domenica 23 dicembre 2012

Il debito pubblico italiano: mai costato così poco!!!

I titoli, si dice, devono attrarre il lettore! Ma questa volta c’è qualcosa di più di un semplice specchietto per le allodole, c’è un lato di verità!
Dopo mesi di mio silenzio, ritorno “a bomba” sul post che ho scritto a fine agosto, riguardante il costo del debito pubblico italiano (vi invito a rileggerlo per poter riprendere il filo logico del discorso, in quanto darò molti concetti per appresi).
Eccovi quindi l’aggiornamento al mese di settembre (III trimestre 2012)
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sabato 6 ottobre 2012

Eolico e fotovoltaico? 10,8% della produzione elettrica nazionale in settembre

Lo scorso febbraio, con un post che aveva suscitato molta curiosità, avevo evidenziato come l’avvento delle rinnovabili avrebbe di fatto coperto il saldo estero, generando però evidenti problematiche circa la gestione di questa rivoluzione energetica. Ma guardiamo qual è stato il progresso da febbraio a settembre, in questi due grafici che rappresentano lo stesso fenomeno sotto due diversi punti di vista.
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sabato 29 settembre 2012

Ad agosto abbiamo risparmio il 6,7% ad ogni rifornimento!

Oggi sono di nuovo qui ad aggiornare un mio vecchio post, che era stato scritto nel tentativo di aprirvi gli occhi e analizzare la realtà con la propria testa, non per mezzo del “mainstream” nostrano.

Vi invito a rileggere quel vecchio post per capire che di fatto, il prezzo alla pompa della benzina verde non si muove solo a sfavore dei consumatori, ma segue una logica economica ed industriale, che alle volte si dimostra favorevole allo stesso consumatore!

Vi fornisco quindi un aggiornamento del terzo grafico che vi avevo proposto in quel vecchio post di febbraio.

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domenica 23 settembre 2012

Un ragionamento sull'andamento economico Americano

Oggi voglio condividere con voi un ragionamento che da giorni mi gira per la testa riguardo l'azzardo morale che la banca centrale americana sta ponendo in atto rilanciando, per la terza volta, un programma di QE. Cercherò di essere il piú schematico possibile, in modo da rendere subito chiaro il punto su cui risiedono i miei dubbi.

Perché il QE?
Per risolvere due spinosi problemi:
1. Finanziare il mostruoso deficit americano
2. Tenere i tassi bassi per stimolare l'economia ed il credito

Nella teoria economica, che effetto dovrebbe avere il QE?
Da quel che ho studiato, gli effetti piú importanti di un QE sono:
1. Stimolare la domanda del credito
2. Svalutare la moneta oggetto di QE nei confronti delle altre valute

Questi effetti si sono effettivamente dimostrati nell'economia reale americana?
1. Per quanto riguarda il credito al consumo, efffettivamente siamo a livelli molto superiori a quelli precrisi, per cui l'effetto c'é sicuramente stato, come potete vedere dal grafico che segue.

2. Per quanto riguarda invece il dollaro, non si é assistito alla forte svalutazione che ci si poteva attendere, in quanto il us dollar index da metà 2011 si é rafforzato nei confronti delle più importanti valute mondiali. Né è la prova la parallela forte svalutazione dell'euro che é proprio cominciata con l'inizio della crisi greca (vedi grafico che segue).


A cosa voglio quindi arrivare? Ad un concetto molto semplice: la FED sta distruggendo il consumatore americano. Seguitemi nel mio ragionamento.

Nella testa di Bernanke vi era l'idea che il QE avrebbe indebolito la valuta americana, favorendo le esportazioni e, parallelalemente sul lato interno, limitare i consumi. Ció peró non si é verificato, e quindi in questi in quest'ultimo anno il consumatore (e la grande impresa multinazionale americana) hanno giovato di un dollaro in continuo rafforzamento che ha limitato fenomeni inflattivi. Il perché lo si deve anche ricondurre ad un fattore esogeno, non certamente atteso dal governatore centrale, che é stato rappresentato dalla crisi europea e quindi della svalutazione dell'euro. Bisogna infatti ricordare, che a parte l'operazione di acquisto dei titoli pubblici italiani, spagnoli, greci ed irlandesi dello scorso autunno, la BCE sulla carta non ha mai messo in piedi un piano di QE degno di questo nome, ottenendo comunque, almeno sul piano valutario gli stessi effetti previsti.
L'inflazione che peró non si é registrata in US, d'altro canto é diventata un'inflazione importata in EU, anche per il solo fatto che le materie prime in Europa, come in tutto il mondo, si pagano in dollari! L'economia europea comunque non é stata certamente a guardare questi fenomeni passivamente, ed infatti il settore produttivo del vecchio continente ha saputo sfruttare la svalutazione valutaria portando a livelli record la bilancia commerciale dell'intera zona euro, come potete vedere dal grafico che segue.

