sabato 31 dicembre 2011

Fuga dai depositi: l’Italia è la nuova Grecia?

L’altro giorno, appena pubblicato il post sulla situazione dei conti correnti in Italia, mi è sorta l’idea di voler fare un vero confronto tra il sistema bancario italiano e greco. E allora mi sono ripreso un po’ di dati e…Depositi bancari in italia e grecia 2011 …la realtà è disarmante! Il picco dei depositi infatti combacia (inizio 2011) però l’andamento conseguente dei due sistemi bancari è ampiamente diverso. La caduta dei depositi greci è costante e continua da ormai due anni, mentre per il sistema italiano la caduta può essere paragonata più ad una fase di lateralizzazione.

Qualcuno potrebbe però osservare che la crisi italiana sia cominciata solo pochi mesi fa, mentre la crisi greca è ormai al suo secondo anno, quindi ho voluto equiparare il tasso di variazione dei depositi annuale, in modo che i due picchi massimi coincidessero (ho cioè arretrato la variazione italiana di 9 mesi).

variazione percentuale depositi bancari italia grecia 2011 2009 Penso che il grafico parli da solo….

Buon 2012 a tutti i miei lettori, e non dimenticatevi di seguirmi su Facebook e Twitter!

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Note bibliografiche

Per i dati italiani, si è utilizzata la serie storica prelevata dal sito di Bankitalia [link], tavola TAM10200, seconda colonna [DEPOSITI IN CONTO CORRENTE DEL SETTORE DETENTORE DELLE ATTIVITA' MONETARIE DELL'INTERA AREA EURO]

Per i dati greci, si è utilizzata la serie storica disponibile nel sito della Bank of Greece [link], Deposits held with credit institutions, breakdown by sector

giovedì 29 dicembre 2011

Depositi bancari in Italia: un’analisi super partes. Dicembre 2011

In questi giorni c’è molta discussione riguardo la fuga dai conti correnti che gli italiani tengono presso i propri intermediari bancari italiani. Ma proviamo a vedere la realtà per quella che è, prendendo a riferimento i dati ufficiali della Banca d’Italia [link all’ultimo bollettino].

STOCK DEI DEPOSITI BANCARI IN ITALIA

Depositi crescita

Il grafico mostra come negli ultimi 13 anni i depositi bancari siano cresciuti ad un ritmo pressoché costante (7,31% annuo). Dal 2009 però cominciano a registrarsi diverse anomalie. Si riesce chiaramente a vedere che i depositi sono cresciuti ad un tasso molto alto a partire dalla fine del 2008, anche forse a causa del collasso di Lehman Brothers e della fuga dagli investimenti “rischiosi” (con destinazione i depositi, ritenuti più sicuri). Dai massimi del 2009, i depositi ora sembrano in fase di leggera discesa, non certo una caduta verticale (siamo a circa un 5% dai massimi del maggio del 2010).

Tendenza che si conferma anche osservando i tassi medi applicati suoi depositi (interessi attivi per il cliente). Dalla metà del 2010, come si può vedere dal grafico a seguire, le banche hanno aumentato il rendimento sui depositi dei clienti pur di attrarre maggior liquidità. Liquidità che però ad oggi non sembra rientrare.tassi prestito

Tanto per fare un raffronto, le banche greche hanno visto, nei primi 8 mesi del 2011 una caduta del 10% dei depositi, quando il sistema bancario italiano ne perdeva il 3,24%. La situazione greca è sicuramente diversa dalla nostra e noi potremmo essere solo all’inizio, ma confrontarci con la Grecia mi sembra, attualmente, un’esagerazione bella e buona! :)

dati %

VARIAZIONE ANNUALE

depositiQuest’altro grafico rappresenta la tabella esposta precedentemente.Si può notare che dal 2002 dopo un importante crescita dei depositi la tendenza si sia fortemente ridotta, fino ad arrivare al fallimento di Lehman Brothers (pallino rosso) che ha rimesso in discussione tutto, generando un fortissimo afflusso di capitali verso i depositi. Poi però qualcosa è successo. Dall’agosto del 2009 la caduta è ripidissima, fino ad arrivare a novembre 2010, mese in cui è cominciato il vero deflusso dei depositi (che continua tutt’ora). Molti quindi potrebbero dire che questi depositi si siano trasformati in contante, ma questa affermazione risulta inesatta. Infatti in questi ultimi mesi la correlazione tra banconote e depositi è positiva, per cui non si può riscontrare tale “switch”.

Questa post rappresenta un mio tentativo di mostrare la realtà dei fatti con gli innumerevoli dati statistici che Bankitalia ci offre. Invito quindi i lettori a giungere autonomamente alle proprie conclusioni.

Fonti: Bollettino bankitalia e sito web http://www.bancaditalia.it/statistiche/stat_mon_cred_fin/banc_fin/pimsmc/pimsmc11/sb63_11/suppl_63_11.pdf

Ho scritto questo post perché ho letto un interessante post di FunnyKing [link] che non mi appariva molto chiaro. Diciamo pure che questo è un “post di risposta” per ampliare il discorso. Potevo scrivere un lungo commento, ma almeno in questo modo si ha la possibilità di raggiungere molti più lettori. Ricordati di diventare fan del mio blog su facebook!

mercoledì 28 dicembre 2011

Imz Novembre 2011: sarà una forte recessione

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Lo scorso aprile, in un vecchio post, scrivevo che il superindice della fiducia IMZ era orientato verso una lenta discesa e che la crescita del Pil americano attesa per il secondo trimestre si sarebbe aggirata attorno al +1,4%. Ecco cosa scrivevo:

Il superindice sulla fiducia globale (da me creato) continua la sua discesa. Ad aprile infatti il livello registrato è stato di 187,8, –17% rispetto un anno fa e –2,6% rispetto marzo scorso. La discesa comincia ad accelerare e la tendenza, evidenziata dalla media mobile tratteggiata, è già segnata da giugno dello scorso anno.

In questa occasione provo di nuovo a proporre la mia previsione per il Pil americano per il 2 trimestre del 2011, utilizzando la stessa analisi utilizzata per la previsione (poi toppata) tentata lo scorso ottobre.

Dall’analisi del Michigan Sentiment Index IMZ, per il 2Q2011 prevedo ancora un rallentamento della crescita, che dal 1,8% registrato il primo trimestre potrebbe aggirarsi attorno al 1,4%.Un dato sicuramente “anemico”, che perfino l’Italia potrebbe raggiungere… 

Ebbene i dati ufficiali parlano chiaro: nel secondo trimestre la crescita del Pil americano si è aggirata attorno al +1,3%, salvo revisioni future. E quindi la previsione era corretta.

