domenica 29 novembre 2009

Sono giuste le critiche sul deficit italiano?

In questi ultimi anni, le discussioni riguardo il deficit italiano hanno sempre fatto seguito alle critiche di gran parte degli osservatori internazionali, tra cui la stessa commissione Ue che deve accertarsi il rispetto del rapporto deficit/pil al 3% per tutti i membri dell’Unione. In questi mesi, poi, le questioni si sono fatte ancora più critiche, visto l’andamento economico generale e la crescita  (anche se a ritmi più bassi degli altri paesi) del terzo debito pubblico mondiale, previsto al 115,30% rispetto al Pil dal [Dpef 2010-2013 (pag.... 7)].

A parte la questione indebitamento, che meriterebbe un articolo a parte, proviamo a concentrare il mio articolo sulla questione deficit.

Il deficit è un pensiero economico ormai assodato nella finanza pubblica. Ormai ogni governo nazionale accetta e prevede il deficit come strumento per finanziare le proprie politiche fiscali e governative. In sostanza, il deficit va ad indicare il “saldo” tra i ricavi e i costi dell’intera PA e l’intero settore pubblico. E’ logico intuire che, se il saldo fosse positivo, si avrebbe un surplus pubblico, mentre se fosse negativo, si avrebbe il più comune deficit. Questo comunque non toglie il fatto che, anche in Europa vi siano esempi di surplus pubblici; chiari esempi possono essere la Danimarca, Germania e Olanda [dati riferiti al 2008]. Vi invito comunque a leggere il concetto di deficit su wikipedia.

Dai documenti Ocse, e dopo alcune correzioni che hanno reso sicuramente meno preciso i dati, ho elaborato l’andamento del deficit-pil dal 2000 di alcuni paesi europei.

deficitpil

In grassetto ho marciato i principali paesi “spia” che, secondo il mio punto di vista, rappresentano i “poli” dell’economia Europea (dalla parsimoniosa Germania all’ Inghilterra disastrata dal settore bancario). Certo, credo che anche voi vi sareste immaginati una situazione generale ben più grave, ma questo è la situazione, i “numeri” su cui bisogna discutere.

Ora direi di cominciare a fare qualche osservazione su quello che possiamo capire e interpretare da questo grafico:

  • Nel 2008, cioè nell’anno dell’esplosione della crisi (che comunque ha sferrato i suoi colpi più duri nel 2009) solo 5 erano i paesi europei a rischio di eccessivo deficit, e dunque di incorrere nella procedura di infrazione (importante nota: nel grafico non sono rappresentati solo in paesi che hanno adottato l’euro, ma paesi della “zona” europea. L’infrazione non può infatti procedere contro i paesi che non adottano l’euro!): Polonia, Irlanda, Grecia, Inghilterra e Francia.
  • Negli ultimi otto anni (dal 2000), l’Italia ha sfondato il tetto del 3% solo nel 2005, a cui sono seguiti due anni di forte contrazione, anche grazie a manovre finanziare molto rigide promosse dal governo Prodi (oggetto di numerose critiche per la priorità che il governo ha dato all’equilibrio statale rispetto alle imprese e le famiglie).
  • Situazione molto allarmante è quella della Spagna. Nel biennio 2006-2007 presentava un surplus del 1,85% (il surplus è indicato da tutti i grafici sotto l’asse dello zero) e in meno di un anno il deficit è esploso già oltre al 3% del Pil, e secondo il Wall Street Journal non si fermerà su questa soglia [link Wsj].
  • I dati del 2009 non sono ancora stati ufficializzati, ma la commissione europea ha già aperto le procedure di infrazione per deficit eccessivo e stilato i relativi piani. Da un articolo de La Stampa, leggiamo:

“La Commissione europea ha proposto oggi di fissare al 2013 il termine per riportare il deficit sotto il 3% in Austria, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Paesi Bassi e Portogallo, mentre ha dato un anno in più all'Irlanda e due al Regno Unito. Il termine per Italia e Belgio è invece fissato al 2012, poiché i due paesi sono caratterizzati “da una dimensione inferiore del disavanzo e dalla contemporanea esistenza di un elevato debito pubblico”. [link La Stampa], 11-11-2009.

