sabato 25 febbraio 2012

Se la benzina verde seguisse veramente l’andamento del brent, saremmo già a 2€/litro!

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Il prezzo della benzina alla pompa sale sempre di più del costo del petrolio?

Una domanda ovvia, che trova sempre una risposta ovvia. Tutti i telegiornali, da quando sono nato (poco più di 22 anni fa), ad ogni piccolo rincaro del prezzo alla pompa urlano allo scandalo, ma commettono parecchi errori per mio modestissimo parere, che qui elenco e con cui vorrei farvi ragionare senza preconcetti.

1. Quando si parla del prezzo della benzina alla pompa, quello che tutti noi conosciamo, lo si va direttamente a confrontare con il prezzo di un barile di petrolio ( che ricordo, contiene 158,987294928 litri di petrolio). Ma il prezzo che i giornali prendono a riferimento, sia quello relativo al brent o al Wti (il primo è il miglior parametro, dato che si avvicina come caratteristiche alla benzina verde senza piombo) è quello quotato al Cme, il Chicago Mercantile Exchange, il mercato delle commodities di Chicago. E a Chicago, da quel che ne so, non girano euro ma dollari, per il cui il prezzo reale di riferimento dovrebbe prendersi in euro, come molti blogger ultimamente stanno utilizzando, a differenza dei mass media.

venerdì 24 febbraio 2012

Euribor: febbraio 2012

E’ da Aprile scorso che non scrivo in post sull’Euribor ed è arrivata l’ora di vedere come sì è mosso in questi ultimi 10 mesi.

Come si può vedere dal grafico, l’insediamento di Mario Draghi ha provocato una netta inversione di tendenza nell’andamento dell’Euribor. Infatti, da aprile del 2011, mese dell’ultimo aggiornamento, l’euribor è continuato a crescere fino a settembre, quando l’inasprirsi delle crisi sovrane e il rallentamento economico, hanno imposto una serie riflessione agli economisti di Francoforte, che, con l’arrivo di Draghi, hanno dovuto rivedere tutte le loro valutazioni e dichiarare l’ “indietro tutta!”.

euribor

martedì 21 febbraio 2012

Debito pubblico “netto”– Dicembre 2011

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Vorrei poi ringraziare di nuovo Gpg Imperatrice per le utili dritte che mi ha dato per continuare ad analizzare con più accuratezza i dati sul debito pubblico nazionale.

Ed eccovi al nuovo aggiornamento di dicembre. Come preannunciato nello scorso post, andrò a illustrarvi sia il debito lordo (quello comunemente analizzato) e sia quello netto, cioè, lasciatemi passare la semplificazione, il debito lordo detratta tutta “la liquidità dell’apparato pubblico”.

confronto tabella debito gennaio

Dai confronto dei colori si evince in maniera molto chiara come, se ci soffermassimo al solo debito lordo, la situazione sembri in via di miglioramento. Però, andando a osservare la variazione annuale del debito pubblico netto la situazione appare ancora in alto mare. Infatti, a dicembre 2011, il debito netto è aumentato di 53 miliardi rispetto al 2010, il secondo maggior aumento mai registrato negli ultimi 6 anni per il mese di dicembre. E nel breve la tendenza sembra favorire un aumento nei prossimi mesi, come si può evincere da quest’altro grafico.

tassi crescita debito dicembre

Il debito pubblico, dal 2009, continua a crescere a ritmi maggiori del 2,5% annuo, e ciò impedisce al rapporto debito/Pil di stabilizzarsi sul lungo termine. Solo quando il debito pubblico (sia lordo che netto, la tendenza di fondo è simile) comincerà a crescere a ritmi vicini alla crescita del Pil, allora il rapporto comincerebbe a stabilizzarsi.


Tanto per farvi capire, il debito pubblico in valore nominale comincerebbe a calare solo con rilevazioni negative. Sapete quand’è successo l’ultima volta? Luglio 1933, anno di fondazione del INFPS, divenuto poi l’odierno INPS nel 1943!

martedì 14 febbraio 2012

Una nuova bolla si avvicina: gli “student loans” made in USA!

 

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In America, da molti anni, sta nascendo una bolla. Una bolla non legata ai beni, come le case, l’oro, le azioni, ma alle persone. E questa bolla si chiama “Student loans”! Sì, quello che da noi viene ora chiamato “prestito d’onore”: io finanzio la tua istruzione, spesso in importanti università che non potresti permetterti, e appena trovi un lavoro, che dovrebbe essere di alto profilo, visto la tua preparazione, per te sarà facile ripagarmi il prestito.

domenica 12 febbraio 2012

E se il debito pubblico italiano fosse inferiore di 200 miliardi?

