Lo scorso mese, il Bls ha annunciato che per la prima volta dal 1982 il tasso di disoccupazione americano ha sfondato il 10%, attestandosi al 10,20%. Dato sempre più preoccupante, perché va ad evidenziare, se c’è ne fosse ancora bisogno, che l’unico mercato che non si sta riprendendo è proprio il mercato del lavoro (il termine “mercato” è in effetti poco adatto per parlare di persone e da ora in poi parleremo di situazione occupazionale).
Quando parliamo di disoccupazione però è giusto rendersi conto come sia calcolato, perché parecchie volte viene confuso con altri numerosi indicatori che si interessano di diverse sfaccettature della situazione occupazionale delle persone. Su Wikipedia c’è parecchio sulla disoccupazione e vi rimando direttamente alle sue pagine senza perdermi in spiegazioni che trovate già ben organizzate [link disoccupazione] .
L'America rappresenta l’index per eccellenza per verificare l’andamento della situazione occupazionale, ma volte volte ciò che succede in america si ripercuote in maniera diversa di nazione in nazione. Qui sopra trovate un grafico interessante che si può produrre autonomamente sul sito del IMF . Questi dati ci stanno dicendo moltissimo riguardo gli scenari che si svilupperanno nei prossimi decenni in ambito geopolitico. Guardate per esempio la Spagna: è a livelli disoccupazioni inaccettabili per una nazione europea (vicino al 18%) e l’America sembra in una situazione nettamente più equilibrata, ma se oggi date una letta a qualche giornale la Spagna sembra non abbia problemi e l’America sembra perdere posti di lavoro a ritmi che nessun altra nazione riesce a eguagliare. La terza osservata, con un andamento stabile ma verso la tendenziale riduzione, è il Brasile. La B di Bric, è conosciuta anche così il Brasile. Una delle quattro nazioni che, secondo Goldman Sachs che ha coniato il neologismo Bric, guiderà nei prossimi decenni l’economia mondiale. Solo nel 2007 era impensabile che il Brasile avesse un tasso di disoccupazione minore degli Usa, ben che meno durante una crisi. Eppure, nonostante la crisi, è da 5 mesi che il Brasile presenta un tasso minore rispetto agli Usa e potrebbe essere una tendenza che nel lungo termine si consoliderà.
Dopo aver discusso di decoupling (cioè della visione economica che prevede un distaccamento delle più importanti nazioni emergenti dalla insistente influenza economica americana), analizziamo analiticamente l’andamento occupazionale americano.
Oggi stiamo assistendo alla contrazione della forza lavoro più intensa dal 1948, anno in cui sono cominciate le rilevazioni. Basta guardare alla variazione annua (y/Y) delle persone occupate per notare che non si sta verificando nessun rallento ed è ormai da un anno che il tasso di contrazione non ripassa sotto il –3 %.
Guardate bene la tabella qui a fianco per rendervi conto come dal picco (un valore attorno a quello della prima riga della tabella) si siano persi ben 8.390.000 di persone che da occupate sono diventate disoccupate (all’incirca il 5,72% della forza lavoro è stata eliminata!).
Una caduta che ancora non vede il fondo, neanche secondo la Fed e il suo presidente, Ben Bernanke, che proprio oggi ha affermato che
“Jobs are likely to remain scarce for some time, keeping households cautious about spending,” he said. While payrolls will increase as the economy recovers, unemployment “likely will decline only slowly if economic growth remains moderate, as I expect.”
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