Ora peró l'effetto esogeno della crisi europa sta lentamente cominciando ad attenuarsi e sul piano valutario l'euro sta recuperando nei confronti del dollaro: questo cosa provocherá all'america se effettivamente noi europei "facciamo e risolviamo i compiti a casa"? Inflazione ragazzi! Inflazione che bloccherá i consumi del consumatore mondiale per eccellenza e che non potrá riprendersi con stimoli di origine pubblica, in quanto il deficit americano comincia a rappresentare il vero rischio sistemico mondiale!

Solo in quel momento capiremo che non eravamo noi europei ill vero rischio sistemico mondiale!

giovedì 30 agosto 2012

Quanto costa il debito pubblico italiano?

Bella domanda!

Eh sì, infatti penso che nessuno riesca a rendersi realmente conto del costo del debito pubblico italiano. In quest’ultimo anno infatti, con l’avvento dello spread, improvvisamente il debito pubblico ha cominciato a rappresentare il tallone d’Achille dell’intera economia Italiana e gli annunci riguardanti le soglie dello spread oltre il quale il nostro debito sarebbe diventato insostenibile si sprecavano (chi 6,5%, chi 7% e chi 8%). Ma siamo sicuri che lo spread sia indicativo del costo del nostro debito pubblico? Con questo breve post cercherò di rappresentarvi i dati “veri”, “reali” riguardanti i costi del nostro debito, aggiornati a giugno di quest’anno, in modo che ognuno si faccia la propria opinione in merito.

martedì 24 luglio 2012

Debito pubblico – Maggio 2012

Come ben sapete i post del mio blog sono postati anche su altre piattaforme, come RischioCalcolato, che mi permettono di avere una maggiore visibilità e raggiungere molti nuovi lettori.
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Vorrei poi ringraziare nuovamente Gpg Imperatrice per le utili dritte che mi ha dato per continuare ad analizzare con più accuratezza i dati sul debito pubblico nazionale.
Riprendiamo dopo molto tempo l’aggiornamento della situazione del nostro debito pubblico. Molti di voi sapranno già che con l’aiuto di Gpg Imperatrice sono riuscito ad estrapolare una nuova “definizione” di debito: il debito netto italiano, che riporto sempre nelle mie analisi (per chi volesse capire di cosa si tratti clicchi questo link).
Guardiamo subito ai dati inerenti le variazioni annue, ricordandovi che le variazioni nette hanno una maggiore significato nella loro lettura.
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Come si può notare da marzo di quest’anno la variazione annua sta mostrando una rilevante crescita, sugli stessi livelli del 2011. Il che dovrebbe far preoccupare: infatti fino a che non si registrano valori uguali a zero comporta che il debito continua a crescere (nominalmente). E noi sappiamo benissimo che ora il Pil sta scendendo, per cui il ratio Debito/Pil è destinato ad aumentare anche quest’anno.
Quest’oggi volevo poi mostrarvi un altro interessante grafico che sono riuscito a costruire con i dati forniti da Bankitalia: la quota di titoli di stato italiani detenuti da non residenti. Ora non so con certezza la definizione precisa di “non residenti”, ma ipotizziamo che sia la quota degli investitori esteri, senza distinzione alcuna.
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La crisi del debito italiano si vede anche dall’andamento della quota dei non residenti a cominciare dal picco (44,56%) registrato nel dicembre del 2010, a cui è susseguito una vera e propria caduta. Sono ormai passi 20 mesi e circa il 10% del debito pubblico è passato da non residenti a …. residenti! Il che da una parte dovrebbe preoccupare, ma dall’altra significa che circa 200 miliardi di euro del nostro debito non sono più in mano a “potenziali speculatori”, posto il fatto che i residenti sono in linea di massima meno portati alla speculazione sul proprio paese. Questa fuga di capitali, facendo quattro conti della serva, sulla carta ha portato lo spread da un valore di circa 170 bps agli attuali 520 bps.
La conclusione che provo a trarre è la seguente. Posto il fatto che questa dinamica è destinata a continuare, nel breve termine la fuga dei non residenti porterà inevitabilmente ad un aumento dello spread, ma se i residenti italiani, notoriamente una delle popolazioni più ricche del globo, fosse in grado di sostituirsi progressivamente ai non residenti, nel lungo termine i benefici potrebbero essere molti. Ma è pur vero che nel lungo termine, qualcuno ricordava, siamo tutti morti…

sabato 21 luglio 2012

Bilancia commerciale – Maggio 2012

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Dopo molto tempo sono nuovamente ad aggiornarvi sulla situazione della bilancia commerciale italiana, che dal confronto con lo scorso gennaio (vedi post) continua a tendere ad un strutturale pareggio.