 

Ma continuiamo ora con i dati aggiornati del superindice. A giugno 2011 si è confermata con certezza la tendenza ribassista, e il crollo dell’indice continua da ormai 5 mesi.

image Il valore dell’indice a novembre era di 155,5, ben un 38% in meno dello scorso anno. Nel terzo trimestre scorso i dati ufficiali americani hanno registrato una crescita del Pil del 2%, ma secondo il sottoscritto tale dato verrà fortemente rivisto nei prossimi mesi fino ad avvicinarsi allo zero.

Il modello mi suggerirebbe che per l’ultimo trimestre del 2011 la caduta sarebbe veramente importante (-2%/-3%), ma tali valori mi sembrano troppo eccessivi. Una previsione che però mi sento di affermare è che nel 4° trimestre il GDP americano si stabilizzerà attorno allo -0,5% con una probabilità dell’80%. Al prossimo aggiornamento per vedere se anche questa volta la previsione si è rivelata corretta.

giovedì 1 dicembre 2011

Debito pubblico italiano [Settembre 2011]

E’ da marzo che non vi tengo aggiornati sulla situazione del nostro debito pubblico e ora è venuto il momento di riprendere in mano i grafici.debito pubblico settembre 2011 Appare evidente come la sua salita sembri in rallentamento, tendenza testimoniata anche dal fatto che a settembre 2011 rispetto allo stesso mese il debito è cresciuto del 2,11% (al terzo trimestre l’economia italiana è cresciuta al 0,8%).

Mi sono quindi preso la briga di analizzare le variazioni mensili degli ultimi 5 anni in milioni di €uro, notando dei particolari molto interessanti. debito mensile Dall’apice della crisi, che sul debito pubblico è coincisa con il settembre e l’ottobre del 2009, il debito pubblico è sempre cresciuto di 65 miliardi di €uro al mese, una cifra effettivamente imponente. Però in questi ultimi 2 mesi il tasso di crescita è ampiamente diminuito sotto i 60 miliardi di €, fermandosi ai 38,934 di settembre (se notate però il mese di settembre è sempre stato un mese “buono” per il nostro debito). Ora, potrebbero anche essere giochetti contabili [Post di MercatoLibero], però posti davanti al fatto compiuto non rimane che attendere il dato di ottobre, che verrà pubblicato il 15 dicembre prossimo. Solo allora saremo in grado di fare un ragionamento più puntuale.

lunedì 28 novembre 2011

Produzione industriale [Settembre 2011]

Diciamolo pure senza mezzi toni: la produzione industriale in Italia si è fermata ad Agosto dello scorso anno e il suo tasso di crescita è passato in negativo per la prima volta dal luglio di quest’anno. Questo in basso il grafico.

Produzione industriale Quindi dal punto di vista industriale la situazione non è delle migliori e l’attuale pressione sui nostri tassi di rifinanziamento potrebbe aggravare ancora la situazione. Ma la tendenza negativa è ampliamente chiara da ormai più di un anno e visto le attuali condizioni macroeconomiche non vedo alcuna possibilità per una inversione di tendenza.

Dal lato occupazionale invece, la cassa integrazione sembra in continua riduzione, anche se i livelli pre 2009 sono ancora molto distanti dall’essere raggiunti.

Cig Un ulteriore analisi è poi stata fatta ponendo in correlazione l’andamento della produzione industriale (variazione % annua) con la variazione della cassa integrazione, sempre su base annua, dal 2005 ad oggi. Eccone il risultato.

cig dispersione Appare chiaro come la relazione fra le due variabili sia negativa. Un andamento positivo della produzione industriale porta ad una riduzione della cassa integrazione, come è avvenuto nel 2011 (pallini neri). Però dalla correlazione appare chiaro che al fine di ridurre la cassa integrazione non è necessario avere una crescita industriale modesta, ma bisogna mantenerla sopra il 4-5% per avere la sicurezza di ridurre strutturalmente la cassa integrazione. Ad oggi però (pallino nero grande), la crescita industriale e negativa e per i prossimi mesi la cassa integrazione potrebbe riprendere il suo aumento, aggravando quella che secondo molti è la recessione economica che è già cominciata nella seconda metà di quest’anno.

martedì 30 agosto 2011

Post rapido: il consumatore americano non perde l’abitudine di spendere ciò che non ha!

Ieri sera, leggendo i dati sui consumi americani c’era qualcosa in testa che non mi quadrava. E allora mi sono elaborato un grafico che nella sua semplicità quasi imbarazza…

consumi us e spese consumatore medio luglio 2011 Da inizio anno infatti, se un consumatore aveva 100$ di reddito e di consumi (saranno sicuramente minori in valore assoluto, ma quel che interessa è il confronto relativo), i redditi sono cresciuti meno dei consumi (102 vs 102,5$). Tale gap deve essere coperto, e visto che il tasso di risparmio delle famiglie negli ultimi mesi è fisso sui 5%, il gap viene coperto proprio dal credito al consumo, che proprio a giugno ha registrato un impennata, e per luglio non andrà meglio. Il ritorno del credito è un buon segnale certamente, ma se negli ultimi 7 mesi solo un mese il reddito disponibile era superiore ai consumi… si ritorna ai vecchi schemi, che porteranno inevitabilmente agli stessi esiti nefasti!

mercoledì 24 agosto 2011

Leading indicator – Luglio 2011

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Dopo circa 5 mesi penso sia ora di riprendere in mano i vari leading indicator che seguo nel blog e vediamo cosa riusciamo a capire dell’attuale situazione economica.

 

€UROCOIN

EUROCOIN Luglio 2011 L’€urocoin conferma la sua tendenza negativa di lungo periodo, anche se rimane al di sopra dei livelli di inizio anno. Il che comunque non esclude una fase di crescita lenta, anche se dalla interpolazione per il terzo trimestre del 2011 su base annua è previsto una forte accelerazione attorno al + 2,7%.

 

OCSE COMPOSITE LEADING INDICATOR

OCSE CLI Giugno 2011Qui la situazione si complica. Due delle tre macroregioni globali ( l’Europa e l’Asia) da inizio anno mostrano segni di cedimento, mentre l’intero nord America sembra tenere. Se prendiamo poi come confronto la variazione tendenziale, i dati che ci vengono forniti cominciano ad essere ormai preoccupanti. ocse cli 2 Infatti sia l’Asia che l’Europa segnano una variazione negativa su base annua, e tutto fa presagire una continuazione di tale trend visto come la borsa nel mese di luglio ha reagito sulla crisi del debito europeo e alla paura di un nuovo rallentamento economico. Tanto per evidenziare la rilevanza di questo indicatore, basti pensare che la prima variazione negativa congiunturale del pil europeo degli ultimi 5 anni si è registrata il secondo trimestre del 2008, e il Cli era già negativo per la zona euro da fine 2007.