 

Ma ritorniamo alla questione principale, sono giuste le critiche sul deficit italiano?

Io credo proprio di no. Il nostro paese è afflitto da un grossissimo debito pubblico e risulterebbe logico pensare che l’andamento del deficit sia correlato. Invece, contrariamente a quanto la logica ci farebbe pensare, il deficit è molto più sotto controllo di quanto sembra. Vi è difficile credere a questa mia opinione? Allora, utilizzando solo le previsioni di due sole nazioni, quella Italiana (stime commissione Ue) e Spagna (stime WsJ dell’ articolo precedente), ho ottenuto quest’altro grafico.

deficitpilproiez Chi ha voglia di richiedere a Zapatero del sorpasso economico della Spagna sull’Italia? Dov’è tutto quel benessere che Zapatero dice di aver creato (disoccupazione al 18%; un esplosione che sta preoccupando tutta l’europa)?

Io in Spagna in questo ultimo decennio ho visto solo una bolla, una bolla immobiliare! Ma quale sorpasso…

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giovedì 26 novembre 2009

Liquidità e basi monetarie

E’ stato interessante leggere ieri, sul sito di intermaketandmore, una bellissima ricerca che è andata ad indagare ancora in maniera più profonda gli aggregati monetari americani e la liquidità immessa sul mercato rispetto al mio precedente articolo.

Questa è stata la conclusione di Mattacchiuz, l’autore della ricerca:

“In conclusione, sono partito cercando di capire i probabili sviluppi del nostro sistema finanziario, esplorando  possibilità di un’inflazione galoppante e di una estenuante deflazione. Ho cercato i dati più depurati possibile, per capire se davvero esiste tutta questa liquidità, pronta a inondare il mercato non appena l’economia si sia ripresa. La risposta che mi sono dato è….”

Eheh, la risposta la avrete solo leggendo l’intera ricerca, furbacchioni!

[link articolo intermarket&more]       [link diretto alla ricerca]

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mercoledì 25 novembre 2009

M3, questo sconosciuto

M3, questo sconosciuto. Tutti ne parlano ma nessuno ha in realtà una precisa idea di cosa si tratta. Vediamo se Wikipedia ci dà una mano. In generale, wikipedia, parlando di aggregati monetari, afferma:

“Gli aggregati monetari misurano l'offerta di moneta esistente in un determinato momento nel sistema economico; la loro entità influenza i tassi di interesse e di inflazione.”

La Bce, come è noto, utilizza l’aggregato M3 per tenere sotto controllo l’andamento monetario. Infatti la nostra banca centrale ha “imposto” (delineato…) una soglia di crescita massima del M3, che dovrebbe attestarsi al 4,5% massimo di crescita annua (ndr La media dal 2000  ad oggi però si attesta al 7,77%), che è accompagnata da un tasso di inflazione medio di riferimento (ipotetico, programmato cioè dalla Bce) al 2%.

M3

E’ chiaro, che, la crisi di questi giorni, ha di fatto arrestato la crescita di questo importante aggregato. Infatti sia la variazione  base mensile (M/m) che annuale (Y/y) si sono di parecchio ridotti, fino a quasi ad apprestarsi negativi(vedi tabella a fianco). Sono segnali var m3veramente rilevanti , visto che il suo andamento è stato caratterizzato da una sua crescita “quasi-esponenziale” dagli anni ‘80 ad oggi.

Sempre da wikipedia ci viene data un altra importante interpretazione che può darci questo aggregato. Da Wiki:

“[…] una maggiore offerta di moneta, infatti, si traduce in un minor tasso d'interesse (a parità di domanda) e può tradursi in maggiore inflazione. Per questo motivo gli aggregati monetari sono normalmente utilizzati per esprimere gli obiettivi della politica monetaria (che, per esempio, potrebbero essere del tipo: crescita annua di M1 non superiore al 2%).”