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Come potete vedere dal grafico, la bilancia commerciale (al netto del saldo energetico) si mantiene ampiamente positiva da ormai un anno e mezzo, e nello scorso maggio, tenendo conto anche del saldo energetico, la bilancia commerciale è risultata positiva per 1 mld di €. Tale risultato lo si sta raggiungendo proprio grazie alla ormai strutturale maggiore crescita delle esportazioni rispetto alle importazioni (vedasi area verde nel secondo grafico). Le esportazioni, nell’anno in corso, stanno infatti crescendo (o non diminuendo) più del 10% rispetto alle importazioni, e ciò contribuisce alla chiusura del deficit commerciale italiano.

giovedì 22 marzo 2012

Bilancia commerciale italiana – Gennaio 2012

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La bilancia commerciale è più negativa che mai: questo dice il comunicato di oggi dell’Istat con cui si fissa il deficit commerciale a circa 4,3 miliardi di €, però ben superiore del dato di gennaio dello scorso anno quando fisso un deficit di circa 6 miliardi.

saldo energetico gen12

Andando poi a correggere il dato della bilancia dal “bilancio energetico”, la bilancia continua a rimanere positiva da febbraio 2011: un buon dato visto la la situazione del mercato interno italiano. Il tutto ovviamente favorito dalla continua caduta dell’€uro nei confronti delle principali valute mondiali, che (come ricordato nel post precedente), se dal un lato ci costano sul costo dell’energia, dall’altra favorisce le esportazioni. Infatti, mentre le importazioni stanno registrando segnali di forte stagnazione (rispetto ad un anno fa sono cadute del 2,6%), le esportazioni continuano a crescere a buoni ritmi (+4,3% rispetto a gennaio 2011), ampliando il deficit che, se nel 2010 era in ampiamento, ora rende il pareggio della bilancia commerciale, anche al lordo del deficit energetico, raggiungibile e mantenibile anche strutturalmente.

 bilancia gen12

Analizzando approfonditamente il saldo energetico, però appare nella sua gravità la situazione odierna. Nel gennaio appena passato, infatti, si è registrata la peggior bilancia energetica che sia mai stata registrata dall’Istat (dal 1991), con un deficit di 6,1 miliardi di €, dovuto non tanto all’esportazione di energia, che è sui massimi di sempre, ma dal forte aumento di importazioni di energia. Il che dovrebbe far storcere il naso. Infatti, a rigor di logica, solo un aumento dei consumi dovrebbe causare l’impennata delle importazioni. Ed infatti, tale aumento non è tanto da imputarsi ai volumi di energia importata, ma al loro prezzo, che è aumentato molto in questi ultimi mesi, arrivando ai picchi del 2008, quando esplose la “bolla” del petrolio.

saldo energetico storico

Ci sarebbe poi da osservare che, nonostante la produzione fotovoltaica nazionale sia in aumento, come abbiamo visto in post precedenti, il saldo energetico sia in costante peggioramento negli ultimi tre anni. E questo, anche in contraddizione al mio post sull’ “indipendenza fotovoltaica”, potrebbe dar ragione a quelli che ritengono che il fotovoltaico non vada a sostituire le importazioni estere, bensì la produzione da centrali termiche presenti in Italia, aumentando le problematiche sulla loro programmazione e sul loro utilizzo.

Resta il fatto che comunque le esportazioni nonostante tutto stiano tenendo forte, e come accennato nei post precedenti, questo potrebbe attutire in parte la recessione in atto, visto che gli effetti “valutari” si hanno in un arco temporale individuabile in semestri e quindi, il recente calo degli ultimi mesi solo oggi comincia a farsi sentire.

sabato 25 febbraio 2012

Se la benzina verde seguisse veramente l’andamento del brent, saremmo già a 2€/litro!

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Il prezzo della benzina alla pompa sale sempre di più del costo del petrolio?

Una domanda ovvia, che trova sempre una risposta ovvia. Tutti i telegiornali, da quando sono nato (poco più di 22 anni fa), ad ogni piccolo rincaro del prezzo alla pompa urlano allo scandalo, ma commettono parecchi errori per mio modestissimo parere, che qui elenco e con cui vorrei farvi ragionare senza preconcetti.

1. Quando si parla del prezzo della benzina alla pompa, quello che tutti noi conosciamo, lo si va direttamente a confrontare con il prezzo di un barile di petrolio ( che ricordo, contiene 158,987294928 litri di petrolio). Ma il prezzo che i giornali prendono a riferimento, sia quello relativo al brent o al Wti (il primo è il miglior parametro, dato che si avvicina come caratteristiche alla benzina verde senza piombo) è quello quotato al Cme, il Chicago Mercantile Exchange, il mercato delle commodities di Chicago. E a Chicago, da quel che ne so, non girano euro ma dollari, per il cui il prezzo reale di riferimento dovrebbe prendersi in euro, come molti blogger ultimamente stanno utilizzando, a differenza dei mass media.

venerdì 24 febbraio 2012

Euribor: febbraio 2012

E’ da Aprile scorso che non scrivo in post sull’Euribor ed è arrivata l’ora di vedere come sì è mosso in questi ultimi 10 mesi.

