venerdì 2 aprile 2010

Divagazione politica

Fino a ieri tutti commentavano la situazione politica dopo le elezioni, ma ora mi metto io.

Non sono un esperto politologo, ma qualche cosa da queste elezioni regionali credo si possa cogliere, specialmente in ambito economico nazionale. aTre sono stati i grandi trend che hanno caratterizzato queste ultime elezioni:

  1. Una netta vittoria della Lega sotto qualsiasi punto di vista. In poco meno di 9 anni sono passati da un 3% ad un 12% se rapportiamo queste elezioni regionali a livello italiano (in queste regionali ha votato il 60% degli elettori delle scorse politiche).
  2. Una stabilizzazione della coalizione di centrosinistra (Italia dei valori e Partito Democratico), che a livello nazionale come coalizione si attesta sul 33,37 % dal 34,13 delle scorse europee.
  3. Una caduta delle preferenze per il Popolo delle Libertà, che è passato da un 35% ad un 26%, anche sicuramente a causa delle forti candidature leghiste presentate al Nord Italia, che hanno spostato di peso i voti dal Pdl alla Lega Nord (emblematico il caso Veneto).

  Queste elezioni certamente sposteranno gli equilibri. E’ fuor di dubbio che l’imposizione della Lega imporrà al federalismo un ritmo molto più sostenuto, anche perchè nei prossimi 2-3 anni la Lega si giocherà il tutto per tutto e, all’orizzonte, non ha nulla che gli giochi contro.

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Oltre alla Lega Nord, però, c’è da sottolineare anche dell’Italia Dei Valori, che riesce quasi a confermare l’ottima performance delle europee (-0,72% a a 7,27%). Poi, a livello delle coalizioni il gap si è molto ristretto (bisogna però tenere questo calcolo con le molle, perchè siamo abituati a spostamenti all’interno dei partiti). Sta di fatto che il gap, dall’11% si è ridotto al 5,70%. In questa situazione divengono determinanti tutti quei partiti autonomi (ex Partito Comunista, che nei scorsi anni si era spaccato e che ora sembra ricucirsi) e l’Udc, che cerca, con successo, di estraniarsi dal sistema bipolare. Con successo perchè, nonostante si presenti autonomamente, rimane sempre sui consensi che aveva quando nel 2006 si presentò con la coalizione di centrodestra.asdas Fatti questi conti, tutti gli “autonomi” (Udc, Verdi, Sinistra Ecologia e Libertà, Federazione della Sinistra, Radicali) contano per ben il 12%, un peso che sposterebbe gli equilibri alle prossime politiche (il gap tra le coalizioni risulterebbe quasi chiuso anche se solo l’Udc passasse al Centrosinistra).

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