Infatti, la stabilizzazione del M3 (e la forte caduta della variazione annua) hanno frenato l’inflazione, che dal 3-4% del 2008 sta, in questi mesi, cercando di togliersi dal “pantano” della deflazione (-0,3 a settembre 2009). Non ci credete? Allora confrontate la variazione annua del M3 e l’inflazione e ditemi se non è vero…

…Tranquilli,ho già preparato tutto io, ecco la correlazione grafica…

inflazione m3

Dunque abbiamo capito un’altra lezione. Seguire la variazione annua del M3 è importante per stimare l’andamento dei prezzi futuri. Voi mi domanderete: ma dove li trovo questi indicatori, bisognerà cercarli tra i database del sito della Bce e io mi perdo! E invece, la Bce, conscia anche dell’importanza che dà a questo indicatore, in una pagina riassuntiva permette di consultare i più importanti indicatori economici europei (tra cui lo stesso M3): mettetevelo tra i vostri preferiti [Link Bce].

Fonti: [Aggregati monetari] [Inflazione Eu]

* Volete dare un’occhiata ad un mio vecchio post che ho ritrovato dopo aver rileggendomi il blog? I concetti si ripetono, e le previsioni erano anche “tendenzialmente” giuste. Sono passati un po' di mesi, ma vedere che a febbraio qualcosa (anche se in maniera non precisa) l’avevo “centrata”, mi fa ancora più contento! [Link post febbraio 2009: M3 ed inflazione].

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lunedì 23 novembre 2009

Berlusconi vuole o non vuole il risparmio privato?

 

Questo è quello che più di un anno fa il nostro premier diceva durante il periodo più acuto della crisi:

27 novembre 2008

“ Berlusconi ribadisce che il superamento della crisi “dipenderà dall’atmosfera che tutti noi riusciremo a creare, dalla volontà di non cambiare lo stile di vita e di non rinunciare agli acquisti.

23 dicembre 2008

“ Guardiamo la realtà senza farci influenzare dagli allarmismi, a volte interessati: gli italiani possono mantenere le abitudini di vita di sempre, ciascuno secondo i propri mezzi. ”

In definitiva un invito a non risparmiare, e non cambiare i propri stili di vita,   utilizzando i propri risparmi per non rinunciare agli acquisti”.

Ma provo ad andare più a fondo ed interpretare quello che secondo me intendeva dire realmente il presidente: Berlusconi, (conscio che l’italiano medio è uno dei più importarti e sicuri aspetti che hanno garantito, alla nostra nazione, una più forte risposta alla crisi rispetto ad altri paesi), tentava, facendo leva sul suo ottimismo, di sbloccare quel grande tesoretto per creare un “surplus di domanda” che avrebbe realmente contribuito a far rimbalzare l’economia italiana.

Di fatto, però, il risparmiatore italiano, molto perspicace sotto questo aspetto, non va a farsi influenzare da nessuno quando si parla dei propri risparmi di una vita. Testimone ne è il fatto che la ripresa che stiamo assaggiando è arrivata in concomitanza con la ripresa di tutte le altre economie mondiali e anche dal grafico qui sotto, che dimostra che nel pieno della crisi, la propensione al risparmio delle famiglie italiani è cresciuta.

risparmio

Analisi scaricabile da QUI, www.istat.it

Ora Berlusconi è giustamente ottimista. L’uscita dalla crisi che annuncia da ormai un anno, sembra realizzarsi, e, lo scorso 21 novembre, dichiara:

“Poi Berlusocni ribadisce il suo ottimismo sulla situazione economica, sulla crisi che "è ormai alle spalle", e torna a prendersela con i giornali: "Non guardate a quello che dicono. La realtà italiana a volte è addirittura opposta. Siamo in una situazione abbastanza tranquilla e ne verremo fuori e meglio degli altri Paesi perché noi siamo un popolo di risparmiatori". “

Ora Berlusconi è compiaciuto che gli Italiani siano un popolo di risparmiatori, sottolineando che è stato un fattore determinante anche per l’intero paese. Ma più di un anno fa, sembrava che fosse un po' seccato di questo “esagerato” risparmio…

Mah, difficile capire la volontà del nostro presidente. Ma in fin dei conti è il suo compito: dire sempre che tutto va bene.