Come si può vedere dal grafico, l’insediamento di Mario Draghi ha provocato una netta inversione di tendenza nell’andamento dell’Euribor. Infatti, da aprile del 2011, mese dell’ultimo aggiornamento, l’euribor è continuato a crescere fino a settembre, quando l’inasprirsi delle crisi sovrane e il rallentamento economico, hanno imposto una serie riflessione agli economisti di Francoforte, che, con l’arrivo di Draghi, hanno dovuto rivedere tutte le loro valutazioni e dichiarare l’ “indietro tutta!”.

euribor

martedì 21 febbraio 2012

Debito pubblico “netto”– Dicembre 2011

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Vorrei poi ringraziare di nuovo Gpg Imperatrice per le utili dritte che mi ha dato per continuare ad analizzare con più accuratezza i dati sul debito pubblico nazionale.

Ed eccovi al nuovo aggiornamento di dicembre. Come preannunciato nello scorso post, andrò a illustrarvi sia il debito lordo (quello comunemente analizzato) e sia quello netto, cioè, lasciatemi passare la semplificazione, il debito lordo detratta tutta “la liquidità dell’apparato pubblico”.

confronto tabella debito gennaio

Dai confronto dei colori si evince in maniera molto chiara come, se ci soffermassimo al solo debito lordo, la situazione sembri in via di miglioramento. Però, andando a osservare la variazione annuale del debito pubblico netto la situazione appare ancora in alto mare. Infatti, a dicembre 2011, il debito netto è aumentato di 53 miliardi rispetto al 2010, il secondo maggior aumento mai registrato negli ultimi 6 anni per il mese di dicembre. E nel breve la tendenza sembra favorire un aumento nei prossimi mesi, come si può evincere da quest’altro grafico.

tassi crescita debito dicembre

Il debito pubblico, dal 2009, continua a crescere a ritmi maggiori del 2,5% annuo, e ciò impedisce al rapporto debito/Pil di stabilizzarsi sul lungo termine. Solo quando il debito pubblico (sia lordo che netto, la tendenza di fondo è simile) comincerà a crescere a ritmi vicini alla crescita del Pil, allora il rapporto comincerebbe a stabilizzarsi.


Tanto per farvi capire, il debito pubblico in valore nominale comincerebbe a calare solo con rilevazioni negative. Sapete quand’è successo l’ultima volta? Luglio 1933, anno di fondazione del INFPS, divenuto poi l’odierno INPS nel 1943!

martedì 14 febbraio 2012

Una nuova bolla si avvicina: gli “student loans” made in USA!

 

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In America, da molti anni, sta nascendo una bolla. Una bolla non legata ai beni, come le case, l’oro, le azioni, ma alle persone. E questa bolla si chiama “Student loans”! Sì, quello che da noi viene ora chiamato “prestito d’onore”: io finanzio la tua istruzione, spesso in importanti università che non potresti permetterti, e appena trovi un lavoro, che dovrebbe essere di alto profilo, visto la tua preparazione, per te sarà facile ripagarmi il prestito.

domenica 12 febbraio 2012

E se il debito pubblico italiano fosse inferiore di 200 miliardi?

 

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C’è debito e debito. E c’è debito pubblico e debito pubblico. Lo abbiamo imparato (anche a nostre spese) in questi ultimi mesi, dove venivamo dipinti come “the elephant in the room” dell’eurozona.

La scorsa settimana, nel mio precedente post, avevo evidenziato come la dinamica del debito pubblico sembrasse, negli ultimi tre mesi, in miglioramento. Ed è vero, ma solo se ci fermiamo all’analisi del debito pubblico lordo.

Infatti, grazie alla disponibilità (e sotto le dritte!) di GPG Imperatrice, nota blogger che scrive sia nel network in cui posto anch’io (RischioCalcolato) e sia su ScenariPolitici, siamo riusciti a ricreare quello che, almeno approssimativamente, potrebbe definirsi come il debito pubblico “netto” (1).

Proviamo a schematizzare il concetto.

Schema debito pubblico

Il debito che viene spesso menzionato dalla stampa specializzata e dai mezzi di informazioni è il debito lordo delle amministrazioni pubbliche. Ma come vedete dal schema, vi sono, in base a quello che Gpg Imperatrice mi ha suggerito, una componente negativa che è il vero debito pubblico italiano “netto”, e tre componenti positive, rappresentate da tutti i depositi delle amministrazione e le riserve ufficiali che Bankitalia gestisce e detiene per lo Stato Italiano (anche qui però ci sarebbe da chiarire il rapporto Stato-Bankitalia, sempre molto difficile da inquadrare), che quindi vanno a correggere il debito netto. Ed è un ragionamento che, se nel settore privato si fa spesso (l’impresa XYZ ha 30 miliardi di debiti, però avendo una liquidità a breve di 20 miliardi non preoccupa di fatto il debitore), nel settore pubblico difficilmente viene proposto.