Volendo evidenziare i cali tendenziali più importanti del Cli (composite leading index) registrati a giugno 2011, essi sono da attribuirsi a: Finlandia, Italia, Corea, Brasile e India (queste ultime due fortemente negative). Buoni dati, ancora in crescita da Sud Africa, Russia, Stati Uniti, Slovacchia.

OCSE composite indicator italia cina germania giugno 2011

venerdì 12 agosto 2011

Bilancia commerciale e produzione industriale in chiaro scuro…

La bilancia commerciale italiana a giugno 2011 continua il suo recupero dai minimi di gennaio. Una tendenza molto interessante, anche perché sembra in controtendenza ai dati macroeconomici che segnalerebbero un forte rallentamento (che avverrà).
Bilancia commerciale italiana giugno 2011

martedì 9 agosto 2011

Sentiment e paura di Double Dip

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In questi giorni non ho postato molto. Le ferie e l’attuale situazione economica mi hanno tenuto giustamente lontano dal blog.

Gli argomenti però non mancano ed è ora di fare un corposo aggiornamento. Riprendo quindi il mio indicatore di sentiment globale (che ho chiamato, come i lettori più assidui sanno, IMZ) e che non aggiorno da aprile scorso.

imz Son passati tre mesi e si sono sentiti. Il mio personale indicatore (che è formato dalla combinazione di vari indicatori globali di sentiment) già da maggio dello scorso anno era girato in negativo, anche se la situazione sembrava in stabilizzazione.

Questo scrivevo aprile scorso:

Il superindice sulla fiducia globale (da me creato) continua la sua discesa. Ad aprile infatti il livello registrato è stato di 187,8, –17% rispetto un anno fa e –2,6% rispetto marzo scorso. La discesa comincia ad accelerare e la tendenza, evidenziata dalla media mobile tratteggiata, è già segnata da giugno dello scorso anno.

E infatti la discesa è continuata, lambendo il livello cruciale che fa da spartiacque: 160. Sotto tale livello infatti (160-170) la probabilità che si registri una crescita negativa su base trimestrale per gli Usa è molto alta. Questo grazie ad una correlazione molto forte (r2 > 0,68) che c’è tra l’Imz e la crescita trimestrale reale del Pil Americano.

Se ciò non bastasse è molto interessante dare un occhiata ad un etf che io detengo in portafoglio e che quindi ho sempre sotto osservazione. Si tratta di un etf sui bond con lunga duration (15-30 anni) dell’area euro.Ishares Barcap Eur Government Bond 15 30   Borsa Italiana Negli ultimi 3 giorni tale fondo ha avuto una accelerazione al rialzo di circa 3,5%; un immensità per un fondo obbligazionario (anche se sulle scadenze lunghe ovviamente ci si può aspettare tale volatilità). Certo, mi si potrà dire che tale impennata sia stata generata dallo switch proveniente dagli Usa (che hanno perso la tripla A) verso titoli tripla A europei (Francia, Germania e Olanda) o dall’intervento della Bce sul mercato per acquistare Btp italiani (circa il 25% del fondo). Sul primo punto non avrei niente da obbiettare, ma sul secondo punto metterei qualche punto di domanda, perché se fosse vero il fondo nell’ultimo periodo dovrebbe essersi ritrovato a livelli molto inferiori rispetto alla lateralizzazione degli ultimi 3 mesi.

Ritornando però alla aspetto centrale dell’importante movimento di questo fondo, bisogna anche ricordare che in due giorni anche l’indice tedesco ha perso 10%, quindi ora il mercato secondo il mio modestissimo parere non sta più solo scontando l’eventualità di un “big default” in Europa, ma anche una ormai non più remota possibilità di “double dip” o recessione.

Fatto che coinciderebbe con la possibilità di una riduzione dei tassi già dal prossimo mese. Infatti, dai calcoli che Ishares fornisce sul suo sito, questo fondo ha una duration modificata ad oggi del 13,50%. Questo vuol dire che ad una variazione di 1% dei tassi, il fondo si muove percentualmente in senso opposto del 13,5%. In questi ultimi 2 giorni la variazione positiva del 3,5% coinciderebbe con una riduzione dei tassi di circa 25-30 punti base.

A settembre si ritornerà al 1,25%?

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martedì 26 luglio 2011

15 marzo 2011: la data di non ritorno per l’intera economia italiana

Tutti in questi giorni sono concentrati ad analizzare e spulciare i conti della manovra economica record appena varata, ma molti si sono dimenticati di un avvenimento che pochi mesi fa ha di fatto messo le basi per un stravolgimento economico che cambierà il nostro paese per il prossimo ventennio…
In quel di Bruxelles, il famoso 15 maggio, si tenne un €cofin che mi permetterei di descrivere rivoluzionario. Il perché di tale aggettivo o si può dedurre dalle agenzie che in quel giorno giravano, come questa:
Il 'pacchetto' passa ora al vaglio dell'Europarlamento (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 15 mar - Per la prima volta viene reso operativo il parametro del debito pubblico che mai finora ha fatto scattare una procedura per deficit eccessivo. In futuro (la norma del debito entrerà in vigore tre anni dopo la fine delle procedure in corso per deficit eccessivo) un paese potrà essere posto sotto stretta sorveglianza europea se il debito/pil non scende a un ritmo soddisfacente verso il 60% e questo anche se il deficit pubblico e' inferiore al 3%. Nel caso dell'Italia il deficit deve essere portato al (o sotto) il 3% del pil entro il 2012 … Visualizza altro
In poche parole se dalla nascita dell’euro ci si era focalizzati solo sul deficit/pil, lasciando di fatto il debito/pil nell’ombra. Ora si riprende il mano il trattato di Maastricht e si applica la previsione di quel trattato vecchio ormai di 20 anni, cioè ricondurre il debito/pil di ogni nazione europea sotto il 60%. Non chiedetemi perché proprio ora, visto che nel trattato è scritto e previsto dalla nascita dell’euro.
Questo però cosa comporterà ai nostri conti pubblici? Vediamo di analizzarlo con un mio personale scenario (molto semplicistico)
NOTA: lo stesso accordo stipulato dall’ecofin prevede che il ritorno all’interno del 60% del debito/pil debba realizzarsi in un ventennio, che io ipotizzo dal 2011 a 2032. La correzione che io simulo viene rivista di anno in anno e non è la semplice divisione aritmetica del debito da ridurre diviso i 20 anni. Una sorta di impatto proporzionale della correzione da qui ai prossimi 20 anni. Sempre in via previsionale, è stata stimata una crescita media del pil di 1%. Per tale ragione la mia stima porterebbe al 2032 il debito/pil ad aggirarsi attorno al 70% e il totale delle manovre risulterebbe nettamente inferiore all’attuale differenza ad oggi di debito eccessivo (970 miliardi).
diminuzione del debito entro il 60% su pil - Italia  Come vedete già da quest’anno al 2012 servirebbero circa 59 miliardi solo per la riduzione di 1/20 del debito in eccesso (dal 60% all’attuale 120%). Una tale manovra, orientata solo alla diminuzione del debito (quindi implica deficit nullo), porterebbe già nel 2012 ad un ratio di 117%: un bel passo in avanti insomma. Però non bisogna dimenticare che tali entità di manovra devono essere indirizzati solo ed esclusivamente a ridurre il debito, il che non è possibile finché l’Italia è in deficit (sicuramente fino al 2014, lo dice lo stesso Tremonti e la finanziaria). Quindi, per così dire, tali manovre rappresentano il minimo di ogni finanziaria per i prossimi 20 anni, posto che l’economia non entri mai in recessione nei prossimi 20 anni (il che è di fatto di difficile previsione) e quindi non vi sia più ricorso al deficit-spending.
Queste sono cifre che per uno che conosce un po’ i conti pubblici dovrebbero far prendere paura, perché ad esempio tale manovra da 59 miliardi di euro equivarrebbe a tagliare di netto tutte le spese infrastrutturali italiane, che valgono all’incirca 54 miliardi.
Ovviamente tali manovre dovranno essere finanziate dallo Stato. Ma come verranno finanziate? E qui viene l’aspetto più preoccupante che l’italiano medio dovrebbe conoscere. Anche qui potrebbero venire in aiuto degli scenari ipotetici, che di fatto però propongono una situazione economica italiana ai limiti dell’inverosimile! Inverosimile perché, si voglia o no, la dimensione delle manovre da qui a 20 anni dovrà corrispondere a circa 545 miliardi di euro complessivi (secondo i miei calcoli che però mi portano ad un obbiettivo intermedio del 70% debito/pil)
PRIMO SCENARIO: TAGLI ALLA SPESA
Il primo scenario sarebbe quello di finanziare tali manovre solo ricorrendo ai tagli di spesa (ospedali, consumi, posti di lavoro nel pubblico impiego,…). Tale scelta comporterebbe quindi un taglio netto negli anni di 545 miliardi, portando il rapporto della spesa pubblica sul pil dal 50,5% al 12,4%. Un passaggio troppo drastico anche se diluito in un ventennio e politicamente irrealizzabile.
SECONDO SCENARIO: DISTRIBUIRE LA MANOVRA EQUAMENTE TRA TAGLI ALLA SPESA E AUMENTI DELLE ENTRATE
Altra soluzione potrebbe essere quella di ipotizzare un finanziamento di tale manovre basato sia sul taglio di costi che sull’aumento delle entrate.

