sulla forza lavoro). Il grafico (sotto) mostra due diversi sviluppi che si hanno avuto in rapida successione in Italia. Il primo (in verde) mostra una forte crescita dell’occupazione (2005-2006), a cui nel suo periodo di espansione è combaciata una forte riduzione del tasso di disoccupazione.Note Oggi il problema invece è proprio l’opposto (Rosso). Il tasso di occupazione si è si (e per fortuna) stabilizzato attorno al 57%, ma il tasso di disoccupazione continua a crescere (perché c’è sempre più gente che cerca lavoro ma non lo trova; quindi all’Istat risulta  disoccupato). Quindi il mercato occupazionale rimane congelato!
La soglia che segnerà una forte svolta, oltre che dai dati della cassa integrazione, sarà la ripresa dell’occupazione (e del relativo tasso di occupazione). Quando il tasso di occupazione si aggirerà sul 57,3 - 57,4% e gli occupati ritorneranno sopra i 23.000.000 di occupati, si potrà dire che la ripresa economica sta “contaminando” anche il mercato del lavoro. Ma la situazione che si presenta oggi, nonostante l’ottimo andamento dei mercati, non è per niente rassicurante. Ma forse sfondare i 23.000.000 non sarà poi così difficile…