Dopo quindi aver accennato la composizione di questo debito pubblico “netto”, passiamo a qualche dato.

DEBITO NETTO

Su questa tabella potete vedere tutti i dati salienti dell’ultimo anno. Importante è analizzare come le tre voci, se sommate (2+3+4 nella tabella), vanno a ridurre di molto il debito pubblico nazionale (nel 2011 una media di 205 miliardi), portando quindi il rapporto debito/pil molto più basso del 119% attuale (secondo Gpg siamo vicini al 107%).

Importante è poi notare anche il diverso andamento delle due tipologie di debito (che si può notare con facilità grazie alla colorazione dei valori: verso il rosso –> debito alto, verso il verde –> debito basso): mentre il debito lordo in valore nominale aveva fissato il suo massimo a luglio dello scorso anno, il debito netto ha fissato il suo massimo nel mese di novembre, in un chiaro trend di crescita che si sviluppa da inizio anno.

E tale trend lo si riesce a cogliere anche dal seguente grafico, che mostra come i due debiti si siano mossi in questi ultimi 10 anni e, nell’ultima rilevazione di novembre, si vede chiaramente come la divergenza si stia ampliando.

variaizone debito

In questo grafico poi ho volutamente riportato il tasso medio annuo di crescita del Pil pro-capite di quest’ultimo decennio (dal 1999 al 2009), al fine di semplificare la comprensione di molti lettori che guardando questi grafici non riescono a comprenderne il significato.

Ebbene, in questo grafico si può cogliere il reale funzionamento del (discutibile) rapporto debito/Pil: quando la variazione del debito è in “zona verde” (quindi minore della crescita del Pil) si avrà una riduzione del rapporto, se maggiore viceversa.

Ed ecco qui la spiegazione delle due manovre del governo Monti:

  1. La Salva-Italia per fare in modo di far rientrare i tassi di crescita del debito nella zona verde (ndr ridurli…)
  2. Il Cresci-Italia, che dovrebbe alzare quella zona verde, rendendo quindi il debito più sostenibile.

 

E qui sta il giochetto: il tuo debito può anche crescere a tassi altissimi, ma se il tuo Pil cresce ad un tasso maggiore il giocattolo funzionerà sempre e nessuno si lamenterà della crescita del tuo debito.

Ma quando il “giocattolo Pil” si rompe (vedasi Grecia), comincia una spirale che porta inevitabilmente a drastiche riduzioni di spesa pubblica o, in casi estremi, il default.

 

 

Note

(1): “debito pubblico netto” è una definizione impropria, visto che, secondo Gpg Imperatrice, ci sarebbero anche altre voci che ad oggi sono impossibili da contabilizzare con puntualità.

Note bibliografiche

Per i dati riguardanti il debito pubblico si è utilizzato il database pubblico di bankitalia, estrapolando i dati dalle tavole TCCE0300 e TIAA0450 [link]

Per i dati riguardo la crescita del Pil, si sono fatte delle elaborazioni partendo dai dati Istat, reperibili a questo [link] (file excel)

giovedì 9 febbraio 2012

L’indipendenza energetica Italia senza il nucleare

Nella giornata di oggi, Michele Dotti, un blogger (che scrive anche per il fatto quotidiano), ha citato un mio post sulla bilancia commerciale energetica [link]. Volevo quindi ringraziarlo, prendendo la palla al balzo e pubblicando un post che avevo in mente da giorni e che oggi è giusto proporre.

L’argomento di questo post, un po’ off-topic, è lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia. Sfruttando i dati forniti da Terna, ho rielaborato i dati, ottenendo interessanti dinamiche previsionali.

Passiamo direttamente ai grafici senza tanti giri di parole.

energia rinn

Questo grafico ci mostra come negli ultimi 3 anni si siano mossi, da una parte le importazioni energetiche e, dall’altra, le energie rinnovabili, limitatamente all’energia eolica e fotovoltaica. Come potete ben vedere, anche con la parabola interpolante, le rinnovabili stanno seguendo un andamento parabolico, che è destinato ad aumentare, visto che, come ben sappiamo, la resa del fotovoltaico è maggiore nei periodi caldi.
Se però teniamo conto delle attuali tendenze e le proiettiamo al futuro, notiamo delle dinamiche interessanti. Quello che volevo sottolineare, è in sintesi, la cardinalità del settore rinnovabili. Infatti secondo questa mia proiezione, le rinnovabili per il 2014 potrebbero arrivare a circa 5.000 GWh, in grado cioè di coprire interamente l’attuale saldo estero!

Ma anche il confronto tra le produzioni rinnovabili e il totale dell’energia prodotta in Italia le cose sembrano cambiare.