Se appare ancora impensabile una riduzione della spesa pubblica sul pil su valori vicini al 26% (valori che pochi stati sviluppati ad ora riescono a garantire, ovviamente con un welfare strutturato diversamente dal nostro), chi si può immaginare un pressione fiscale totale entrate sul Pil che per una decina d’anni rimanga a ridosso del 50% 53,5% della ricchezza prodotta? [Laffer]
Quest’ultima ipotesi resta però la più probabile, perché di fatto può basare il suo finanziamento sulla ricchezza (e i risparmi) privati (COSIDETTA PATRIMONIALE), ed essere poi riscossa in maniera quasi immediata e quindi offrire maggiori garanzie. Quindi, da tale analisi è più che ovvio che da qui al 2015 una qualsiasi forma di tassa patrimoniale dovrà essere applicata, e non sarà sicuramente una-tantum. Il tutto sempre che vi sia una crescita media del 1% del pil, altrimenti… la situazione diverrebbe di fatto insostenibile e il default italiano inevitabile.

mercoledì 6 luglio 2011

La vera teoria del debito pubblico

In questi mesi in cui i debiti pubblici sono nell’occhio del ciclone, la discussione riguardo la sostenibilità del debito pubblico è al centro di molte discussioni. C’è ci appoggia la linea del rigore (Tremonti) e chi quella della crescita (Brunetta); tutte e due perfettamente coerenti con l’intenzione dell’abbattimento del debito ma tutte e due di difficile applicazione, con implicazioni ovviamente anche politiche.

Oltre però questi due orientamenti di pensiero, vi è una teoria generale che difficilmente viene portata alla conoscenza dell’opinione pubblica, e merita una approfondita analisi, visto che riprende sia dei concetti dei “rigoristi” sia dei “crescisti” (certo che Brunetta la relazione non è molto valida…).

Partiamo quindi da una applicazione matematica molto semplice e poi passiamo alla relativa discussione. Cosa genera di fatto il debito pubblico? Il debito pubblico che viene a crearsi un in dato periodo (l’anno) è dato da:

Quindi si può facilmente capire che la variazione del debito combacia con il deficit, il quale viene scomposto in due parti:

  • Uno sotto il controllo del pianificatore economico, che può ridurre o aumentare la spesa pubblica e le entrate
  • L’altro fuori il controllo del legislatore, visto che egli eredita il debito del periodo precedente (D al tempo t-1) e il tasso di interesse medio sul debito è fissato dal mercato.

Ora tralasciando i passaggi matematici che vi risparmio e compiendo delle approssimazioni arriviamo ad una nuova formula, che ci porterà alla discussione vera e propria della teoria. Vediamola insieme:

Si è arrivati a tale formulazione ponendo tutto in relazione al pil (quindi inserendolo al denominatore, da notare l’uso del minuscolo) e la componente “c” di crescita economica è stata ottenuta semplificando il rapporto debito pil dell’anno precedente, che ovviamente per quanto riguarda il pil ai valori di oggi è uguale a Y oggi = Y ieri x (1+c) .

Questa formulazione ci porta quindi già ad un primo punto cruciale: come possiamo di fatto stabilizzare il rapporto debito/pil per l’anno in corso (∆dt)? Ovviamente dato che la seconda parte è una componente esogena su cui noi non possiamo influire, andremo ad intervenire sul saldo primario, ottenendo di fatto quello che viene definito il “saldo primario stabilizzaziante”(che sulla formula ha segno meno, cioè le entrate superano le spese), cioè la differenza tra entrate e uscite pubbliche al netto dei costi per gli interessi che mi permetterebbe di congelare il rapporto debito/pil. Mateticamente:

Da qui in poi si possono sviluppare tutti gli scenari possibili per ogni nazione, visto che i dati sono tutti disponibili e il Imf e l’ocse foniscono stime anche per gli anni avvenire per il pil reale.

In linea generale però vi sono due importanti scenari da analizzare, che vediamo qui di seguito: Cioè:

  • Se la crescita economica il tasso di interesse è maggiore del tasso di interesse della crescita economica(tenere conto del tasso reale), il vincolo per mantenere stabile il debito/pil è avere un avanzo primario (quello che di fatto sta attuando tremonti)
  • Se invece la crescita economica è maggiore del tasso di interesse, si possono anche fare operazioni in disavanzo (leggasi deficit), infatti i nuovi interessi saranno pagati dal nuovo debito e la crescita del pil al denominatore controbilancerà la crescita del debito. Questa infatti è la situazione più facile da gestire, definita anche come un “onest ponzi scheme”.