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martedì 17 novembre 2009

Disoccupazione: caduta senza fondo?


un rateLo scorso mese, il Bls ha annunciato che per la prima volta dal 1982 il tasso di disoccupazione americano ha sfondato il 10%, attestandosi al 10,20%. Dato sempre più preoccupante, perché va ad evidenziare, se c’è ne fosse ancora bisogno, che l’unico mercato che non si sta riprendendo è proprio il mercato del lavoro (il termine “mercato” è in effetti poco adatto per parlare di persone e da ora in poi parleremo di situazione occupazionale).
Quando parliamo di disoccupazione però è giusto rendersi conto come sia calcolato, perché parecchie volte viene confuso con altri numerosi indicatori che si interessano di diverse sfaccettature della situazione occupazionale delle persone. Su Wikipedia c’è parecchio sulla disoccupazione e vi rimando direttamente alle sue pagine senza perdermi in spiegazioni che trovate già ben organizzate [link disoccupazione] .
 chart_001 L'America rappresenta l’index per eccellenza per verificare l’andamento della situazione occupazionale, ma volte volte ciò che succede in america si ripercuote in maniera diversa di nazione in nazione. Qui sopra trovate un grafico interessante che si può produrre autonomamente sul sito del IMF . Questi dati ci stanno dicendo moltissimo riguardo gli scenari che si svilupperanno nei prossimi decenni in ambito geopolitico. Guardate per esempio la Spagna: è a livelli disoccupazioni inaccettabili per una nazione europea (vicino al 18%) e l’America sembra in una situazione nettamente più equilibrata, ma se oggi date una letta a qualche giornale la Spagna sembra non abbia problemi e l’America sembra perdere posti di lavoro a ritmi che nessun altra nazione riesce a eguagliare. La terza osservata, con un andamento stabile ma verso la tendenziale riduzione, è il Brasile. La B di Bric, è conosciuta anche così il Brasile. Una delle quattro nazioni che, secondo Goldman Sachs che ha coniato il neologismo Bric, guiderà nei prossimi decenni l’economia mondiale. Solo nel 2007 era impensabile che il Brasile avesse un tasso di disoccupazione minore degli Usa, ben che meno durante una crisi. Eppure, nonostante la crisi, è da 5 mesi che il Brasile presenta un tasso minore rispetto agli Usa e potrebbe essere una tendenza che nel lungo termine si consoliderà.
Dopo aver discusso di decoupling (cioè della visione economica che prevede un distaccamento delle più importanti nazioni emergenti dalla insistente influenza economica americana), analizziamo analiticamente l’andamento occupazionale americano.
employOggi stiamo assistendo alla contrazione della forza lavoro più intensa dal 1948, anno in cui sono cominciate le rilevazioni. Basta guardare alla variazione annua (y/Y) delle persone occupate per notare che non si sta verificando nessun rallento ed è ormai da un anno che il tasso di contrazione non ripassa sotto il –3 %.

Guardate bene la tabella qui a fianco per rendervi conto come dal picco (un valore attorno a quello della prima riga della tabella) si siano persi ben 8.390.000 di persone che da occupate sono diventate disoccupate (all’incirca il 5,72% della forza lavoro è stata eliminata!).
Numero occupati us
Una caduta che ancora non vede il fondo, neanche secondo la Fed e il suo presidente, Ben Bernanke, che proprio oggi ha affermato che
“Jobs are likely to remain scarce for some time, keeping households cautious about spending,” he said. While payrolls will increase as the economy recovers, unemployment “likely will decline only slowly if economic growth remains moderate, as I expect.”
Link bloomberg: [LINK]
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giovedì 12 novembre 2009