% energia

Già oggi, nel mese di dicembre 2011 (mese “invernale”), le rinnovabili (tralasciando l’idrico e il geotermico) rappresentavano circa il 9% dell’intera produzione nazionale! E la tendenza per i prossimi 3 anni ci porterebbe a raggiungere tranquillamente il 20/25%. Non sono numeri da sottovalutare. Certo, ci sono delle criticità di cui tener conto, tra cui:

  1. il costo degli incentivi. Ipotizzando un costo di circa 0,30 €/Kwh nel 2011 sono stati sborsati sotto forma di incentivi,pagati cioè nelle bollette di ogni contribuente, circa 2.8 miliardi di €. E 0,30€/KWh è un prezzo molto basso, perché nei primi conti energia le tariffe erano molto maggiori.
  2. Una più moderna infrastruttura. Come penso si sappia, le energie rinnovabili non sono costanti, possono produrre di più in certi periodi del giorno (il fotovoltaico non genera elettricità di notte) o non produrre per interi giorni (l’eolico). Per risolvere questi problemi stanno nascendo quelle reti chiamate “smart grid”, cioè delle reti infrastrutturali in cui l’energia può essere distribuita, smistata e immagazzinata in base alla richiesta della rete. Ciò comporta altri maggiori costi, che però potrebbero renderci indipendenti da un punto di vista energetico.

Quindi l’indipendenza energetica la si può ottenere anche grazie alle energie rinnovabili e non solo grazie al nucleare. E forse, facendo qualche conto, si spende sì, ma si risparmia!

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Fonte: Rapporto mensile Terna [http://www.terna.it/default.aspx?tabid=379]

mercoledì 8 febbraio 2012

Debito pubblico [Novembre 2011]

Che sia il momento della svolta?

Mi faccio questa domanda perché guardando le serie storiche e i grafici sembra che qualcosa stia nettamente migliorando.

debito novembre 2011

Come vedete dal grafico, se da una parte lo stock di debito rimane attorno i 1900 miliardi di €uro, dall’altra è evidente come la variazione percentuale annua sia in discesa da metà 2009, e ad oggi si avvicina prepotentemente vicino ai livelli pre-crisi. Per capirci, rispetto a novembre scorso il debito è cresciuto di circa un 2% (ndr. mentre il Pil non è proprio cresciuto a quel tasso…).

Riprendendo quindi la tabella utilizzata nel post di settembre notiamo ancora più chiaramente la dinamica che si sta sviluppando.

 tabella debito

Come si può vedere (dati in miliardi di euro), negli ultimi tre mesi (settembre-novembre) la crescita del debito pubblico è di molto inferiore, sia rispetto agli altri mesi del 2011 e sia rispetto agli stessi mesi del 2009 e 2010.

E’ forse anche questa la ragione della caduta degli spread? Certo, avrà contribuito, ma il percorso è ancora lungo….

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mercoledì 1 febbraio 2012

Il vero rischio bancario? Non sono i titoli di stato…bensì il privato cittadino!

Questo post era da mesi che volevo scriverlo. Quello che mi mancava erano le serie storiche. E oggi, dopo settimane di ricerca penso di essere arrivato alla serie storica corretta (o almeno spero).

La questione centrale di questi ultimi mesi è il debito pubblico e il sistema bancario. Molto si dice e si è detto, ma nessuno pubblica dati o grafici che possano permette ad ognuno di noi di poter capire la realtà del nostro paese. Ebbene, in questo post ambisco proprio a fornirvi alcuni grafici che permettano ad ognuno di farsi la propria idea. Spero almeno sia gradito lo sforzo!

 

Titoli di stato italiani e sistema bancario

Quanti titoli pubblici detengono le nostre banche? Ecco il grafico che finalmente risponderà alla vostra domanda.

Titoli di stato italiani

Le banche posseggono molto debito pubblico! Stando ai dati più recenti, a novembre 2011 le banche detenevano circa 219 miliardi di debito pubblico. Una cifra non nuova però al sistema bancario, infatti nel 1997 ci si aggirava tranquillamente attorno ai 200 miliardi, quando il debito pubblico era molto minore (circa 1200 miliardi). Per cui se dal punto di vista nominale non si possono cogliere tendenze particolare, se poniamo la nostra attenzione su altri due indicatori si possono dedurre delle tendenze importanti.

