martedì 15 luglio 2008

Aggiornamento oil (non servirebbe)

Non servirebbe! Ma comunque ho ripreso in mano il grafico del wti oil e continuo di nuovo a confermare le previsioni di molti post fa (1,2).


grafici titoli gratuiti da it.advfn.com

Questo grafico, il più spartano e pulito possibile, ci fornisce una serie di dati che inequivocabilmente mostrano la bolla speculativa che è nata quest'anno. Guardate i volumi. Seguono di pari passo i massimi del wti: i massimi del petrolio coincidono con i massimi dei volumi. E poi, confrontate i volumi rispetto solo a 6 mesi fa (gennaio 2008). Di quanto si sono moltiplicati? Esponenzialmente!!! Dunque occhio, la bolla non morirà ora, credo che per fine settembre-ottobre, in concomitanza con le elezioni presidenziali americane e la possibile (90%) decisione dell'Opec di aumentare la produzione la bolla scoppierà (in concomitanza con la ripresa dei listini, come l'analisi ciclica sembra confermare). Rimarco ancora che le trend-line plottate sul grafico saranno ottimi indicatori di perdita di Momentum.

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lunedì 14 luglio 2008

E la cina??

In questi giorni, per problemi alla mia connessione basata su ponti radio, sono stato incapace di connettermi a internet e dunque di aggiornare il blog. Potrebbe succedere anche i prossimi giorni perché i tecnici devo ancora venire fuori.

Quest'altra brutta settimana è passata e ora ci apprestiamo a vedere come il mercato testerà i casi Fanny may e freddie mac, più un vero proprio exploit di Indymac bank, banca "fallita" appena 3 giorni fa.
Come a marzo con il caso Bearn stearn, la Fed e il governo americano aiuteranno (lo hanno già affermato) le prime due società (a chi interessa Indymac???), e un rimbalzino, secondo me corposo, ci starà! Poi, la picchiata verso nuovi minimi ci sarà per settembre-ottobre, che coinciderà con i massimi del petrolio.

Oggi, guardando i miei grafici, ho notato un hang seng molto pimpante. La velocità e lì lì per svoltare sopra lo zero, mentre il macd è già fortemente positivo. Che sarà effettivamente ora di un rimbalzo?


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mercoledì 9 luglio 2008

Il presidente parla... ma Alitalia è sempre là!!

La politica, quando deve intervenire in ambiti economici, ha sempre fatto seri danni. Poi, qualche anno fa, si presentava in campo un imprenditore che vedeva un italia diversa, un italia-impresa (a suo servizio, perché lui ne divento presiedente ed amministratore delegato per diverse annate), e in quel momento solo lui sembrava essere in grado di guidarla.

La storia la conosciamo tutti. Silvio Berlusconi come politicante non lo ho mai apprezzato. Specialmente quando con le sue promesse di un Italia grande a capo del g8 (presto ci usciremo), senza tasse e con una giustizia giusta (per chi?) illudeva e illude ancora coloro i quali che non capiscono nulla di economia e che non sanno che, per esempio, l'Italia ha il terzo debito pubblico al mondo.

Dopo questo incipit, per così dire, di sfogo, volevo rivedere e rivivere una questione importantissima che questo governo si era impegnato a risolvere e che ora, grazie alla mossa delle riforme della magistratura i grandi media hanno offuscato: L'AFFARE ALITALIA.


Siccome l'Italiano medio (ci rientro anche io) ha sempre una memoria corta, e questo i poteri forti lo sanno, ripubblico alche frasi enunciate dal nostro presidente del consiglio Silvio Berlusconi, riguardo l'affare Alitalia di non più di 3 mesi fa!

