martedì 24 luglio 2012

Debito pubblico – Maggio 2012

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Vorrei poi ringraziare nuovamente Gpg Imperatrice per le utili dritte che mi ha dato per continuare ad analizzare con più accuratezza i dati sul debito pubblico nazionale.
Riprendiamo dopo molto tempo l’aggiornamento della situazione del nostro debito pubblico. Molti di voi sapranno già che con l’aiuto di Gpg Imperatrice sono riuscito ad estrapolare una nuova “definizione” di debito: il debito netto italiano, che riporto sempre nelle mie analisi (per chi volesse capire di cosa si tratti clicchi questo link).
Guardiamo subito ai dati inerenti le variazioni annue, ricordandovi che le variazioni nette hanno una maggiore significato nella loro lettura.
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Come si può notare da marzo di quest’anno la variazione annua sta mostrando una rilevante crescita, sugli stessi livelli del 2011. Il che dovrebbe far preoccupare: infatti fino a che non si registrano valori uguali a zero comporta che il debito continua a crescere (nominalmente). E noi sappiamo benissimo che ora il Pil sta scendendo, per cui il ratio Debito/Pil è destinato ad aumentare anche quest’anno.
Quest’oggi volevo poi mostrarvi un altro interessante grafico che sono riuscito a costruire con i dati forniti da Bankitalia: la quota di titoli di stato italiani detenuti da non residenti. Ora non so con certezza la definizione precisa di “non residenti”, ma ipotizziamo che sia la quota degli investitori esteri, senza distinzione alcuna.
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La crisi del debito italiano si vede anche dall’andamento della quota dei non residenti a cominciare dal picco (44,56%) registrato nel dicembre del 2010, a cui è susseguito una vera e propria caduta. Sono ormai passi 20 mesi e circa il 10% del debito pubblico è passato da non residenti a …. residenti! Il che da una parte dovrebbe preoccupare, ma dall’altra significa che circa 200 miliardi di euro del nostro debito non sono più in mano a “potenziali speculatori”, posto il fatto che i residenti sono in linea di massima meno portati alla speculazione sul proprio paese. Questa fuga di capitali, facendo quattro conti della serva, sulla carta ha portato lo spread da un valore di circa 170 bps agli attuali 520 bps.
La conclusione che provo a trarre è la seguente. Posto il fatto che questa dinamica è destinata a continuare, nel breve termine la fuga dei non residenti porterà inevitabilmente ad un aumento dello spread, ma se i residenti italiani, notoriamente una delle popolazioni più ricche del globo, fosse in grado di sostituirsi progressivamente ai non residenti, nel lungo termine i benefici potrebbero essere molti. Ma è pur vero che nel lungo termine, qualcuno ricordava, siamo tutti morti…

sabato 21 luglio 2012

Bilancia commerciale – Maggio 2012

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Dopo molto tempo sono nuovamente ad aggiornarvi sulla situazione della bilancia commerciale italiana, che dal confronto con lo scorso gennaio (vedi post) continua a tendere ad un strutturale pareggio.

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Come potete vedere dal grafico, la bilancia commerciale (al netto del saldo energetico) si mantiene ampiamente positiva da ormai un anno e mezzo, e nello scorso maggio, tenendo conto anche del saldo energetico, la bilancia commerciale è risultata positiva per 1 mld di €. Tale risultato lo si sta raggiungendo proprio grazie alla ormai strutturale maggiore crescita delle esportazioni rispetto alle importazioni (vedasi area verde nel secondo grafico). Le esportazioni, nell’anno in corso, stanno infatti crescendo (o non diminuendo) più del 10% rispetto alle importazioni, e ciò contribuisce alla chiusura del deficit commerciale italiano.

giovedì 22 marzo 2012

Bilancia commerciale italiana – Gennaio 2012

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La bilancia commerciale è più negativa che mai: questo dice il comunicato di oggi dell’Istat con cui si fissa il deficit commerciale a circa 4,3 miliardi di €, però ben superiore del dato di gennaio dello scorso anno quando fisso un deficit di circa 6 miliardi.