La linea a puntini mette in relazione i titoli di stato detenuti dal sistema bancario e il totale degli attivi del sistema bancario (in breve tutti gli investimenti delle banche, che comprendono anche i prestiti a noi clienti o correntisti). Ebbene, dal 1998, quando i titoli pubblici rappresentavano circa il 13% dell’intero attivo, si è passati a livelli bassissimi, attorno al 3% del 2008. Poi però dall’ottobre del 2008 qualcosa è cambiato. (Questa data ricorrerà anche in seguito e combacia proprio con il fallimento di Lehman Brothers, il vero bubbone che ha scatenato tutto, compreso l’ampliamento dello spread). Improvvisamente i titoli del debito pubblico apparivano titoli sicuri e il loro rendimento (che era leggermente maggiore dei titoli del centro Europa) avrà sicuramente attirato numerosi acquisti, raggiungendo ad agosto dello scorso anno la quota del 6%. Non male in 3 anni. Da agosto però qualcosa cominciò a scricchiolare (spread) e ai dati di oggi (novembre) siamo in leggero arretramento: segno che gli istituti hanno cominciato a vendere? A vedere i dati da Agosto a Novembre 2011 l’ammontare di titoli si è ridotto di circa 7,7 miliardi (circa un 4% sul totale) e sinceramente non mi sembra un grosso ammontare di denaro in deflusso.

Passando all’altro indicatore, rappresentato dalla linea tratteggiata nera, si è voluto evidenziare la quantità di titoli in relazione a tutto il debito pubblico, che risulta circa il 12% del totale. Poco, che è anche inferiore ad un decennio fa, quando ci si avvicinava anche al 16%.

 

Prestiti ai privati (residenti)

Quest’altro grafico ci mostra la relazione tra i prestiti ai residenti (siano esse imprese o privati) e il totale attivi e l’ammontare nominale di tali titoli.

Prestiti a residenti italiani

Anche in questo grafico si può notare come le date evidenziate precedentemente siano rilevanti. Infatti, dallo scoppio della vera crisi finanziaria, le banche hanno chiuso i rubinetti, passando dal 65% dell’attivo al 61% (agosto 2011), equivalenti a circa 150 miliardi di minori finanziamenti. Sono veramente molti e la situazione sembra in peggioramento. Infatti gli attivi continuano comunque a crescere, ma per altre attività, non sicuramente per via dei prestiti.

 

Rapporto tra i prestiti al settore privato e i titoli di debito pubblico sottoscritti

Rapporto prestiti privati e titoli pubblici

Questo grafico è il più importante in assoluto. Se immaginiamo questa serie come un indicatore di leverage finanziario…ebbene sì, cari lettori, siamo in fase di delevegering! Le banche stanno riducendo le esposizione verso i privati pesantemente. E’ un fortissimo delevegering! E guarda caso da dove è cominciato il tutto? Novembre 2008, due mesi dopo il fallimento Lehman.

Diciamolo chiaro e tondo. Lasciar fallire Lehman non avrà fatto distruggere il sistema finanziario mondiale, ma ha finalmente reso evidente che il Moral Hazard prima o poi qualcuno lo paga ai piani alti. Peccato che poi ricada tutto sull’economia reale, quella del piccolo cittadino che vuole comprarsi una casa o quella del piccolo imprenditore che deve finanziare la sua attività.

martedì 31 gennaio 2012

Entrate, spese e deficit: la soluzione è così semplice?

La questione del rigore di bilancio potrebbe apparire di semplice soluzione e, a sentire i politici, molto si è fatto negli anni passati e solo l’importante crisi economica del 2008/2009 ha complicato il già precario equilibrio del bilancio pubblico nazionale.

Però, come al solito, i dati e le rilevazioni ufficiali, se analizzate correttamente, forniscono una visione d’insieme diversa, che vorrei condividere con voi.

Entrate e spesa pubblica cumulata

Il dipartimento delle finanze italiano fornisce, dal 2002, i rilevamenti mensili delle entrate tributarie per tipologia di strumento (Iva, bolli, …). Elaborando con molta difficoltà i dati, e confrontandoli anche con il database di Bankitalia, ne è uscito un primo grafico con cui vado a confrontare le entrate e spese tributarie cumulate (il dato di oggi tiene conto di tutte le entrate fatte nel mese di novembre 2011 fino al dicembre del 2010).

Entrate e spesa pubblica italiana 2011

Come si può vedere, benché si siano alternati molti governi, la tendenza media (espressa dalle rette) dimostra come le entrate tributarie siano cresciute allo stesso ritmo delle spese tributarie, e ciò ci permette di affermare che:

  • Negli ultimi 9 anni non si è mai tagliato seriamente la spesa pubblica. Anzi, è cresciuta mediamente del 1,8%, mentre le entrate tributarie (e la pressione fiscale) è aumentata del 2,5% annuo (ma come si vede dal grafico tale gap è impercettibile).
  • Le entrate fiscali, nonostante la crisi economica, si sono stabilizzati al livello del 2006, mentre la spesa pubblica, molto più volatile, ha visto una riduzione netta solo da inizio 2010.
  • Se ipotizziamo che la tendenza di quest’ultimo decennio continui all’infinito, il gap si chiuderebbe verso il 2100. Si, 2100 d.C.!

