giovedì 30 agosto 2012

Quanto costa il debito pubblico italiano?

Bella domanda!

Eh sì, infatti penso che nessuno riesca a rendersi realmente conto del costo del debito pubblico italiano. In quest’ultimo anno infatti, con l’avvento dello spread, improvvisamente il debito pubblico ha cominciato a rappresentare il tallone d’Achille dell’intera economia Italiana e gli annunci riguardanti le soglie dello spread oltre il quale il nostro debito sarebbe diventato insostenibile si sprecavano (chi 6,5%, chi 7% e chi 8%). Ma siamo sicuri che lo spread sia indicativo del costo del nostro debito pubblico? Con questo breve post cercherò di rappresentarvi i dati “veri”, “reali” riguardanti i costi del nostro debito, aggiornati a giugno di quest’anno, in modo che ognuno si faccia la propria opinione in merito.

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Vi presento i dati raccolti dal sito del dipartimento del tesoro1. Si tratta, essenzialmente del costo medio dei titoli emessi in un certo anno divisi per tipologia, con riportato anche il totale delle emissioni annue in milioni di €uro e la media ponderata di tutte le emissioni (il costo medio sul debito “creato” in quel preciso anno e il costo medio cumulato)2. Passiamo subito all’analisi dei dati, in quanto si renderebbe inutile il dilungarsi su ulteriori spiegazioni tecniche:

  • Il costo del debito (cumulato, cioè che tenga conto sia delle emissioni effettuate in quel preciso anno e tutti gli anni precedenti, ultima riga della tabella) ha raggiunto il suo massimo attorno al 2008, quando il tasso si aggirava attorno al 4,88%. La caduta dei tassi avvenuta tra il 2008 e il 2009 ha invece ridotto drasticamente il costo medio del debito cumulato, portandolo ai minimi (almeno dal 2006) attorno al 3,86%. Nel 2011, invece, quando l’intero sistema doveva crollare, il costo del debito cumulato ha raggiunto solo il 4,11%, ben 77 bps più basso dal picco pre-crisi, ed in prospettiva, nel 2012 si manterrà costante, ma questo aspetto lo vedremo più avanti;
  • Ogni anno vengono emessi nuovi titoli per circa il 25% del totale di stock esistente. Interessante notare come, durante il 2009, si sia arrivati vicini al 30% cogliendo rendimenti medi molto bassi su uno stock di titoli in rinnovo pari ad € 528 mln. In prospettiva, quest’anno si manterrà sulla media, in quanto, come ben sapete, le emissioni si sono concentrate sulla prima parte dell’anno. A giugno, infatti, sono stati emessi € 252 mln, pari al 12,8% del debito pubblico di giugno scorso.

Ed ora invece arriviamo al punto focale della discussione. Se lo spread si mantiene a livelli sostanzialmente alti come lo è adesso, comporta, nel breve termine, maggiori costi per il pagamento degli interessi? La mia risposta è no, e ora ve la motivo.

I giornalisti più informati vi hanno sempre ripetuto che gli effetti dello spread si avvertiranno nel 2012, in quanto i tassi sono cominciati a crescere solo nell’ultima parte del 2011. Osservazione corretta, ma quali tassi sono cresciuti nel 2012?

Composizione Debito Pubblico Italiano

Assodiamo prima un aspetto. Qui sopra vedere raffigurata la composizione del debito pubblico italiano all’agosto dello scorso anno. Come potete vedere, più della metà del debito pubblico è formato da BTP. Non siamo a conoscenza delle suddivisioni per scadenze (che vanno da 3 anni a 30 anni) ma però risulta importante sottolineare come questi titoli, essendo a tass0o fisso e a lunga scadenza, di fatto non subiscono repentini cambiamenti, che infatti si registrano solo nel momento in cui, alla loro scadenza, si deve procedere a nuove emissioni. Essendo quindi tali scadenze molto ampie, eventuali fluttuazioni vengono recepite in un più ampio arco di tempo. Se questo concetto non vi fosse chiaro, guardate la terza riga della tabella. Questa riga rappresenta il rendimento medio che tutti i BTP emessi in quel preciso anno garantiranno (in media) fino alla loro scadenza. Ebbene, vi siete accorti che nella prima metà di quest’anno i rendimenti dei BTP si sono abbassati rispetto al 2011 di ben 14 bps? Non sono noccioline eh…. Stessa cosa sta succedendo per i BOT, che dal 2,69% del 2011 sono passati, a giugno scorso, al 2,14%!

Ed infatti cosa succede al costo medio del debito emesso in questo primo semestre dell’anno (quinta riga)?E’ in diminuzione, e non di poco!

Come è spiegabile tutto ciò? E’ spiegabile in tre semplici passaggi:

  • nel 2011, come si può vedere dalla tabella, il rendimento dei Bot emessi è più che raddoppiato rispetto al 2010 (fenomeno dell’inversione della curva in concomitanza della crisi del governo Berlusconi);
  • a fine 2011, la decisione della BCE di effettuale due LTRO ha, di fatto, contribuito ad abbassare i rendimenti dei titoli a breve termine (i BOT insomma), lasciando il rendimento del BTP a più lunga scadenza, invariati (vedi sempre tabella);
  • la scelta, ovvia del Tesoro, di puntare quindi sui titoli più a breve termine rispetto a quelli più a lungo (che costano, in media, più del doppio): vi riporto infatti che più del 55% dei titoli emessi quest’anno sono rappresentati da BOT, che come sapete, hanno una scadenza massima di 12 mesi3.

La combinazione di questi fattori, del quale il primo, secondo la mia opinione, risulta decisivo, permetterà al Tesoro italiano di pagare nel 2012, se non vi saranno stravolgimenti particolari, un costo % degli interessi stabile, mentre il costo nominale, come ben sappiamo, è destinato a crescere in quanto lo stock di debito è comunque in aumento.

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Quest’ultimo grafico (rappresentazione della tabella precedente) vi fan ben capire come, nonostante lo spread sia rimasto elevato, il costo totale dei titoli emessi nel 2012 è in diminuzione rispetto al 2011. E questo proprio in ragione del fatto della già accennata caduta dei rendimenti avvenuta nel 2012 dei rendimenti dei titoli a breve termine (linea viola), su cui il tesoro ha puntato la prima “scommessa”.

Questo per ricordarvi che lo spread fotografa solo una parte della realtà, che alle volte è ben diversa da quella che si vuol far apparire.

Sono ben accette ulteriori osservazioni riguardante il mio post. Sentite liberi di commentare qui sotto quegli aspetti che non vi risultassero chiari.

 

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NOTE


(1) I dati utilizzati per queste mie elaborazioni sono stati reperiti dal sito del dipartimento delle finanze e lo anticipo, potrebbero non essere corretti in quanto la mole di dati è talmente tanta che potrei aver fatto qualche errore.

(2) Per calcolare il costo medio si è utilizzato, pragmaticamente, il totale del debito pubblico a fine anno e i costi per interessi riportati negli allegati della relazione annuale del Presidente di Banca d’Italia.

(3) Qui bisognerebbe approfondire il rischio del roll-over, che comporta, per il prossimo anno,un maggiore quantitativo di emissioni per coprire i maggiori titoli in scadenza.

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