 

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C’è debito e debito. E c’è debito pubblico e debito pubblico. Lo abbiamo imparato (anche a nostre spese) in questi ultimi mesi, dove venivamo dipinti come “the elephant in the room” dell’eurozona.

La scorsa settimana, nel mio precedente post, avevo evidenziato come la dinamica del debito pubblico sembrasse, negli ultimi tre mesi, in miglioramento. Ed è vero, ma solo se ci fermiamo all’analisi del debito pubblico lordo.

Infatti, grazie alla disponibilità (e sotto le dritte!) di GPG Imperatrice, nota blogger che scrive sia nel network in cui posto anch’io (RischioCalcolato) e sia su ScenariPolitici, siamo riusciti a ricreare quello che, almeno approssimativamente, potrebbe definirsi come il debito pubblico “netto” (1).

Proviamo a schematizzare il concetto.

Schema debito pubblico

Il debito che viene spesso menzionato dalla stampa specializzata e dai mezzi di informazioni è il debito lordo delle amministrazioni pubbliche. Ma come vedete dal schema, vi sono, in base a quello che Gpg Imperatrice mi ha suggerito, una componente negativa che è il vero debito pubblico italiano “netto”, e tre componenti positive, rappresentate da tutti i depositi delle amministrazione e le riserve ufficiali che Bankitalia gestisce e detiene per lo Stato Italiano (anche qui però ci sarebbe da chiarire il rapporto Stato-Bankitalia, sempre molto difficile da inquadrare), che quindi vanno a correggere il debito netto. Ed è un ragionamento che, se nel settore privato si fa spesso (l’impresa XYZ ha 30 miliardi di debiti, però avendo una liquidità a breve di 20 miliardi non preoccupa di fatto il debitore), nel settore pubblico difficilmente viene proposto.

Dopo quindi aver accennato la composizione di questo debito pubblico “netto”, passiamo a qualche dato.

DEBITO NETTO

Su questa tabella potete vedere tutti i dati salienti dell’ultimo anno. Importante è analizzare come le tre voci, se sommate (2+3+4 nella tabella), vanno a ridurre di molto il debito pubblico nazionale (nel 2011 una media di 205 miliardi), portando quindi il rapporto debito/pil molto più basso del 119% attuale (secondo Gpg siamo vicini al 107%).

Importante è poi notare anche il diverso andamento delle due tipologie di debito (che si può notare con facilità grazie alla colorazione dei valori: verso il rosso –> debito alto, verso il verde –> debito basso): mentre il debito lordo in valore nominale aveva fissato il suo massimo a luglio dello scorso anno, il debito netto ha fissato il suo massimo nel mese di novembre, in un chiaro trend di crescita che si sviluppa da inizio anno.

E tale trend lo si riesce a cogliere anche dal seguente grafico, che mostra come i due debiti si siano mossi in questi ultimi 10 anni e, nell’ultima rilevazione di novembre, si vede chiaramente come la divergenza si stia ampliando.

variaizone debito

In questo grafico poi ho volutamente riportato il tasso medio annuo di crescita del Pil pro-capite di quest’ultimo decennio (dal 1999 al 2009), al fine di semplificare la comprensione di molti lettori che guardando questi grafici non riescono a comprenderne il significato.

Ebbene, in questo grafico si può cogliere il reale funzionamento del (discutibile) rapporto debito/Pil: quando la variazione del debito è in “zona verde” (quindi minore della crescita del Pil) si avrà una riduzione del rapporto, se maggiore viceversa.

Ed ecco qui la spiegazione delle due manovre del governo Monti:

  1. La Salva-Italia per fare in modo di far rientrare i tassi di crescita del debito nella zona verde (ndr ridurli…)
  2. Il Cresci-Italia, che dovrebbe alzare quella zona verde, rendendo quindi il debito più sostenibile.

 

E qui sta il giochetto: il tuo debito può anche crescere a tassi altissimi, ma se il tuo Pil cresce ad un tasso maggiore il giocattolo funzionerà sempre e nessuno si lamenterà della crescita del tuo debito.

Ma quando il “giocattolo Pil” si rompe (vedasi Grecia), comincia una spirale che porta inevitabilmente a drastiche riduzioni di spesa pubblica o, in casi estremi, il default.

 

 

Note

(1): “debito pubblico netto” è una definizione impropria, visto che, secondo Gpg Imperatrice, ci sarebbero anche altre voci che ad oggi sono impossibili da contabilizzare con puntualità.