 

Imposte indirette: Iva

Una dinamica da tenere sotto osservazione è l’andamento dell’Iva. Infatti, a vedere le recenti modificazione del regime Iva, come i numerosi controlli antievasione e l’aumento delle accise, potrebbe portare ad un aumento del gettito, che ad oggi conta circa il 30% del gettito totale.

Iva

L’andamento dell’Iva poi è da tenere in considerazione per tenere traccia dei consumi reali, che, come si può osservare dal grafico, a fine 2011 risultavano in stabilizzazione, in linea con le previsioni di recessione.

 

Variazioni tendenziali

Questo grafico offre molte altre informazioni circa la fase congiunturale del nostro paese.

Variazioni percentuali entrate tributarie

Le entrate fiscali, infatti, hanno registrato la prima variazione negativa verso fine 2008, mentre l’Iva era negativa già verso la metà dello stesso anno, proprio in concomitanza con l’avvento della grande recessione. Ai dati di oggi (novembre 2011), appare evidente che le entrate si stanno stabilizzando, e solo le imposte indirette stanno tenendo. Quando i consumi cominceranno seriamente a crollare gli effetti sulle entrate saranno inevitabili e la recessione potrebbe impedire il raggiungimento del pareggio di bilancio. E ciò potrebbe aver giustificato, in parte, l’intervento del Monti nella manovra di fine anno.

Una cosa è comunque certa: se andiamo ad intervenire solo sul versante entrate, senza colpire le spese, il risanamento non sarà strutturale: questo è poco ma sicuro!

 

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Note bibliografiche

Dati sulle entrate pubbliche: dipartimento delle Finanze[http://www.finanze.gov.it/export/finanze/index.htm]

Dati sulla spesa Pubblica: Bankitalia [Tavola TCCE0100]

venerdì 20 gennaio 2012

Euro sotto scacco? Esportiamo!!!

L’euro, l’Italia e l’Europa intera è ormai sotto scacco dalla scorsa estate, ma forse tutti i mali non vengono per nuocere.
La bilancia commerciale, se calcolata al netto del bilancio energetico, continua a mantenersi positiva da ormai un anno (febbraio 2011). La bilancia invece al lordo del saldo energetico invece continua a rimanere negativamente stabile, dato che il saldo energetico è in aumento, anche per via della perdita di valore dell’Euro nei confronti di tutte le altre valute internazionali.
Bilancia commerciale italiana e saldo energetico 2011

martedì 17 gennaio 2012

Spread e intervento della Bce: cosa c’è da sapere

Oggi me ne esco solo con un piccolo grafico che ci permette di chiarire l’andamento dello spread e degli acquisti di bond della Bce (che non sappiamo però come sono suddivisi tra Italia, Spagna, Grecia e Irlanda).

Spread BTP/BUND e acquisti Bce, www.diariofinanziario.info

Come si può notare dal grafico qui sopra (ho incollato il grafico di Bloomberg sotto il grafico creato con Excel, per cui vi potrebbe essere qualche imprecisione nelle date) si nota come ad agosto l’esplosione degli acquisti è coincisa con il repentino calo dello spread, che si è successivamente stabilizzato per tutto il mese di agosto (stabilizzazione però garantita dagli ingenti acquisti da parte della banca centrale europea). Con l’inizio di settembre però nemmeno gli acquisti della Bce riuscirono a mantenere lo spread sotto i 300 punti base. La banca centrale quindi è rimasta per così dire alla finestra, intervenendo pesantemente solo oltre lo sfondamento dei 400 punti base: nel mese di novembre infatti gli acquisti sono rimasti su livelli mediamente alti ( tra i 5 e i 10 miliardi).

Da dicembre dello scorso anno, cioè in seguito all’insediamento del governo di Mario Monti e la presentazione della manovra correttiva, la Banca centrale ha fermato gli acquisti, arrivando ad uno stock di acquisti cumulato nelle ultime 6 settimane di circa 11,2 miliardi di euro (a metà agosto in una sola settimana arrivo a più di 20 miliardi per confronto).

Ciò vuol dire che da dicembre lo spread non è più “contaminato” dalla mano della banca centrale, e quindi da 6 settimane il differenziale “vive di vita propria”, riflettendo quello che è il “reale” sentiment degli investitori sul nostro debito pubblico.

L’effetto Monti quindi è reale ed è positivo, e il tentativo di Draghi di “lasciar giocare il mercato” ha dimostrato che per ora gli investitori non sono più aggressivi come a settembre e non stanno speculando sul nostro debito. Quindi per ora mi sento di dire che siamo fuori dal tunnel. Per ora…

 

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Fonti:

Spread 10yr Italia/Germania: http://www.bloomberg.com/apps/quote?ticker=.ITAGER10:IND 

Acquisti di bond periferici della banca centrale: http://sdw.ecb.europa.eu/home.do?chart=t1.10, codice ILM.W.U2.C.A071.U2.EUR