giovedì 17 febbraio 2011

Leading indicator – febbraio 2011

Credo sia ora di aggiornare un pò i nostri leading indicator di fiducia. Qui li troverete elencati e con un piccolo commento.

€UROCOIN

La previsione che avevo rilanciato su twitter (e che si può ritrovare su questo post) era di un deciso rallentamento della crescita in zona euro attorno al 1%. Cosa che però non si è verificata, e vi mostro sul grafico seguente l’aggiornamento di quel grafico postato qualche settimana fa (con il dato dell’€urocoin traslato in avanti di 4 mesi).Note

OCSE COMPOSITE LEADING INDICATOR

Note1Questo a fianco è l’aggiornamento globale per macroaree (zona euro, paesi nafta e i 5 maggiori paesi asiatici), mentre in basso si può vedere l’'aggiornamento per la sola Italia, con evidenziata la media a 6 mesi. E’ facile notare che la media (linea tratteggiata) è superiore al dato dell’Ocse, quindi la tendenza non è di certo positiva per l’economia italiana.  (cliccate sopra i grafici per ingrandirli).Note2

PCI INDEX

Vi riporto direttamente il commento ufficiale in inglese, con il grafico allegato.

“The Ceridian-UCLA Pulse of Commerce Index™ (PCI), issued today by the UCLA Anderson School of Management and Ceridian Corporation fell 0.3% on a seasonally and monthly workday adjusted basis in January, giving up some of December’s exceptional 1.8% sequential gain.  Because of the very strong December showing, the three-month annualized moving average is up 5.1% and gaining strength.  This follows a string of weak or negative readings experienced in the second half of last year, further supporting our view that there is no evidence for a “double dip” in 2011.  Importantly, however, we are not yet seeing signs of the growth required to drive meaningful employment gains”

www.ceridianindex.com userfiles file Index-Report-January-2011

Riassumendo, l’America e l’Europa ( non certo l’Italia) sembrano aver guadagnato un buon momentum per i prossimi 6 mesi del 2011. Forti rallentamenti in Asia, legati sicuramente all’avvento dell’inflazione e degli interventi monetari. L’Italia però potrebbe guadagnare in questa situazione da un possibile rinvigorimento dell’export, come conseguenza delle politiche economiche cinesi (leggi il post)

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