- Una moneta più forte attenuerebbe l'impetuosa crescita che è ripartita anche troppo impetuosamente. Questo di fatto aiuterebbe anche l'inflazione che si dovrebbe perlomeno stabilizzare.
- D'altro canto, una moneta forte permette alla cina di poter importare molti più beni di quelli che si possa permettere oggi. E visto la grande fame di numerosi beni (da non sottovalutare anche quelli alimentari, per i quali spesso la domanda eccede l'offerta), il cinese medio potrebbe garantirsi un maggiore potere d'acquisto, e di riflesso una minore inflazione.
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giovedì 30 dicembre 2010
Questione cinese e Yuan
mercoledì 29 dicembre 2010
M3 alla riscossa, anche se ancora su un piccolo pony!
Il M3 continua da giugno a crescere (rispetto ai dati dello scorso anno). Un segnale questo sì veramente importante, perché gli aggregati sono molto meno elastici alla loro risposta alle variazioni di mercato, e se girano positivamente, il loro trend continua per altri parecchi mesi prima di girare. Ne è una prova il percorso che ha fatto la variazione annuale dal picco del novembre 2007, passando in poco più di 2 anni e pochi mesi da un + 12,7% ad un –1,16%. Però ora le carte in gioco sembrano cambiate e tutto confermerebbe una stabilizzazione della sua crescita.
Questa corsa però genera delle implicazioni: più M3 = più inflazione? Dal grafico si vede infatti che l’inflazione è ripartita molto prima del M3 ( è successo anche in passato). Ma ora che il ritmo si è ripreso con molto vigore, cosa ci si può aspettare dall’inflazione? Eh, questione dura da risolvere, perché le previsioni deflattive sono ancora (e sempre più insistentemente) sulla scrivania di J.C. Trichet, e strozzare troppo presto l’intervento monetario potrebbe di fatto avverarle.
Proviamo allora noi, con i pochi e grezzi dati che siamo in grado di ottenere dal database della Ecb, a ricostruire uno scarno metodo previsionale, che lega la variazione del M3 con l’inflazione. E questo ne è il risultato. Il dato pubblicato oggi (+1,9%, dato sopra le attese), porterebbe, secondo questo schema, a prevedere un’inflazione annua del 1,20%, sottostimato rispetto all’attuale tasso del 1,90%. In fin dei conti una più che accettabile stima, visto i dati grezzi che tutti noi abbiamo a disposizione. Se poi andiamo a calcolare la media del M3 dal 1980 ci si accorge che è sempre viaggiato sui 7-7,5%, che se inseriti sul grafico indicherebbero un’inflazione media del 2%, la quale si è effettivamente verificata, dato che la sua media negli ultimi 30 anni è stata sui 2-2,5%.
Se allora stimiamo che al massimo nel corso del prossimo anno la crescita dell’aggregato monetario si aggiri sul 6 %, l’inflazione massima che si ci può aspettare 1,8-1,9%, con un tetto massimo del 2,5%.
martedì 28 dicembre 2010
Scorte di barili e dow Jones: due amiconi!
E’ dallo scorso agosto che non ho più ripreso in mano i grafici delle scorte di petrolio, e proprio stamattina mi sono venute sotto mano e ci ho “giocato” un po’ sopra: eccone i risultati.
- Era dallo scorso marzo che le scorte “diminuivano” (*). Sicuramente un ottimo segnale visto l’”eccesso” (*) che si è registrato negli ultimi 2 trimestri. Però, se confrontati con gli scorsi anni sotto Natale si è sempre registrato questo picco e quindi potrebbe essere solo un effetto stagionale.
- Ho voluto includere anche il dow jones (verde) per evidenziare l’implicazione che le scorte hanno sull’andamento borsistico. Infatti i più importanti picchi (aree rosse positive) combaciano con importanti affondi negativi dell’indice. Per cui, visto il passaggio in negativo della media, siamo quasi in grado di confermare che almeno per il prossimo mese grandi scossoni negativi non potranno avvenire, almeno in America!
(*) Con diminuzione intendo che vi è una differenza negativa tra l’ultimo valore rilevato e la sua media annuale (48 settimane). Quindi è solo un valore relativo e non assoluto. Per eccesso invece intendo l’esatto opposto.
sabato 25 dicembre 2010
Jobless Claims e problema occupazione
I dati provenienti ultimamente dai jobless claims sono molto positivi. Infatti sono stati rotti importanti trend e, almeno per quanto riguarda le richieste, l’andamento occupazione sta migliorando nettamente.
Peccato però che il JC non è un reale indicatore occupazionale, ma serve solo a evidenziare un trend, e valori come quelli registrati negli ultimi mesi non sono di netto miglioramento, ma di sostanziale stabilizzazione.
Infatti sono i livelli occupazionali a tener banco. E anche quelli forniti a livello nazionale indicano un quadro assolutamente agghiacciante. Dal picco della crescita occupazionale (che è a più di 3 anni di distanza, fissata a novembre 2007) si sono persi 7.595.000 di occupati e il grafico rimane inquietante! E Obama non ha sicuramente migliorato la situazione, perché dal suo insediamento sono stati persi 3.333.000 posti di lavoro in quasi 2 anni.
E con tassi di disoccupazione ancora sopra il 9 % da Maggio dello scorso anno, è ben difficile smuovere la situazione di stallo occupazionale.
è dal fronte occupazionale quindi che arrivano i segnali più preoccupanti per il rischio di double dip, che si può ammettere tranquillamente, non è mai di fatto svanito come eventuale proiezione economica.