saldo energetico gen12

Andando poi a correggere il dato della bilancia dal “bilancio energetico”, la bilancia continua a rimanere positiva da febbraio 2011: un buon dato visto la la situazione del mercato interno italiano. Il tutto ovviamente favorito dalla continua caduta dell’€uro nei confronti delle principali valute mondiali, che (come ricordato nel post precedente), se dal un lato ci costano sul costo dell’energia, dall’altra favorisce le esportazioni. Infatti, mentre le importazioni stanno registrando segnali di forte stagnazione (rispetto ad un anno fa sono cadute del 2,6%), le esportazioni continuano a crescere a buoni ritmi (+4,3% rispetto a gennaio 2011), ampliando il deficit che, se nel 2010 era in ampiamento, ora rende il pareggio della bilancia commerciale, anche al lordo del deficit energetico, raggiungibile e mantenibile anche strutturalmente.

 bilancia gen12

Analizzando approfonditamente il saldo energetico, però appare nella sua gravità la situazione odierna. Nel gennaio appena passato, infatti, si è registrata la peggior bilancia energetica che sia mai stata registrata dall’Istat (dal 1991), con un deficit di 6,1 miliardi di €, dovuto non tanto all’esportazione di energia, che è sui massimi di sempre, ma dal forte aumento di importazioni di energia. Il che dovrebbe far storcere il naso. Infatti, a rigor di logica, solo un aumento dei consumi dovrebbe causare l’impennata delle importazioni. Ed infatti, tale aumento non è tanto da imputarsi ai volumi di energia importata, ma al loro prezzo, che è aumentato molto in questi ultimi mesi, arrivando ai picchi del 2008, quando esplose la “bolla” del petrolio.

saldo energetico storico

Ci sarebbe poi da osservare che, nonostante la produzione fotovoltaica nazionale sia in aumento, come abbiamo visto in post precedenti, il saldo energetico sia in costante peggioramento negli ultimi tre anni. E questo, anche in contraddizione al mio post sull’ “indipendenza fotovoltaica”, potrebbe dar ragione a quelli che ritengono che il fotovoltaico non vada a sostituire le importazioni estere, bensì la produzione da centrali termiche presenti in Italia, aumentando le problematiche sulla loro programmazione e sul loro utilizzo.

Resta il fatto che comunque le esportazioni nonostante tutto stiano tenendo forte, e come accennato nei post precedenti, questo potrebbe attutire in parte la recessione in atto, visto che gli effetti “valutari” si hanno in un arco temporale individuabile in semestri e quindi, il recente calo degli ultimi mesi solo oggi comincia a farsi sentire.

sabato 25 febbraio 2012

Se la benzina verde seguisse veramente l’andamento del brent, saremmo già a 2€/litro!

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Il prezzo della benzina alla pompa sale sempre di più del costo del petrolio?

Una domanda ovvia, che trova sempre una risposta ovvia. Tutti i telegiornali, da quando sono nato (poco più di 22 anni fa), ad ogni piccolo rincaro del prezzo alla pompa urlano allo scandalo, ma commettono parecchi errori per mio modestissimo parere, che qui elenco e con cui vorrei farvi ragionare senza preconcetti.

1. Quando si parla del prezzo della benzina alla pompa, quello che tutti noi conosciamo, lo si va direttamente a confrontare con il prezzo di un barile di petrolio ( che ricordo, contiene 158,987294928 litri di petrolio). Ma il prezzo che i giornali prendono a riferimento, sia quello relativo al brent o al Wti (il primo è il miglior parametro, dato che si avvicina come caratteristiche alla benzina verde senza piombo) è quello quotato al Cme, il Chicago Mercantile Exchange, il mercato delle commodities di Chicago. E a Chicago, da quel che ne so, non girano euro ma dollari, per il cui il prezzo reale di riferimento dovrebbe prendersi in euro, come molti blogger ultimamente stanno utilizzando, a differenza dei mass media.

venerdì 24 febbraio 2012

Euribor: febbraio 2012

E’ da Aprile scorso che non scrivo in post sull’Euribor ed è arrivata l’ora di vedere come sì è mosso in questi ultimi 10 mesi.

Come si può vedere dal grafico, l’insediamento di Mario Draghi ha provocato una netta inversione di tendenza nell’andamento dell’Euribor. Infatti, da aprile del 2011, mese dell’ultimo aggiornamento, l’euribor è continuato a crescere fino a settembre, quando l’inasprirsi delle crisi sovrane e il rallentamento economico, hanno imposto una serie riflessione agli economisti di Francoforte, che, con l’arrivo di Draghi, hanno dovuto rivedere tutte le loro valutazioni e dichiarare l’ “indietro tutta!”.

euribor