  • Berlusconi: «Salvare Alitalia e Malpensa»Il leader del Pdl: «Veltroni dovrebbe temermi. Io mi impegnerò a non ripresentarmi più»

Corriere della Sera, 5 marzo 2008

  • Berlusconi: Alitalia, prestito ponte

    Il leader del Pdl e il premier Romano Prodi si sono incontrati a Palazzo Chigi per discutere della vicenda Alitalia e Silvio Berlusconi ha chiesto un prestito-ponte perchè “una cordata di imprenditori italiani” possa inserirsi nella trattativa sulla compagnia.
    20 marzo 2008 alle 13:13 — Fonte: tgfin.mediaset.it

  • Alitalia, Berlusconi: «Mi impegno io.
    Nuova cordata in pochi giorni»

    Il leader del Pdl «Il prossimo premier, cioè io, dirà un secco no ai francesi». Veltroni: «La cordata si faccia avanti subito»

Corriere della Sera, 22 marzo 2008


  • Il ministro dello Sviluppo economico parla della compagnia di bandiera. "Stiamo parlando di un'azienda che è sull'orlo del fallimento"

    Alitalia, il governo chiede sacrifici. Scajola: "E' crisi, ci saranno tagli"


La repubblica, 2 luglio 2008



Mi sono limitato a segnalare quelle più significative, potrei riempirci un blog di frasi e frasi. Frasi, fino ad adesso, solo queste ho sentito, frasi su frasi. Ma se si leggono bene "le frasi", io almeno, giovane studente a cui hanno insegnato che una frase detta da una persona ne identifica l'identità, ho riscontrato una notevole divergenza di visone economica che il nostro primo ministro possiede. Una cosa per conto mio allucinante, visto quanto predica il nostro "Silvio" a favore del libero mercato, mentre critica aspramente i massimalisti e i marxisti.
Ma andiamo per punti.

  1. Lui critica il concetto assistenzialista dello Stato, ma è stato lui, non Prodi a richiedere il prestito ponte patrimonializzato. Lui, che si vanta di aver creato un capitale di società e imprese, che pur di non far fallire una SUA società, Alitalia, richiede il conto a me. Oltre al libero mercato, il capitalismo si basa anche sul fallimento, massima espressione di libertà economica.
  2. Anche lui, attraverso l'impegno dei suoi figli, si era impegnato a "sacrificarsi" per una buona causa e investire in Alitalia. Ma presidente, mi faccia il piacere. Un qualsiasi capitalista ferreo o un qualsiasi grande investitore non butterebbe un centesimo su una società così. ma è lei che me lo insegna, e adesso lei distribuisce soldi, così, tanto! Li metta in finanziaria i soldi che aveva promesso alla nuova cordata che almeno finanziamo le case sociali per coloro che non se le possono permettere.
  3. La cordata cammina ancora su una cordina. Premessi i concetti di prima, voglio vedere chi tira fuori "i gettoni" made in italy per riprendere in mano Alitalia.... ma mi faccia il piacere.
  4. Poi non tiratemi fuori i discorsi dei licenziamenti. Lo stesso ministro Scajola ha detto che "serviranno sacrifici molto duri". Ma quando Berlusconi critico Airfrance per i forti tagli del personale, lui che diceva???? Scommettiamo una cena di pesce che la nuova cordata attuerà un piano cge prevederà il doppio dei tagli? E tutto questo per cosa? Per potere andare ad urinare a 10.000 metri di altezza in un water made in Italy? Ecco, forse è l'unica soddisfazione che una soluzione simile potrebbe portarmi.
Bilancio Alitalia 2007

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giovedì 3 luglio 2008

Un altra notizia non male!!!


Testo tratto dal sito effedieffe.com, sezione economia. Un sito tutto da scoprire e da leggere con molta concentrazione



Il FMI controllerà gli Stati Uniti

Maurizio Blondet 02 luglio 2008

Quando uno Stato è incapace di tenere i suoi conti in ordine, accumula debiti su debiti con le banche estere, ed è vicino all’insolvenza, di solito riceve la visita di esperti del Fondo Monetario Internazionale. Questo ente sovrannazionale, nato a Bretton Woods, gestisce la sanità del sistema monetario internazionale; può fornire ulteriori prestiti al Paese rovinato, ma come contropartita, può imporre durissime «ricette di risanamento», che vanno dalla svalutazione della moneta nazionale, alla «privatizzazione» o vendita di «attivi» nazionali (miniere, ad esempio), a tagli della spesa pubblica giudicata improduttiva (secondo i creditori). Praticamente, il Paese è sottoposto a gestione controllata e a pignoramento.

Accade, per lo più, che ricevano la visita del FMI piccoli Paesi africani, o di nessun peso politico. È accaduto all’Argentina. Accade all’Italia, per via del nostro immane debito pubblico.