Ovviamente noi rientriamo per ora nel primo scenario, c’è ci obbliga a creare un saldo primario, che per il 2011 dovrebbe aggirarsi sui 1-2 miliardi di € per mantenere il debito/pil invariato (Tremonti è su questo che ha deciso di rimandare il grosso della manovra ai prossimi anni, anche perché sa che chiedere troppo oggi sarebbe troppo avventato visto che per ora la situazione del settore privato è ancora incerta). Un analisi più approfondita sulla situazione greca, italiana e spagnola potete leggerla qui in un mio post di maggio.

Quello che poi appare chiaro è il diverso peso che avrebbe una manovra per due diversi paesi con livelli di debito diversi. Infatti, posto che i due paesi da mettersi a confronto abbiano lo stesso costo del debito e la stessa crescita economica, se un paese ha il doppio del debito pubblico sul pil dovrà attuare una manovra (che in relazione al pil) dovrà essere il doppio dell’altro paese! E questa situazione la conosciamo bene…

Poi piccola postilla storica. Dal dopoguerra il tasso di crescita reale è sempre stato maggiore del tasso del debito, per cui l’applicazione di politiche in disavanzo per lo scenario espresso sopra potevano sostenere il debito. Saldo primario italiano storico su pil Dal 1981 però la situazione si rovescia, e quindi il costo del debito era maggiore della crescita del pil. Questo avrebbe dovuto comportare un cambio di politica economica indirizzata alla creazione di saldi primari… peccato che tale gap rimase per più di 10 anni, fino alle riforme del 1992-93. Se quindi invece di continuare fino al 1990 a giocare sul deficit si fossero attuate tempestivamente tagli al saldo primario, la nostra situazione sarebbe sui livelli francesi. Non sto neanche poi a evidenziarvi di chi fosse la responsabilità politica di tale esproprio a noi giovani generazioni: ormai la storia lo ha già condannato e non gli servono ulteriori condanne.

Analisi frutto della lezione universitaria tenuta dal prof. Nicola Sartor, che è stato sottogretario del ministero dell’economia sotto il ministro Tommaso Padoa Schioppa.

Diariofinanziario sta cominciando una collaborazione con il sitoRischiocalcolato che pubblicherà i miei post sul suo sito. Non cambia nulla per i lettori abituali, ma volevo informarvi e ringraziarvi, visto che è anche grazie a voi che questo blog sta ottenendo sempre più visibilità.

domenica 26 giugno 2011

Cassa integrazione Maggio 2011

Riprendiamo dopo tre mesi l’aggiornamento della cassa integrazione e vediamo come la situazione sia cambiata.

Dall’ultimo post di febbraio infatti la situazione si è di fatto stabilizzata e la caduta che si registrava da giugno scorso (caduta reale, non percentuale, che è cominciata molto prima) si è congelata su valori del 15-20% inferiori a quelli dello scorso anno, comunque in crescita rispetto a febbraio di 30.000.000 di ore autorizzate. E il trend di peggioramento sembra sia in ripresa…

Totale cassa integrazione maggio 2011

Passiamo ora e vedere nel dettaglio l’andamento degli operai e degli impiegati.

CIG Operai

Lo scorso febbraio stimavo per il mese di Marzo un dato attorno ai 55-65 milioni di ore, cosa che di fatto non si è avverata visto il dato: 76,5 milioni di ore.

Infatti da Marzo si può notare nel grafico come l’andamento da febbraio sia cominciato a salire e la media a 4 mesi si è riattestata ai livelli di dicembre scorso.

Ore autorizzate operai cig 2011 maggioPer giugno il dato si potrebbe stabilizzare a livelli inferiori, tra i 55 e i 70 milioni di ore.

CIG Impiegati

Per quanto riguarda le ore autorizzate agli impiegati la questione si fa molto più critica. A maggio infatti si sono raggiunte 27,4 milioni di ore, quando nello stesso mese dell’anno scorso erano circa 24. Un balzo in positivo del 12% e peraltro vicino ai massimi degli ultimi 3 anni, raggiunti il giugno scorso (28,1 milioni).

Ore autorizzate Impiegati cig 2011 maggio L’analisi distinta dei due settori, quindi, sembra in disallineamento negli ultimi mesi. Il fenomeno infatti si può vedere dal grafico qui sotto, dove ho evidenziato, ponendo uguale a 1 il valore di gennaio 2005, sia le ore degli operai e sia quelle degli impiegati.

Confronto cig operai impiegati maggio 2011Il confronto è disarmante. Se infatti il trend (media mobile nel grafico) per gli operai è in discesa, per gli impiegati non si può dire lo stesso. Poi utile anche osservare come da gennaio la vera esplosione della cig si sia fatta sentire sui colletti bianchi rispetto alle tute blu. Mentre infatti dal 2005 per gli operai il monte ore di cig si è moltiplicato per 7 volte a gennaio 2010, per gli impiegati si era più che decuplicato.

Io quindi lascio l’interpretazione di questo fenomeno ai miei lettori, visto che io non ho proprio idea di come spiegarlo.

 

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sabato 11 giugno 2011

Bce e il bilancio della banca centrale europea

In questi ultimi anni hanno preso sempre più il centro della scena le banche centrali, ovvero la loro politica monetaria.La banca centrale infatti non è una semplice banca che ha come fine caratteristico il fornire credito al sistema economico reale; è qualcosa di ben più diverso e complicato.

Guardando anche solo alle dimensioni, ci accorgiamo subito che la nostra banca centrale europea presenta nel suo conto patrimoniale attività per circa 1900 miliardi di euro, ben 400 miliardi in più del nostro prodotto interno lordo italiano. E questo ci fa già capire cosa rappresenti la gestione di un colosso finanziario del genere.

Assodato che la Bce sia un colosso finanziario, ad essa spetta essenzialmente il compito di guidare la politica monetaria. Tralasciando quindi le decisioni sui tassi, che sono essenzialmente basati su analisi economiche che variano con l’andamento economico, sarebbe interessante analizzare il secondo strumento che la Bce possiede per drenare o immettere liquidità nel sistema; sto parlando infatti delle operazioni di mercato aperto e/o su iniziativa delle controparti.

La Bce infatti può immettere liquidità sui mercati interbancari effettuando operazioni di acquisto titoli, versando quindi la liquidità usata per l’acquisto dei titoli sul mercato. Ovviamente, con la vendita di detti titoli, drena liquidità al mercato.