Note bibliografiche

Per i dati riguardanti il debito pubblico si è utilizzato il database pubblico di bankitalia, estrapolando i dati dalle tavole TCCE0300 e TIAA0450 [link]

Per i dati riguardo la crescita del Pil, si sono fatte delle elaborazioni partendo dai dati Istat, reperibili a questo [link] (file excel)

giovedì 9 febbraio 2012

L’indipendenza energetica Italia senza il nucleare

Nella giornata di oggi, Michele Dotti, un blogger (che scrive anche per il fatto quotidiano), ha citato un mio post sulla bilancia commerciale energetica [link]. Volevo quindi ringraziarlo, prendendo la palla al balzo e pubblicando un post che avevo in mente da giorni e che oggi è giusto proporre.

L’argomento di questo post, un po’ off-topic, è lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia. Sfruttando i dati forniti da Terna, ho rielaborato i dati, ottenendo interessanti dinamiche previsionali.

Passiamo direttamente ai grafici senza tanti giri di parole.

energia rinn

Questo grafico ci mostra come negli ultimi 3 anni si siano mossi, da una parte le importazioni energetiche e, dall’altra, le energie rinnovabili, limitatamente all’energia eolica e fotovoltaica. Come potete ben vedere, anche con la parabola interpolante, le rinnovabili stanno seguendo un andamento parabolico, che è destinato ad aumentare, visto che, come ben sappiamo, la resa del fotovoltaico è maggiore nei periodi caldi.
Se però teniamo conto delle attuali tendenze e le proiettiamo al futuro, notiamo delle dinamiche interessanti. Quello che volevo sottolineare, è in sintesi, la cardinalità del settore rinnovabili. Infatti secondo questa mia proiezione, le rinnovabili per il 2014 potrebbero arrivare a circa 5.000 GWh, in grado cioè di coprire interamente l’attuale saldo estero!

Ma anche il confronto tra le produzioni rinnovabili e il totale dell’energia prodotta in Italia le cose sembrano cambiare.

% energia

Già oggi, nel mese di dicembre 2011 (mese “invernale”), le rinnovabili (tralasciando l’idrico e il geotermico) rappresentavano circa il 9% dell’intera produzione nazionale! E la tendenza per i prossimi 3 anni ci porterebbe a raggiungere tranquillamente il 20/25%. Non sono numeri da sottovalutare. Certo, ci sono delle criticità di cui tener conto, tra cui:

  1. il costo degli incentivi. Ipotizzando un costo di circa 0,30 €/Kwh nel 2011 sono stati sborsati sotto forma di incentivi,pagati cioè nelle bollette di ogni contribuente, circa 2.8 miliardi di €. E 0,30€/KWh è un prezzo molto basso, perché nei primi conti energia le tariffe erano molto maggiori.
  2. Una più moderna infrastruttura. Come penso si sappia, le energie rinnovabili non sono costanti, possono produrre di più in certi periodi del giorno (il fotovoltaico non genera elettricità di notte) o non produrre per interi giorni (l’eolico). Per risolvere questi problemi stanno nascendo quelle reti chiamate “smart grid”, cioè delle reti infrastrutturali in cui l’energia può essere distribuita, smistata e immagazzinata in base alla richiesta della rete. Ciò comporta altri maggiori costi, che però potrebbero renderci indipendenti da un punto di vista energetico.

Quindi l’indipendenza energetica la si può ottenere anche grazie alle energie rinnovabili e non solo grazie al nucleare. E forse, facendo qualche conto, si spende sì, ma si risparmia!

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Fonte: Rapporto mensile Terna [http://www.terna.it/default.aspx?tabid=379]

mercoledì 8 febbraio 2012

Debito pubblico [Novembre 2011]

Che sia il momento della svolta?

Mi faccio questa domanda perché guardando le serie storiche e i grafici sembra che qualcosa stia nettamente migliorando.

debito novembre 2011

Come vedete dal grafico, se da una parte lo stock di debito rimane attorno i 1900 miliardi di €uro, dall’altra è evidente come la variazione percentuale annua sia in discesa da metà 2009, e ad oggi si avvicina prepotentemente vicino ai livelli pre-crisi. Per capirci, rispetto a novembre scorso il debito è cresciuto di circa un 2% (ndr. mentre il Pil non è proprio cresciuto a quel tasso…).

Riprendendo quindi la tabella utilizzata nel post di settembre notiamo ancora più chiaramente la dinamica che si sta sviluppando.

 tabella debito

Come si può vedere (dati in miliardi di euro), negli ultimi tre mesi (settembre-novembre) la crescita del debito pubblico è di molto inferiore, sia rispetto agli altri mesi del 2011 e sia rispetto agli stessi mesi del 2009 e 2010.

E’ forse anche questa la ragione della caduta degli spread? Certo, avrà contribuito, ma il percorso è ancora lungo….

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mercoledì 1 febbraio 2012

Il vero rischio bancario? Non sono i titoli di stato…bensì il privato cittadino!