Ma non è mai accaduto che i revisori del Fondo Monetario bussassero alla porta di Washington: non foss’altro perchè Washington è il principale «azionista» del Fondo, di cui detiene con Londra (i due vincitori della seconda guerra mondiale)
il 60% delle quote.

Stavolta invece accade, e ne dà notizia lo Spiegel: il Fondo Monetario «ha informato» Ben Bernanke, il governatore della Banca Centrale USA (Federal Reserve) che intende procedere a un esame generale del sistema finanziario USA. Il consiglio direttivo ha decretato quello che chiama un «Financial Sector Assessment Program» delle finanze americane. Sarà, scrive Der Spiegel, «nè più nè meno che una radiografia completa del sistema finanziario USA».

Per consentire la valutazione (assessment), «la Fed, la SEC (l’ente di controllo della Borsa), le maggiori banche d’investimento, le banche emettitrici di mutui e i fondi speculativi (hedge fund) saranno richiesti di mettere a disposizione documenti riservatissimi al gruppo FMI. Si chiederà loro di rispondere alle domande che saranno poste durante le ‘interviste’ (ai responsabili). I loro software bancari saranno sottoposti a cosiddette ‘prove sotto stress’ (stress test), ossia a simulazioni di scenari ‘del caso peggiore’ (worst-case), simulanti cioè gli effetti a cascata di fallimenti di altre grandi istituzioni finanziarie o di un prolungato declino del dollaro».

La conclusione: «Mai nessun governatore della Federal Reserve nella storia americana è stato obbligato a sottoporsi alla umiliazione che attende Ben Bernanke».

Una umiliazione che il presidente Bush, aggiunge Spiegel, è ben deciso ad evitare: tanto che ha concesso sì al Fondo Monetario di cominciare la revisione, ma con la condizione che non la finisca prima che lui abbia lasciato la Casa Bianca. Con le conseguenze dei suoi anni di follia monetaria e spese folli, se la vedrà il prossimo presidente.

Ancora Der Spiegel: «Quando il rapporto finale del FMI sul sistema finanziario USA sarà completato nel 2010, e certamente farà scalpore a livello internazionale, una sola delle persone oggi in posti di responsabilità sarà ancora sulla sua poltrone: Ben Bernanke».

Inutile sottolineare ch la libera stampa americana non riporta questa notizia; e nemmeno quella europea s’è mostrata desiderosa di riprendere lo scoop di Spiegel. Noi (che non leggiamo il tedesco) abbiamo trovato l’informazione sul quotidiano «The Age», della lontana Australia.

Che si abbandona a qualche sarcastico commento: immaginate, dice, se la Banca Centrale australiana avesse fatto come quella americana. Se, preoccupata che i suoi amici a Sidney, che hanno nuotato tutta la vita nell’oro, fossero falliti e non potessero più permettersi i loro lussi, e perciò – avendo il potere di intervenire sui mercati – facesse proprio questo per salvarli.

Immaginate una Banca Centrale che entrasse nei mercati a comprare azioni allo scopo di sostenere le demenziali scommesse dei banchieri – scommesse che la Banca Centrale per prima ha incoraggiato fornendo i banchieri di denaro a bassissimo costo.

E non basta: immaginate la nostra Banca Centrale che promette a quei profittatori di fornirli di altri miliardi di dollari a credito, con l’argomento che sono troppo grossi e importanti per l’economia per lasciarli andare in fallimento.

E infine, immaginate se, nonostante l’immane quantità di miliardi di dollari spesi a rastrellare azioni dei loro complici, a cui hanno dato accesso per giunta a somme enormi, il sistema continuasse a precipitare; sicchè la Banca Centrale annuncia che ha bisogno di più grandi poteri e di ancora più segretezza per aggiustare le cose.

Se questo avesse fatto la Banca Centrale australiana (o di qualunque altro Paese), da molto tempo avremmo i revisori dell'FMI a martellare a pugni alla porta nostra. Ebbene, è esattamente quello che ha fatto l’autorità centrale americana. E finalmente, il FMI bussa anche alla sua porta. Era ora.

Ed è anche, aggiungiamo noi, il segno più chiaro del destino storico degli Stati Uniti. Il più grande debitore della storia del mondo non può più esercitare la «sovranità monetaria» nel modo arbitrario in cui l’ha fatto negli ultimi trent’anni. Ora, i creditori mandano il loro agente pignoratore.


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