Esistono però 2 macro tipi di interventi. Il primo tipo che ora analizzeremo è quello di iniziativa Bce, l’altro invece è di iniziativa delle singole banche europee, che possono avvalersi al sistema centrale come “prestatore di ultima istanza”.

La Bce quindi può decidere autonomamente, tramite pronti conto termine di immettere liquidità nel mercato. Però ha due scelte: o un immissione ordinaria con scadenza settimanale, oppure scegliere un operazione più a lungo termine che permetta di mantenere più liquidità nel sistema. Ora diamo un occhiata ai grafici.Operazioni di rifinanziamento a lungo termine Bce ecb 2011 giugno Questo grafico rappresenta uno storico degli interventi messi in atto dalla Bce negli ultimi 12 anni. E’ facile notare che fino al 2006 la tendenza è stata stabile: forte preponderanza delle operazioni ordinarie e un importanza marginale di quelle a più lungo termine. Poi però qualcosa è cambiato. Ad una riduzione delle operazioni ordinarie si presenta una continua crescita delle operazioni più a lungo termine, con l’ “esplosione” avvenuta la 40esima settimana del 2008” (non ricorda nulla?). Ovviamente, l’utilizzo di rifinanziamenti a più lungo termine deve esser letta come una situazione di forte stress per il mercato interbancario, che di fatto ha tra l’altro anche anticipato molti altri indicatori economici, visto che già dal 2006 qualcosa cominciava a cambiare…3

Tentando quindi di ottenere un indicatore relativo, che non tenesse conto della dimensione reale dei due tipi di rifinanziamento, quello proposto qui sopra penso sia un buon “ratio” che ci permetta di capire quando il sistema è sotto stress o quando non lo è. Il principio su cui si basa infatti è semplice, dato che ad ogni rilevazione ho diviso l’importo dell’attivo destinato alle operazioni di rifinanziamento principali con l’importo delle operazioni a più lungo termine.

Lo scoppio della bolla di internet e le torri gemelle nel tardo 2001 hanno portato ad un picco relativo (circa 2) per poi riprendersi in concomitanza con la ripresa economica fino al 2003. Poi è una caduta inesorabile fino ai minimi di metà 2009.

L’importante è notare invece che dal 2009 ormai sono passati 2 anni e sviluppi non se ne sono avuti. Infatti ancora oggi le operazioni a lungo termine sono ancora il TRIPLO di quelle ordinarie, sintomo che sul mercato monetario non c’è ancora la tranquillità necessaria.

Situazione che viene confermata anche dalle operazione su iniziativa delle stesse singole entità bancarie. Il grafico qui sotto infatti indica i depositi che le singole banche lasciano in banca centrale piuttosto che prestarle ad altre banche. Attenzione però che questa scelta è la più antieconomica per eccellenza, visto che la Banca centrale paga al tasso più basso del corridoio dei tassi (tasso di deposito marginale) mentre l’eonia, cioè il tasso interbancario overnight è sempre e comunque superiore. Segno quindi che piuttosto di incorrere nel rischio dell’insolvenza della controparte, deposito il mio surplus in banca centrale ottenendo una remunerazione minore.Passività depositi presso la bce ecb banca centrale europea 2011C’è poi anche da aggiungere un altro appunto. Fino a fine 2008 i rendimenti sui depositi erano molto maggiori visti gli andamenti dei tassi (3% circa), quindi anche maggiormente remunerativi. Poi la caduta dei tassi ci ha portato negli ultimi 2 anni a livelli ridicoli (0,25%-0,50%). Ma nonostante questo, proprio lo scorso giugno si sono registrati i picchi di deposito…

…Giugno scorso? Ah sì, la Grecia giusto!

martedì 31 maggio 2011

Situazione dei conti pubblici. Dati ufficiali Bankitalia

Proprio oggi Bankitalia ha pubblicato i dati definitivi per i conti pubblici del 2010. Per cui ho rielaborato l’analisi dello scorso aprile (con i dati del dpef) con i dati provienienti da Bankitalia. Questi i risultati.

  • Il deficit (o indebitamento netto) è coinciso con quello del dpef, cioè si è ridotto al –4,6% del Pil dal –5,4% del 2009.
  • Le entrate indirette sono in aumento (+10 miliardi di € a 225 miliardi di €), accompagnate anche da un aumento di 2 miliardi per le entrate da imposte dirette.

Andamento spesa pubblica per settori 2010 italia

  • Le prestazioni sociali in denaro aumentano di altri 6 miliardi di €. Questo rappresenta un dato di forte rallentamento, infatti nei tre anni precedenti gli aumenti di anno in anno sono risultati sempre maggiori di 12 miliardi (rappresentano comunque ancora il 37,6% della spesa pubblica totale)
  • Il debito pubblico aumenta di 81 miliardi di € (l’aumento per il 2009 risultava molto maggiore, vicino cioè ai 98 miliardi) arrivando ad uno stock di 1842 miliardi, fissando un ratio in rapporto al pil di 119,1

Dati economia italiana debito pubblico bilancio statale 2004 2010

  • Gli interessi sul debito continuano a diminuire di altri 256 milioni di € (nel 2009 la riduzione era sui 11 miliardi di €). La diminuzione non è ovviamente legata ad un eventuale calo del debito (che non c’è), bensì ad un costo medio del debito del 3,8% (dal 4 del 2009)

Peso entrate pubbliche su pil italia 2005 2010

  • I consumi intermedi, a differenza dei dati del dpef, non risultano in calo, ma il loro aumento si è di fatto azzerato.

lunedì 16 maggio 2011

Il rapporto debito/pil: la chiave che spiega come la Grecia dovrà prima o poi ristrutturare il suo debito

AGGIORNAMENTO DEL 26 LUGLIO 2011

I fatti alla fine hanno confermato quella che era la mia previsione, che ormai tutti riconoscevano ma nessuno voleva attuare. Certo che nel complesso del "default guidato" non si sa ancora nulla, e la preoccupazione di essere davanti un pasticcio pur di tener su la baracca c'è ed aleggia sempre di più sulle nostre teste.

Un'altra cosa che su cui vorrei aggiornarvi e che sto riprendendo in un nuovo post è che la previsione che riportavo su questo post era basata sul un debito pubblico (che sulla tabella non è riportato) che a fine anno doveva essere di 1.891 miliardi di euro. Ai dati di maggio 2011, il debito pubblico invece a segnato un nuovo record a 1.897, raggiungendo quindi il mio target prefissato con mezzo anno in anticipo. Il che porta ovviamente a rivedere la previsione del debito/pil, che potrebbe facilmente per fine anno sfondare i 120-121 % su Pil.

giovedì 5 maggio 2011

Imz aprile 2011: la discesa continua

Il superindice sulla fiducia globale (da me creato) continua la sua discesa. Ad aprile infatti il livello registrato è stato di 187,8, –17% rispetto un anno fa e –2,6% rispetto marzo scorso. La discesa comincia ad accelerare e la tendenza, evidenziata dalla media mobile tratteggiata, è già segnata da giugno dello scorso anno.imzIn questa occasione provo di nuovo a proporre la mia previsione per il Pil americano per il 2 trimestre del 2011, utilizzando la stessa analisi utilizzata per la previsione (poi toppata) tentata lo scorso ottobre.