Ism americano: segnali di crescita

Il 2 novembre scorso, L’Ism ha rilasciato il suo consueto report sull’andamento del settore manifatturiero (=industriale) americano (Ism manufacturing index). Il dato, riferito al mese di ottobre 2009, ha mostrato una decisa crescita, passando da 52,6 di un mese prima ai 55,7 del mese scorso. Ma cosa ha spinto così in alto l’indicatore? Cerchiamo di vederlo assieme….

ism oct09

Il dato che l’Ism ci ha fornito è sicuramente molto positivo: forse anche troppo. Il rimbalzo che si è avuto infatti da inizio anno è stato imponente visto anche che per gli anni precedenti non c’è stata molta volatilità. Oggi siamo, come detto prima, attorno ad un valore di 55,7 punti, che, se confrontato con i criteri dello stesso istituto, ci afferma che l’America è uscita dalla recessione, visto che la lettura di ottobre è maggiore di 50 punti, punto di svolta per i redattori dell’indicatore.

L’indice in sé però è il risultato di altri sotto indici (11 per la precisione). Non li vedremo tutti: solo 3 che ora ritengo molto interessanti.ism empl oct09 Il primo è quello qui a fianco. Rappresenta la situazione occupazionale in America. Il dato, dopo essere sprofondato ai livelli minimi di sempre a febbraio di quest’anno, in pochi mesi ha recuperato la critica quota 50 e lo scorso ottobre l’indice si è portato attorno ai 53,1 punti. Tutti gli economisti ormai sono fissati sul mercato occupazionale per giudicare attendibile o meno questa “semi”-ripresa. L’ism in questo caso ci offre un certo trend di crescita ma sarà possibile almeno stabilizzarlo? Perché se nel mese di ottobre l’Ism ha segnato un ottimo dato, è vero anche che la disoccupazione americana ha sfondato il 10% secondo il dato rilasciato la scorsa settimana di novembre e secondo altri blog, in realtà starebbe sui 17-18%.

man oct09

Questo a fianco è invece l’andamento della produzione industriale. E’ in netta zona “over 50”, sarebbe anche solo necessario che si stabilizzasse attorno a questi valori per permettere alla ripresa di stabilizzarsi.

Ultimo dei componenti che io ritengo importanti dell’'Ism manufacturing è la sezione “Price”, che in questo caso ho deciso di confrontare con il tasso di inflazione ufficiale degli stati uniti d'America.

price and infl oct09Da porre in evidenza la tendenza dell’Ism di anticipare l’inflazione reale: e qui comincia la diatriba: sarà di nuovo inflazione (non azzardo più super inflazione) o continuerà la tesi di icebergfinanza sulla deflazione? Il recupero di fatto è in atto, ma solo i navigatori sanno guardar distante…

martedì 10 novembre 2009

L’Ocse rivaluta l’economia italiana?

L’ocse (Oecd in inglese), nel corso della settimana appena conclusa, ha pubblicato l’aggiornamento del suo superindice che, con una certa sorpresa, ha evidenziato il progressivo allontanamento delle economie mondiali dai picchi registrati gli scorsi mesi, anche se si sono evidenziate parecchie differenze da paese a paese.
Dal sito dell’ocse sono stato in grado di disegnare qualche grafico, che a mio modestissimo parere, risulta assai interessante.
OCSE totale
Questo a fianco rappresenta l’andamento economico di tutti i paesi Ocse. Da ricordare, che gli indicatori economici chiamati leading indicator non ci posso fornire dati precisi, (cioè una stima precisa di crescita economica, che so,  al 2,9%!), bensì sono usati dagli economisti per cercare di inquadrare la situazione e elaborarci di seguito un ragionamento più puntiglioso. Dal grafico, L’Ocse ci sta dicendo che la fine della (prima ?) recessione globale è finita il febbraio di quest’anno (e aggiungo io, guarda caso i mercati azionari sono ripartiti i primi di marzo) e da oramai da 9 mesi non vede più momenti di sosta.
Certamente un dato positivo, visto anche che, sempre dall’Ocse, arrivano bellissimi segnali positivi dalla nostra economia. Infatti il superindice italiano, su base annua, segna un + 11,37%, unendosi ad altre poche nazioni che possono vantare una situazione assai favorevole [vedi tabella].
Italia Francia Japan USA € area Brasile Cina
Sep-09 +11,37 +8,72 -0,74 +1,42 +6,58 -6,72 +7,33
Poi mi sono interessato talmente alla cosa che ho voluto confrontare l’uscita della crisi di varie nazioni, ponendo che  l’anno base  a Novembre 2007 fosse uguale a 100 (ipotizzando cioè che nel novembre 2007 tutte le nazioni partissero tutte dallo stesso punto. Ecco cosa ne è venuto fuori:
confronti superindice
Quello che mi colpisce di più di questo grafico sono solamente due cose:

