Pochi giorni fa l’Istat ha distribuito l’aggiornamento trimestrale sulla situazione della finanza pubblica, annunciando tra i molti dati il raggiungimento del target del 3% di debito/pil (2,9% per essere precisi) che ci permetterà di uscire dalla procedura di infrazione impartita dalla Commissione Europa.
A corredo del comunicato, l’Istat ha anche fornito qualche serie storica, da cui ho tratto qualche grafico che ritengo interessante per discutere su dati reali, e quindi con maggior ragionevolezza.
Premetto che cercherò di non fornirvi dati assoluti (cioè miliardi di €), in quanto ritengo che creino solo confusione nel lettore; pertanto cercherò di portare tutto sul “piano relativo”, fornendo quindi variazioni percentuali o composizioni di voci in percentuale. Tutti i grafici sono quasi tutti elaborati su dati trimestrali dal primo semestre 2000 al quarto trimestre 2012 (fonte istat.it).
Composizione della Spesa pubblica Italiana (2000-2012)
Grafico a dir poco disarmante! Bisognerebbero riprenderlo in mano ogni volta che qualcuno parla di tagli e “buona politica economica”. Dal 2000 (quindi con successioni di diversi governi) circa l’80% di tutte le uscite pubbliche sono uscite correnti (vedi grafico successivo per un’analisi approfondita), mentre il restante 20% è quasi equamente distribuito tra interessi e spese per investimenti (uscite in c/capitale).
…..avete notato nulla? Ahahah! Anche l’Istat mi dà ragione (e dà ragione a Berlusconi e Brunetta a dire il vero): l’effetto spread ha avuto un impatto “limitato” sul totale della spesa pubblica! E’ passato dall’8,3% della spesa pubblica nel quarto trimestre 2010 (19,2 mld di €) al 10% della spesa pubblica del quarto trimestre 2012 (23,4 mld).
Un aumento sconvolgente!!!!
Ciò equivale ad aver aumentato di 4,2 miliardi il costo degli interessi a carico dello Stato. Peccato che nel frattempo il debito lordo sia passato da 1.848 mld a 1.988 mld (+7,6% in due anni!) Facciamo un conticino veloce? In rapporto al debito nel 2010 gli interessi (versati nel terzo trimestre) sono stati del 1,04%, mentre nel quarto trimestre 2012 erano al 1,18%. Cacchio che botto!
Avrete quindi capito che il vero problema è tagliare quelle “maledette” uscite correnti, che formano al quarto trimestre 2012 l’83% di tutto quel che viene speso dalla PA.
Composizione delle spese correnti (2000-2012)
Ecco qua forse il grafico chiave di tutta la recente storia economica italiana: la composizione delle spese correnti delle PA italiane. E sì cari lettori, il vero “cancro” economico italiano è la spesa per le nostre pensioni! Dal 2000 il costo, se rapportato al totale della spesa pubblica, continua a crescere nonostante riforme, controriforme e contro-controriforme. Negli ultimi 4 trimestri la situazione sembra stabilizzarsi, ma è dal 2007 che la tendenza è al rialzo (al tempo il governo in carica era il governo Prodi II). Resta comunque il fatto che la tendenza al rialzo non è certo determinata da decisioni di spesa pubblica di qualche anno fa. Il grafico parla chiaro: è una tendenza che continua da decenni e che si è autoalimentata senza soluzione di continuità. Solo se veramente riusciremo a stabilizzarla si potrà seriamente parlare di correzione strutturale degli sbilanci pubblici secondo la mia modestissima opinione.
Altro argomento da prendere in considerazione è la rilevanza (seppur confrontata agli altri contenuta) dei consumi intermedi. Negli ultimi tre mesi del 2012 l’Istat evidenzia che sono stati spesi 24 miliardi per consumi intermedi. Il 10% circa di tutta la spesa pubblica del periodo. E’ certamente una cifra rilevante, ma capite bene che se la spending review si focalizza principalmente su una compente della spesa (i consumi intermedi appunto) che conta un 10% del totale della spesa i risultati attesi non saranno di certo eclatanti!
Tendenze di alcuni componenti rilevanti della spesa pubblica (2000-2012)
Questa mia elaborazione ci fornisce ancora ulteriori spunti di discussione. Intanto, come già rilevato, le prestazioni sociali in denaro sono una componente di spesa SEMPRE in costante aumento qualunque sia l’andamento economico sottostante. Negli ultimi trimestri i tassi di crescita si sono stabilizzati attorno a valori molti più bassi rispetto agli anni precedenti, ma rimane il fatto che siano sempre preceduti dal segno più…
Sul lato interessi, vediamo che l’andamento replica di fatto la dinamica dei tassi che si è sviluppata in questi ultimi anni, con un evidente picco al primo trimestre dello scorso anno (insediamento del governo Monti I). Anche gli interessi continuano però a crescere, ma non tanto per l’andamento dei tassi e dello spread, ma per la crescita del debito pubblico (non mi stancherò mai di dirlo! Per maggiori informazioni leggiti i miei post sul debito pubblico entrando sul mio blog e cliccando sul banner in alto dove trovi la voce “Debito pubblico”).
La spending review invece comincia a generare risultati evidenti (nonostante non abbia rilievo sul totale della spesa). Un calo del 7% rispetto al quarto trimestre 2011 è un ottimo risultato. E c’è inoltre da evidenziare che dalla nomina del governo Monti i consumi intermedi sono una delle poche voci su cui effettivamente il Governo ha saputo usare l’ “acetta”.
In uno dei prossimi post vedrò di approfondire, sempre tramite l’utilizzo di grafici, l’andamento delle entrate pubbliche. Stay tuned.
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