Dall’analisi del Michigan Sentiment Index, per il 2Q2011 prevedo ancora un rallentamento della crescita, che dal 1,8% registrato il primo trimestre potrebbe aggirarsi attorno al 1,4%. Un dato sicuramente “anemico”, che perfino l’Italia potrebbe raggiungere…  

mercoledì 4 maggio 2011

Non per difendere i petrolieri europei…

… ma una cosa bisognerà pur dirla.

Noi la quotazione del petrolio la riportiamo in $ americani. E i tg e tutti i servizi di informazione generale seguono questa abitudine. Se invece fosse rapportato in €, visto che è noi i “barili” li paghiamo in €, la realtà delle cose sarebbe ben diversa!Oil in € Immagine tratta dal blog di Krugman.

Infatti il prezzo del brent sarebbe a livelli vicini ai massimi assoluti del brent (132 $ circa), quando oggi, in $, siamo circa sui 110$. Invece gli 85 € a barile sono ad un passo. Ed elemento molto importante, l’inflazione non è esplosa come ai livelli del 2007. Segno che forse i consumi che hanno generato quel tipo di inflazione oggi mancano… e non è una novità purtroppo.

martedì 26 aprile 2011

Deficit/Pil e debito/Pil: arrivano i dati per il 2010

Oggi, Eurostat ha pubblicato i dati riguardo l’andamento dei vari ratio che “governano” i rapporti finanziari siglati dai vari trattati europei, da Maastricht in poi.

Vediamo allora in forma tabellare i vari dati e per ogni colonna vediamo di commentare l’evoluzione dei dati.

RAPPORTO DEBITO-PILDebito pubblico in percentuale al pil 2010 paesi europei eu

1. Solo 5 paesi della zona €uro rispettano il 60% di rapporto Debito/pil (nel 2009 erano 10!)

2. La Grecia nonostante tentativi di taglio del deficit (che come vedremo dopo è ancora oltre il 10%) continua a peggiorare il suo ratio, che nel 2010 ha sfondato il 140%.

3. I cinque paesi con più alto rapporto sono (in ordine decrescente): Grecia, Italia, Belgio, Irlanda e Portogallo. L’anno scorso l’Irlanda neanche non compariva tra i “last 5”.

PESO DEL DEBITO DI OGNI NAZIONE SULLA ZONA €UROComposizione debito pubblico zona €uro, 2010 Questo grafico io lo ritengo interessantissimo. Si può già dimostrare infatti che lo strumento creato per salvare gli stati in temporanea difficoltà (Efsf, per capire come funziona clicca qui) può dirsi già tecnicamente fallito, visto che il patrimonio di garanzia è già inferiore all’eventuale copertura di tutto lo stock di debito di Irlanda, Portogallo e Grecia.

Se poi volessimo simulare il Bailout del gruppetto dei PIIGS, la cifra da dover sborsare si agirebbe, ai valori del 2010, di 3.117 miliardi di €, equivalenti al 40% del debito europeo! Uno scenario improponibile!

AUMENTO DEL DEBITO RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE

Aumento del debito rispetto l'anno precendente, paesi Ue, 2010

Anche qui i dati sono molto interessanti. Nel 2010 nella “Top 5” dei migliori debiti pubblici (intesi come i primi 5 debiti pubblici che sono cresciuti meno rispetto al 2009) vi sono Ungheria, Italia, Belgio, Francia e Olanda. Questo rappresenta forse il miglior dato che l’Italia ha registrato nel 2010, limitando di fatto le spinte speculative sul nostro debito. Bisogna anche sottolineare che calcolando una media aritmetica sugli ultimi 3 anni colpiti dalla crisi (2007-2010), l’Italia si pone al primo posto con una crescita media del 4,8%, contro il 47% irlandese, il 19% spagnolo, 11,6% portoghese e il 9,8% tedesco (media zona €uro +9,4%).

Se volessimo per esempio simulare uno scenario che avesse previsto un aumento medio annuo del 11,2% del debito italiano (questo è il tasso medio registrato dalla Grecia), ora il debito si aggirerebbe sui 2.203 miliardi di €, portando il rapporto debito-pil a 142, livello vicini a quello greco.

RAPPORTO DEFICIT-PIL

Deficit-pil dei paesi europei, 2010

Anche in questo caso l’Italia fa meglio degli altri paesi europei. Enorme il deficit Irlandese, che non tiene il confronto nemmeno con quello greco. Forte apprensione per il pesante deficit Inglese e spagnolo. Il primo forse molto sottovalutato, ma il regno unito riesce a garantirsi una ampia capacità finanziaria (con una banca centrale autonoma) che permette di sopportare anche questi deficit (come gli stessi Us).

Rispetto il 2009 la Spagna e il Belgio sono gli unici grandi paesi ad avere migliorato nettamente il rapporto, mentre in peggioramento sono i conti di Polonia, Austria e anche Germania.

giovedì 21 aprile 2011

Migliorano i conti nel 2010, per ridurre il debito ci vorrebbe una manovra pari al 5% del Pil

Il mese scorso avevamo discusso dei conti pubblici, ma oggi, prendendo “per buoni” i dati dpf presentati dal Ministro Tremonti, vediamo come si sono evoluti i conti nel 2010 (attenzione, perché possono esserci ampie differenze con i dati della Banca d’Italia che si sono utilizzati per i precedenti dati, che per il 2010 verranno pubblicati verso fine Maggio).

Elenchiamo le varie osservazioni per punti (i valori sono espressi in milioni di €).

  1. L’indebitamento netto (o deficit) è diminuito sia nominalmente (da 80.800 a 71.211) che in rapporto al Pil (da 5,3 al 4,6%).
  2. Le entrate da “imposte indirette” (Iva, Irap,…) sono in ripresa, registrando un aumento di 10 milioni rispetto al 2009, ritornando ai livelli del 2008. Importantissimo segnale, che è figlio sia di maggiori controlli fiscali e sia di una ripresa (non fortissima) dei consumi finali.
  3. Le prestazioni sociali in denaro sono ancora la voce preponderante per la spesa pubblica, rappresentando da sola il 38% del totale spese (298.200 €)Prestazioni sociali in denaro, in % al Pil 2010
  4. La spesa per interessi in calo, ma non frutto di una diminuzione del debito, bensì di un calo dei rendimenti. Effetto che svanirà quest’anno visto i tassi in ascesa in tutta la zona EU. Facendo una stima e prevedendo una crescita media annua del debito pubblico del 3,10%, risulterebbe un debito pubblico vicino a 1.900.000 milioni di €, che per un costo medio del debito (4,1%) genererebbe quasi 77.900 milioni di € di spesa per interessi, contro i 70.100 spesi nel 2010: +7.700)
  5. I consumi intermedi delle Pa sono diminuite di 1,1 milioni di €, segno dei tagli imposti dalla finanziaria del ministro.

