sabato 24 luglio 2010

Debito pubblico: conoscerlo per saperlo interpretare

La questione del debito pubblico è una argomento molto interessante da analizzare. Il debito infatti rappresenta, principalmente per gli stati, la via più semplice per il finanziamento del proprio fabbisogno.

L’Italia, insieme ad altri stati come il Giappone, rappresenta la migliore cavia su cui poter discutere di debito pubblico, specialmente in un periodo in cui, oggi, ogni debito sovrano è a rischio default.

Analizziamo da un punto di vista storico il debito italiano, che ricordo, dalla riunificazione ad oggi non è mai incorso in un default.

Note

Da un analisi prettamente storica, si riescono a delineare diversi aspetti che molti di noi sicuramente o non conoscevano o sottovalutavano. Ora provo ad elencarli.

  1. La prima forte impennata del debito pubblico la si è avuta con lo scoppio della prima guerra mondiale, dove il debito è cresciuto nei primi mesi del 1920 del 80% rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.
  2. L’unico periodo in cui la nostra repubblica ha visto una riduzione del debito è stato in concomitanza con l’avvento del fascismo e tutti gli interventi attuati dal governo fascista verso la metà del 1920. Da ricordare la battaglia del grano e “quota 90” per una lira più forte. Da osservare che nonostante la crisi del 1929, il debito è continuato a calare.
  3. Dopo questo periodo di assestamento dei conti, la guerra inevitabilmente ha portato un nuova esplosione del debito, anche se di minore entità rispetto alla grande guerra.
  4. Dal dopoguerra fino al 1960 (periodo del vero boom economico) c’è un lento  ma costante contenimento della crescita del debito, che comunque continua a crescere.
  5. Per 15 anni, dal 60 al 75, avviene di nuovo un esplosione del debito che ancora oggi sta azzoppando la nostra economia (ormai tutti gli studiosi concordano su questo).
  6. Negli ultimi due decenni i tentativi di ridurre il debito non sono mai riusciti, ma si è assistito ad un forte e preciso contenimento della crescita, principalmente per entrare nell’area dell’euro.

In questi ultimi due anni (dati aggiornati a maggio 2010), la crescita del debito si è mantenuta su livelli pressoché stabili, nonostante la crisi (vedi grafico sotto).Note1  Ma le osservazioni più interessanti vengono dal confronto dei debiti dei diversi stati europei, in cui vi è una forte evidenza che, in questi ultimi anni, l’Italia ha mantenuto le redini ben salde. Infatti se ci limitiamo a osservare la crescita percentuale del debito pubblico dal 2007 al 2009, l’Italia è stata il paese europeo più prudente con un aumento che si è limitato ad un 10% (vedi grafico sotto).Note2

Certamente, da un punto di vista nominale, la Spagna, l’Olanda e l’Irlanda contano meno, ma siamo sicuramente consci che anche un loro default, per via della moneta unica, scatenerebbe serie conseguenze anche alle nazioni più prudenti.

Note5  Note4

Questa analisi, quindi, ci ha indicato molte vie per poter capire come bisogna muoversi nel commentare la situazione debitoria di qualsiasi paese del mondo. Abbiamo capito che alche il semplice confronto di debiti pubblici di paesi diversi può portare a conclusioni molto spesso affrettate. Anche il nostro bel paese, che da molti viene definito tra i PIIGS, dalle mie osservazioni non sembra poi venirne fuori così malconcio. Anzi, dovremmo essere forse presi ad esempio per quello che è stato fatto da Tremonti negli ultimi due anni. Nessuno vorrebbe avere le responsabilità che lui ogni giorno deve sobbarcarsi, ma nonostante questo la sua figura gli permette anche di bacchettare (giustamente) tutti i vari paesi che “parlano bene e razzolano male”. Un esempio? Leggetevi questo articolo di Panorama: quello che è riuscito a cambiare Tremonti nel futuro “patto di stabilità” avrà conseguenze enormi per moltissimi stati europei.

Articolo di Panorama: debito privato, non solo pubblico

Nella pagina “I miei fogli di lavoro”, ho aggiunto il foglio excel con cui ho disegnato questi grafici. Spero possa servirvi.

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