Questo post era da mesi che volevo scriverlo. Quello che mi mancava erano le serie storiche. E oggi, dopo settimane di ricerca penso di essere arrivato alla serie storica corretta (o almeno spero).

La questione centrale di questi ultimi mesi è il debito pubblico e il sistema bancario. Molto si dice e si è detto, ma nessuno pubblica dati o grafici che possano permette ad ognuno di noi di poter capire la realtà del nostro paese. Ebbene, in questo post ambisco proprio a fornirvi alcuni grafici che permettano ad ognuno di farsi la propria idea. Spero almeno sia gradito lo sforzo!

 

Titoli di stato italiani e sistema bancario

Quanti titoli pubblici detengono le nostre banche? Ecco il grafico che finalmente risponderà alla vostra domanda.

Titoli di stato italiani

Le banche posseggono molto debito pubblico! Stando ai dati più recenti, a novembre 2011 le banche detenevano circa 219 miliardi di debito pubblico. Una cifra non nuova però al sistema bancario, infatti nel 1997 ci si aggirava tranquillamente attorno ai 200 miliardi, quando il debito pubblico era molto minore (circa 1200 miliardi). Per cui se dal punto di vista nominale non si possono cogliere tendenze particolare, se poniamo la nostra attenzione su altri due indicatori si possono dedurre delle tendenze importanti.

La linea a puntini mette in relazione i titoli di stato detenuti dal sistema bancario e il totale degli attivi del sistema bancario (in breve tutti gli investimenti delle banche, che comprendono anche i prestiti a noi clienti o correntisti). Ebbene, dal 1998, quando i titoli pubblici rappresentavano circa il 13% dell’intero attivo, si è passati a livelli bassissimi, attorno al 3% del 2008. Poi però dall’ottobre del 2008 qualcosa è cambiato. (Questa data ricorrerà anche in seguito e combacia proprio con il fallimento di Lehman Brothers, il vero bubbone che ha scatenato tutto, compreso l’ampliamento dello spread). Improvvisamente i titoli del debito pubblico apparivano titoli sicuri e il loro rendimento (che era leggermente maggiore dei titoli del centro Europa) avrà sicuramente attirato numerosi acquisti, raggiungendo ad agosto dello scorso anno la quota del 6%. Non male in 3 anni. Da agosto però qualcosa cominciò a scricchiolare (spread) e ai dati di oggi (novembre) siamo in leggero arretramento: segno che gli istituti hanno cominciato a vendere? A vedere i dati da Agosto a Novembre 2011 l’ammontare di titoli si è ridotto di circa 7,7 miliardi (circa un 4% sul totale) e sinceramente non mi sembra un grosso ammontare di denaro in deflusso.

Passando all’altro indicatore, rappresentato dalla linea tratteggiata nera, si è voluto evidenziare la quantità di titoli in relazione a tutto il debito pubblico, che risulta circa il 12% del totale. Poco, che è anche inferiore ad un decennio fa, quando ci si avvicinava anche al 16%.

 

Prestiti ai privati (residenti)

Quest’altro grafico ci mostra la relazione tra i prestiti ai residenti (siano esse imprese o privati) e il totale attivi e l’ammontare nominale di tali titoli.

Prestiti a residenti italiani

Anche in questo grafico si può notare come le date evidenziate precedentemente siano rilevanti. Infatti, dallo scoppio della vera crisi finanziaria, le banche hanno chiuso i rubinetti, passando dal 65% dell’attivo al 61% (agosto 2011), equivalenti a circa 150 miliardi di minori finanziamenti. Sono veramente molti e la situazione sembra in peggioramento. Infatti gli attivi continuano comunque a crescere, ma per altre attività, non sicuramente per via dei prestiti.

 

Rapporto tra i prestiti al settore privato e i titoli di debito pubblico sottoscritti

Rapporto prestiti privati e titoli pubblici

Questo grafico è il più importante in assoluto. Se immaginiamo questa serie come un indicatore di leverage finanziario…ebbene sì, cari lettori, siamo in fase di delevegering! Le banche stanno riducendo le esposizione verso i privati pesantemente. E’ un fortissimo delevegering! E guarda caso da dove è cominciato il tutto? Novembre 2008, due mesi dopo il fallimento Lehman.

Diciamolo chiaro e tondo. Lasciar fallire Lehman non avrà fatto distruggere il sistema finanziario mondiale, ma ha finalmente reso evidente che il Moral Hazard prima o poi qualcuno lo paga ai piani alti. Peccato che poi ricada tutto sull’economia reale, quella del piccolo cittadino che vuole comprarsi una casa o quella del piccolo imprenditore che deve finanziare la sua attività.