Dovendo esporre un piccolo commento, bisogna sicuramente segnalare una stabilità dei conti pubblici, che è stata garantita da delle buone finanziarie. Se togliamo l’effetto interessi, siamo vicini ad un avanzo primario, segno che l’equilibrio per ora non è sotto pressione. Ma se la via maestra è la riduzione del debito, ad ora servirebbe una manovra da 80.000 mil di €, o il 5% del Pil. Mica bruscolini…

Andamento delle principali voci di spesa stato italiano 2010Andamento dell'avanzo primario e dell'indebitamento netto Italia 2010

giovedì 14 aprile 2011

Bilancia commerciale italiana: gennaio 2011

La bilancia commerciale italiana secondo i nostri amati tg e commentatori italiani è sempre in negativo. Strano per una nazione che basa il suo pil per la gran parte sulle esportazioni, eppure la realtà è questa.
I dati dello scorso dicembre indicano la peggior bilancia commerciale dal 2009 (sicuramente anche da prima, ma lo storico a mia disposizione si ferma al 2009). In gennaio, si è notato un leggero miglioramento, ma la situazione rimane pur sempre negativa.
Però come sappiamo è la voce energia a pesare negativamente sulla nostra bilancia. Per cui penso sia utile evidenziare il peso di tale voce e tentare di depurare la bilancia da questo dato: questo è il risultato.Bilancia commerciale italiana depurata dal deficit energetico gennaio 2011 Se quindi depuriamo la bilancia commerciale di gennaio (-3.306 mil di €) con il deficit energetico (1.599 mil di esportazioni energetiche e 7.401 mil di importazioni energetiche), ne risulta una situazione ampiamente positiva per quasi 2.766 mil di €, vicino ai massimi di metà 2009 e in un netto trend di crescita dallo scorso ottobre.

domenica 10 aprile 2011

Tasso fisso (il poco conosciuto Irs: Interest rate swap)

L’euribor è molto facile da seguire e quindi la scelta per i nostri investimenti è molto facile se scegliamo un tasso variabile. Nel momento in cui però si potrebbe pensare di effettuare delle operazioni con un tasso fisso, le cose si fanno più intricate perché è difficile recuperare uno storico di questi tassi.

Operazione difficile, ma non impossibile.Serie storica tasso fisso mutui 2011 2001Questa che vedete sopra sono tre dei principali tassi fissi, divisi per durata. Quello che balza subito all’occhio è la forte ripresa che hanno subito a partire dal loro minimo storico dello scorso agosto. Oggi, per un mutuo ventennale, il tasso base si aggirerebbe su un 4%, a differenza di un 3% rispetto allo scorso autunno: non proprio briciole. Certo, lo spread farà la sua differenza, ma già portarsi a casa un 1% non sarebbe stato un cattivo affare.

Comunque ad oggi i tassi sono ritornati ad un loro livello medio e le decisioni di politica monetaria appena attuate faranno proseguire questa salita. Non ai livelli del 2008, ma un Irs a 5 anni vicino al 3,5% nel giro di un trimestre io lo penso possibile.

Irs ed euribor confronti 2007 2011  Certo che per rendere bene l’idea serve un confronto tra i tassi fissi e i tassi variabili; ed eccolo servito! La forte picchiata della crisi la si è sentita molto prima sul fisso rispetto al variabile: quasi ben 3 mesi prima. Invece, per la risalita sembra si siano mossi in sincronia, anche se, ovviamente, l’entità di rialzo del fisso è stata più pesante.

Ora la domanda è la solita: fisso o variabile? Dipende essenzialmente da due cose: dalla propensione al rischio e dalla durata del prestito. Prestiti entro i 5 anni non risentono molto di forti scossoni dei tassi per cui si potrebbe ancora puntare sul variabile. Su date più lunghe invece la questione si fa più intricata, perché bisogna prevedere la politica monetaria dei prossimi 10 anni, e difficilmente è facile da centrare…

sabato 9 aprile 2011

Euribor e tassi: aggiornamento di Aprile

Ebbene sì, come avete previsto voi lettori (pochi ma buoni: 3 su 4!), giovedì la Bce ha alzato i tassi di 25pb. E’ la prima grande banca centrale ad attuare un rialzo (a parte quella cinese). C’è da vedere come il cambio con il $ sarà interessato, rendendo per ora molto più forte l’euro rispetto al biglietto verde d’oltreoceano.

Detto questo vediamo di parlare di argomenti che molti lettori devono affrontare ogni altro mese: i pagamenti di mutui e prestiti.

L’Euribor, smentendo lo scorso post di marzo è atteso al rialzo per i prossimi mesi. Tutto questo a causa proprio dell’annuncio (che è avvenuto proprio il giorno dopo della pubblicazione del post) della Bce che per Aprile si avrebbe potuto assistere ad un aumento dei tassi. Cosa che è infatti avvenuta! Corridoio tassi ed Euribor aprile 2011 Qui sopra si può notare la fortissima influenza che i tassi fissati dal direttivo Bce hanno sull’Euribor 3 mesi. Quindi, se fosse vera la proiezione di Roubini di tassi all’1,75% per l’estate, statene pur certi, l’Euribor lo sconterà molto prima (oggi è già a 1,29, ben oltre i 1,25 di target Bce). Molti per ora sembrano protendere per una conferma di questi tassi anche per maggio (ogni primo giovedì del mese il direttivo fissa i tassi). Io vi consiglio solo una cosa: tenete d’occhio venerdì prossimo (il 15 aprile) la pubblicazione (flash) dell’eurostat per l’inflazione di Aprile (raggiungibile da questo sito http://goo.gl/h2erE, affianco alla voce “Inflation (HICP all items)”. Se tale dato rimarrà sugli attuali dati (+2,6% su base annua) o minore, l’Euribor comincerà a stabilizzarsi. Se invece dovesse avvenire al contrario, un Euribor a 3 mesi vicino all’ 1,4% sembra più che probabile.

Eonia e corridoio tassi marzo 2011Qui sopra solo un piccolo richiamo con l’Eonia, tassi e inflazione. E’ evidente che l’andamento dei tassi non era consono agli attuali livelli di inflazione. Dei due l’una, ma dovranno comunque tendere sempre ad incrociarsi!

Il prossimo post sarà fatto sui tassi applicati a mutui e prestiti a tasso fisso: sono ancora convenienti con tassi in salita?