  1. siamo stati i primi ad uscire dalla recessione a novembre dello scorso anno e stiamo riemergendo a ritmi superiori alla Cina (ricordo che ho in questo grafico si parte tutti dallo stesso punto);

  2. il superindice  italiano oggi si aggira attorno ai 105,5 , ben oltre lo stesso livello di partenza pre-crisi. Questo ha una rappresentazione sulla nostra vita reale? Una domanda che troverà difficilmente una risposta.
Parte aggiunta l’undici novembre 2009
          Dopo aver scritto il post ho letto un bellissimo articolo sul sito lavoce che smorzava i facili entusiasmi: sicuramente una ricerca ben più approfondita della mia [link].
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giovedì 5 novembre 2009

€ coin ancora in crescita

ecoin_26Oct09_web

L’eurocoin, nel mese di ottobre è continuato a crescere e a ritornare ai livelli pre-Lehman. E questo recupero, per un Leading indicator, è davvero poderoso.

Gli indicatori continuano a riaffermare la sicurezza che tutto ormai è finito, ma la realtà, nei fatti, non sembra ancora dar ragione agli indicatori. C’è da fidarsi?

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martedì 3 novembre 2009

Euribor, dove andrà dopo la recessione?

Siccome molti cercano informazioni riguardo l’euribor , vediamo di aggiornare la situazione e vedere cosa è cambiato rispetto anche a solo un anno fa.

euribor

Risulta chiaro che dai picchi di settembre 2008 siamo scesi all’ attuale 0,772% per l’euribor a tre mesi. Giustamente oggi, tutte le banche e gli intermediari finanziari spingono ad investire sui tassi variabili, ma a chi convengono questi tassi a maggior ragione ora che sono ai minimi storici?

Ovviamente risulta conveniente alle banche. E ora vi spiego la mia risposta. Oggi, di fatto, siamo ai minimi storici, e lo siamo ormai da giugno, ben 6 mesi di lateralizzazione continua: ora, ipotizzando che prenda di nuovo una direzione netta. Andrà verso il basso (fino a il teorico 0,00% da 0,772% oggi) o riprenderà a salire verso il teorico “infinito”? Aggiungiamo poi quella che ad oggi sembra “uscita economica dalla recessione” , sembra scontato che l’euribor riprenderà, anche se presumibilmente ad un ritmo blando, il ritmo di crescita che fu interrotto proprio con l’avvento di questa recessione.

Tanto per un confronto generale, anche perché l’euribor interessa i molti italiani alle prese con un mutuo, vediamo l’andamento dell’ultimo decennio dell’Eurirs, il tasso fisso a cui si va a congelare i vari mutui a 5, 10, 15 ,30 anni e così via.

eurirs

E che è successo? Come mai non è crollato sotto i livelli del 2005? Questa è una domanda che mi sono posto anche io e che sinceramente non so dare una risposta. Sta di fatto che comunque sono scese a livelli che, confrontandoli con l’andamento storico, rappresentando i “minimi” del tasso fisso; dunque convenienti per investimenti a lungo termine.

Poi, ognuno sceglierà per se: se si dovesse investire qualcosa, ora io propenderei per un tasso variabile. Oggi non prenderò molto, ma se proiettati al prossimo anno non dovrebbero far male!

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